Per migliorare i servizi di informazione creditizia, la società ha sviluppato un progetto per portare il legacy ai nuovi ambienti aperti
Fondato a Bologna nel 1988, Crif è un gruppo di respiro internazionale che realizza e gestisce sistemi di informazioni creditizie. La società distribuisce, a livello mondiale, servizi online per il supporto alla gestione strategica del credito, fornendo informazioni su svariati settori e su oltre 50 milioni di imprese (quotate e non) in 230 paesi. In Italia, utilizzano i suoi servizi oltre 440 banche e società finanziarie. La politica di espansione internazionale, avviata alla fine degli anni Novanta, ha portato Crif a stabilire sedi e uffici di rappresentanza in Gran Bretagna, Stati Uniti, Messico, Russia, Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca. La società sviluppa applicativi in ambiente distribuito già da un decennio, anche se i servizi tradizionali (rivolti al mercato bancario) poggiano su uninfrastruttura mainframe. Crif sentiva già da tempo lesigenza di rendere più modulare la propria offerta, oltre che di migliorare il monitoraggio dei servizi erogati. Nel 2003, ha cominciato a valutare lidea di dismettere il mainframe, gestito in outsourcing, per passare a un ambiente distribuito controllato internamente. «Volevamo internalizzare i processi strategici per lazienda – chiarisce Leonardo DAmico, Chief information officer di Crif -. Producendo servizi informatici, infatti, non potevamo continuare ad affidarci a terze parti per la gestione dellIt. Inoltre, eravamo convinti che la dismissione del mainframe ci avrebbe portato significativi vantaggi operativi».
Levoluzione del mainframe
Si rendeva necessario ripensare le funzionalità del sistema It, riscrivendo tutte le applicazioni e riorganizzando i processi, garantendo gli stessi livelli di servizio del mainframe anche in ambiente aperto. Per avere unidea della complessità del progetto, basta pensare che linfrastruttura supporta quotidianamente oltre 200.000 transazioni, con un database in grado di gestire gli oltre 50 milioni di anagrafiche provenienti da 440 istituti creditizi italiani. La movimentazione è notevole: Crif gestisce online 30 milioni di contratti, aggiornando continuamente la base dati grazie ai contributi provenienti dalle banche associate al servizio. Sfruttando le competenze It interne, la società ha approntato il progetto della nuova architettura, che ha sottoposto a Gartner per una verifica. Alla fine del 2003, dopo lapprovazione da parte della società di analisi, Crif ha selezionato Hp per realizzare la "migrazione". «Mentre altri ci hanno sconsigliato di procedere verso un obiettivo che ritenevano irraggiungibile – prosegue il manager -. Hp, invece, ci ha pienamente supportato dal punto di vista tecnologico-operativo, comportandosi come un system integrator super partes, più che come un vendor».
Soluzioni testate in laboratorio
Sviluppata su piattaforma .Net di Microsoft e basata su sistema operativo Windows Server 2003, la soluzione prevede limpiego di server blade Hp, equipaggiati con bi o quadriprocessori Intel Xeon, per un totale di 200 Cpu. La piattaforma per la banca dati è basata su un multinodo real application cluster Oracle, in ambiente Linux, costituito da 4 Hp DL760G2. Il lavoro ha coinvolto, per un anno e mezzo, 50 persone di Crif e altrettante in Hp (a rotazione). «Per un anno – tiene a sottolineare DAmico -, Hp ci ha messo a disposizione il laboratorio di Cernusco, per testare le piattaforme dalle quali è stato gemmato il software che monitorizza il sistema attuale». Lo scorso gennaio il nuovo sistema ha iniziato a lavorare in modalità parallela con il vecchio. Per sei mesi, le richieste che arrivavano allhost sono state elaborate anche in ambiente distribuito. In questo modo, è stato possibile verificare la corrispondenza dei livelli produttivi e di qualità, operando su un campione consistente di operazioni. Durante un weekend di agosto, dopo un anno e mezzo di lavoro, le applicazioni host sono state migrate alla realtà open, con benefici consistenti. «Su un sistema unico di elaborazione come il mainframe – sostiene il manager – dovevamo necessariamente effettuare il batch di notte o nei weekend, non avendo una potenza tale da permetterci di lavorare in sincrono. Oggi, invece, possiamo fare elaborazioni parallele, online, anche durante il giorno. Inoltre, siamo in grado di garantire un monitoraggio più puntuale del servizio». Il progetto ha permesso di realizzare la continuità operativa. La società ha, infatti, posto la metà delle macchine che monitorizzano la produzione in un secondo centro, distante 12 chilometri dalla sede bolognese, collegato a questa in una Wan (Wide area network) in fibra ottica. "Sul mainframe – conclude DAmico – avevamo solo la disaster recovery, con tempi di ripartenza molto lunghi, dellordine minimo di sei ore».





