Ne hanno parlato al ClubTi di Milano, il ministro Lucio Stanca e il ricercatore Renato Mannheimer. Entrambi concordano sulla necessità di una maggiore managerialità, che possa guidare e accompagnare l’evoluzione tecnologica del Paese e delle aziende che vi lavorano.
26 giugno 2003 «L’Ict, da sola, non può essere un fattore determinante per la ripresa economica», ha sostenuto Marco Bozzetti, presidente del ClubTi di Milano, in chiusura del convegno annuale con i soci del Club sul tema “Il contributo dell’Ict per la ripresa”. Le tecnologie da sole non bastano se non sono accompagnate dall’azione manageriale e da infrastrutture di servizio adeguate, come hanno sottolineato i relatori del meeting, fra i quali il vicepresidente di Assolombarda, Fabio Alessandro Filè, il ministro Lucio Stanca e il sociologo Renato Mannheimer. L’associazione imprenditoriale lombarda, che si propone sempre più come l’associazione del fare, da tempo è convinta della necessità di promuovere l’innovazione nell’organizzazione interna delle aziende e soprattutto nelle soluzioni di contatto con il mercato. Secondo Filè, l’Ict è un elemento non secondario fra quelli a disposizione delle imprese per migliorare efficienza dei processi interni, favorire l’interazione con partner e fornitori e soprattutto incrementare l’efficacia dell’azione commerciale di sviluppo del mercato e di retention dei clienti acquisiti, obiettivi conseguibili con i moderni sistemi di Customer relation management che si stanno progressivamente affermando. Il ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, Lucio Stanca, ha ulteriormente sottolineato la necessità per l’Italia di recuperare il ritardo nei confronti dei Paesi che hanno saputo utilizzare le tecnologie informatiche per trasformare i modelli organizzativi di relazione con fornitori e clienti, perseguendo efficienza interna ed efficacia commerciale, dagli Usa alle economie progredite del centro e nord Europa.
I servizi della Pa italiana non costituiscono un punto di forza per lo sviluppo industriale, mentre le Pmi, secondo Stanca, dimostrano tuttora di non saper cogliere dalle applicazioni Ict le potenzialità disponibili per attuare miglioramenti gestionali. Non possiamo dire, sempre secondo Stanca, fatte salve alcune situazioni di eccellenza nella grande impresa e in alcuni settori della Pa, che l’Ict in Italia sia ben utilizzata. Solo il 12% delle aziende italiane ha applicazioni informatiche in rete, a fronte del 47% registrato in aziende europee e del 60% in aziende statunitensi. Si è però, secondo il ministro, sulla buona strada. Il dipartimento (senza portafoglio) creato nell’ambito della Presidenza del Consiglio per promuovere l’innovazione è un fatto strutturale ormai radicato e sempre più considerato dai Ministeri che hanno la disponibilità dei fondi di spesa. Si è creata la consapevolezza, ha sostenuto il Ministro, che le leggi senza capacità operativa siano esercizi teorici, che non determinano impatti significativi. Per questo motivo l’azione del Governo è stata finalizzata inizialmente nel definire una strategia, nella quale far convergere le iniziative progettuali, identificate in quattro grandi aree: i servizi al cittadino, i servizi alle imprese, l’ammodernamento della Pa e l’innovazione delle infrastrutture di base, come la larga banda. I numeri cominciano a darci ragione, sostiene Stanca: nella scuola ormai è disponibile un pc ogni 15 studenti (erano 20 nel 2000), si stima che nel 2005 vi sarà un pc ogni 10 studenti.
