Analisi dei costi, impostazioni di budget, valutazione del Roi: questi gli argomenti trattati nella seconda tavola rotonda dell’8° Ict Business Summit
La giornata di confronto organizzata da Il Sole 24 Ore sul ruolo dell’It nella creazione del valore ha preso in considerazione anche la situazione peculiare dell’Italia. Carlo Maria Guerci, professore ordinario di Economica politica all’Università degli Studi di Milano, ha individuato l’origine delle difficoltà proprio nel distacco dall’It e nel fatto che, salvo poche eccezioni, in cui è solo l’ambizione del “padrone” a far raggiungere l’eccellenza, nel nostro paese non si investe in innovazione. E gli investimenti necessari per realizzarla, la loro impostazione, l’analisi dei costi, del rischio e del Roi sono stati oggetto di una tavola rotonda che ha coinvolto Giuseppe D’Amato, direttore sistemi informativi di Erg, e Marco Fraccaroli, Cio del Pastificio Rana, entrambi testimoni di realtà in cui, rispetto al passato, il trend di spesa è in crescita.
«Fino a qualche anno fa – ha ricordato D’Amato, a capo dell’It di un gruppo che segue vari business, con quasi 3.000 persone di cui oltre 2.000 informatizzate -, gli investimenti erano indirizzati a garantire le infrastrutture. Ora, il procedimento di approvazione si è fatto più difficile, visto che le esigenze sono meno evidenti e si considerano vari elementi di contorno». Gli investimenti, in Erg, possono posizionarsi su due livelli: più orientati alla governance e a rendere disponibili risorse informatiche, oppure più legati all’innovazione per le tre sub holding da cui è formato il gruppo. «Le linee di business sono responsabili del raggiungimento degli obiettivi e definiscono i dettagli di costi e rischi, mentre la capogruppo si occupa delle infrastrutture». Il Cio, comunque, è sempre coinvolto in qualsiasi decisione di business ed è consapevole dei rischi che si corrono quando non si è tempestivi nel rilevare le problematiche. «Non sempre è facile definire in anticipo il Roi – ha precisato -. Il numero degli attori coinvolti è aumentato e alcuni aspetti innovativi non sono semplici da quantificare. Anche la dimensione del fornitore può influire». Nel complesso, comunque, D’Amato (che coordina circa 60 risorse interne e una quarantina di outsourcer “in casa”) si ritiene fortunato, al pari di Fraccaroli che considera Rana un’azienda votata all’innovazione. «A livello di modello di business It – ha detto Fraccaroli, a capo di una decina di persone -, l’operatività può essere suddivisa su tre prospettive: Bi, infrastrutture e organizzazione in senso lato. Dopo aver definito gli obiettivi per l’anno entrante, in seguito ad assessment e interviste con gli utenti, decliniamo i progetti in innovativi, di maggiore efficienza o di adeguamento delle normative. Per i primi, il payback concesso è più ampio, sui secondi, il Roi assume un ruolo più importante. Gli ultimi, il più delle volte, vanno semplicemente fatti».
Per migliorare la valutazione del Roi, comunque, l’It di Rana ha deciso di dotarsi di competenze di controllo di gestione, soprattutto per quanto riguarda le Tlc. «Gli obiettivi discussi in sede di pianificazione vengono ripresi nel corso dell’anno e a chiusura. Non per tutti i progetti, tuttavia, il Roi può essere facilmente rilevabile. Per questo motivo, dunque, le valutazioni si fanno tramite indicatori diretti». In linea generale, comunque, per Fraccaroli, le aree con un calcolo del Roi più semplice sono la gestione elettronica dei documenti (portata a esempio di progetto innovativo), il VoIp, l’apertura dell’Erp alla filiera, la virtualizzazione a livello di infrastruttura e l’outsourcing.





