L’Imu deve essere differenziata per le imprese

A chiederlo è CNA Roma che propone un regime con le stesse aliquote della prima casa. Altrimenti un imprenditore che esercita nell’immobile di proprietà pagherà per l’Imu tre volte tanto rispetto a quello che pagava nel 2011 con la vecchia Ici.

Gli
imprenditori che esercitano nei locali di loro proprietà si troveranno a pagare l’Imu tre
volte tanto
rispetto alla vecchia Ici, mentre i proprietari che
affittano, solo il doppio.

A fronte di questa situazione, la CNA di Roma ha proposto ai presidenti dei gruppi
consiliari dell’assemblea capitolina un emendamento alla delibera di giunta
propedeutica al bilancio, dove chiede che sia prevista, per gli immobili di
proprietà degli imprenditori che vi esercitano l’attività, la stessa aliquota della prima casa, ovvero il 5 per mille e non, come è adesso, il 10,6 per mille. Secondo Erino Colombi, presidente
della Cna di Roma
sarebbe infatti un grave errore penalizzare
le attività produttive a favore della rendita, soprattutto in una difficile
fase in cui si invoca tanto la ripresa.

La Cna Di Roma ha stimato il salasso cui saranno sottoposti gli imprenditori se la norma
dovesse passare così come previsto al momento. Un imprenditore che esercita
nell’immobile di proprietà pagherà per l’Imu tre volte tanto rispetto a quello che pagava nel
2011 con la vecchia Ici che, per botteghe, autorimesse e laboratori era fissata
al 4,6 per mille. Per chi invece ha un immobile dato in affitto, l’aggravio
sarà del doppio. Prendendo ad esempio un immobile periferico di 40 mq di superficie,
classificato come C1 (negozio), l’imprenditore passerà dai precedenti 185 euro
agli attuali 688 (un aumento di ben 3 volte e mezzo), mentre il titolare di un
capannone industriale pagherà 3.300 euro, dagli attuali 1.048.

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