Nel 2002 il 20% degli istituti scolastici ha fruito di collegamenti a banda larga, mentre si stima che entro il 2004 la percentuale raggiungerà il 40% delle scuole. L’email sarà utilizzata nel 2003 da 150mila docenti (su 800mila), mentre 170mila docenti ormai hanno utilizzato soluzioni di e-learning, potendo scegliere fra circa 9mila corsi on line disponibili. E infine, importante fatto strutturale, la nuova riforma scolastica prevede l’insegnamento delle lingue straniere e dell’informatica già dalle elementari. Secondo Stanca il sistema educativo ha un importante ruolo per favorire l’innovazione, partendo dalle elementari, per finire all’Università che dovrà essere più collegata ai progetti di sviluppo delle imprese. Così come un rilevante ruolo traente hanno i progetti di e-government ormai in fase di realizzazione (relativamente alla prima tranche approvata) entro i prossimi due anni, con 138 progetti che interessano 3.500 comuni. La seconda tranche dell’e-government, che si attiverà a breve, sarà ancor più centrata sui servizi in rete per semplificare i rapporti con i cittadini e migliorare i servizi alle imprese, agendo in tal modo anche da acceleratore dello sviluppo economico, ricercando nel contempo soluzioni con elevato grado di standardizzazione e replicabilità. Anche nel campo della Pa la percezione sulla nostra situazione sta migliorando: nel benchmarking effettuato nel 2000 fra le Pa in Europa eravamo al tredicesimo posto, ora siamo saliti al nono, ha concluso il ministro.
Renato Mannheimer ha portato la testimonianza del ricercatore sociale. L’Istituto per gli studi sulla Pubblica Opinione, presieduto da Mannheimer, ha sviluppato ricerche sul “sentiment” della collettività sulla ripresa economica, con accenni anche alla rilevanza delle tecnologie. I risultati non sono particolarmente incoraggianti: il 18% delle persone è incerto, il 12% crede nella ripresa, mentre il 36% pensa che l’economia peggiorerà. Il “sentiment” è uno stato soggettivo, non razionale. Lo dimostra il fatto che gli stessi intervistati ritengono nel 28% dei casi che la situazione economica della propria famiglia fra un anno sarà positiva, come ora. Peraltro i dati sull’inflazione e sugli investimenti non tendono al bello: il 47% degli intervistati ritengono che l’inflazione aumenterà, mentre solo il 9% prevede di effettuare investimenti di una certa importanza. Il “sentiment” riguarda anche il grado di soddisfazione individuale, e quì i dati sono positivi: il 66% delle persone è soddisfatta della propria vita lavorativa, l’84% della propria vita sentimentale, il 55% della propria situazione economica, mentre solo il 40% è soddisfatto della società in cui vive. Società ove hanno ormai uno spazio rilevante le nuove tecnologie. Il 45% degli intervistati ritiene che la globalizzazione, la diffusione di nuove tecnologie, di Intenet, siano segnali di una vera e propria rivoluzione, comparabile all’avvento delle industrie o alla meccanizzazione dell’agricoltura nei secoli scorsi. Il peso percentuale aumenta per i residenti del Nord-est, per i giovani e per i laureati. Il 45% degli intervistati ritiene anche che l’avvento delle nuove tecnologie, di Internet, stia mutando anche la natura delle relazioni sociali tra le persone. In sintesi L’Ict fattore di ripresa economica, leva strategica per l’ammodernamento della Pa e del Sistema Paese, e, infine, realtà che anche il sentimento popolare ormai considera un rilevante fattore sociale, oltre che tecnologico ed economico.
E cosa ne pensano gli addetti ai lavori? Nel convegno si sono raccolte alcune voci. Federico Rajola, direttore del Cetif e docente di Organizzazione e Sistemi in Cattolica, ha sottolineato l’eccellenza delle soluzioni Ict nelle banche e nelle assicurazioni, in Italia, in quanto si sono dimostrate capaci di gestire la multicanalità supportando lo sviluppo del mercato finanziario e di fornire informazioni tempestive e complete per l’ottimizzazione dei processi. Arrigo Andreoni, Presidente e amministratore delegato di It Telecom, e vice presidente del ClubTI di Milano, ha enfatizzato il ruolo del Cio nel supporto strategico al Top management per rispondere alle dinamiche del mercato. La direzione sistemi di azienda, ha sottolineato Andreoni, deve certamente perseguire l’innovazione delle infrastrutture tecnologiche e controllare attentamente i costi Ict, ma il vero ruolo è quello di saper dare un valor aggiunto alle scelte di business. È un ruolo non facile e che richiede un continuo aggiornamento, anche perché il management di oggi, a differenza, di quanto avveniva solo una decina di anni fa, ha ormai profonde conoscenze dell’Ict e si attende dal Cio reali contributi.





