Le Voci dell’AI – Episodio 44: produzione e valutazione dei curriculum con l’AI, tra fake e disumanizzazione

Ciao a tutti! Episodio 44 di Le Voci dell’AI.

Oggi parliamo di AI e ricerca di lavoro.

Se siete un’azienda che assume un recruiter o un disoccupato alla ricerca di lavoro nell’era della AI, questo episodio è per voi.

Cominciamo con un avvertimento per tutti i responsabili delle assunzioni e i recruiter: state molto attenti a come procedete nell’evolvere il vostro rapporto con i candidati, adesso che l’intelligenza artificiale è nelle mani di entrambi.

Partiamo dal principio e arriviamo passo passo alle ragioni di questo avvertimento.

Come molti di voi sanno, oltre a questo appuntamento settimanale in italiano, scrivo da quasi un anno una newsletter in inglese, dedicata all’impatto dell’AI sull’occupazione e le carriere.

Si chiama Synthetic Work. Attraverso Synthetic Work negli ultimi undici mesi ho raccolto una serie di segnali che hanno suggerito una conclusione inevitabile e oggi siamo arrivati esattamente a quella conclusione: ho iniziato a ricevere una serie di messaggi da proprietari di aziende, responsabili delle assunzioni che lamentano un numero crescente di domande di lavoro chiaramente scritte con l’aiuto dell’AI.

Chi mi scrive mi dice che le applicazioni sono tutte scritte in maniera impeccabile, tutte si adattano perfettamente ai requisiti della posizione di lavoro del caso e tutte esaltano in maniera ineccepibile il potenziale del candidato.

Individualmente ogni application è perfetta, ma quando questi datori di lavoro iniziano a guardare le application tutte insieme, è possibile riconoscere immediatamente il lavoro della mano sintetica dell’AI.

Queste persone che mi scrivono mi dicono che ai loro occhi è ovvio che una valanga di candidati sta usando lo stesso promt per ChatGPT per scrivere le application.

Queste persone mi dicono anche che l’unica reazione possibile da parte loro è eliminare in massa tutti i candidati che usano questa pratica.

Quindi, se siete tra quelle aziende che revisionano manualmente le domande di lavoro, ma le valuta solo singolarmente e non anche in gruppo, potreste finire per assumere un candidato che non è realmente qualificato.

Il rischio di assumere persone che falsificano la propria competenza o esperienza è più grande che mai, e questo è particolarmente vero se la vostra azienda conosce poco l’intelligenza artificiale e sta cercando di assumere esperti AI.

Se non prestate attenzione, un candidato malintenzionato con una conoscenza minima di ChatGPT è sufficiente per trarvi in inganno.

Se invece state prestando attenzione, sappiate che è relativamente facile identificare i tentativi più goffi di usare ChatGPT per scrivere un curriculum, ma è difficilissimo identificare chi fa un lavoro eccellente e quindi scartare solo i tentativi più goffi non fa altro che aggravare il pregiudizio verso i truffatori professionisti.

Tutto questo per dire che andando avanti, soprattutto in vista di un potenziale GPT 5 infinitamente più capace del modello che abbiamo oggi, diventerà altamente probabile che le aziende assumano sempre più candidati non qualificati.

Qualcuno mi ha scritto dicendo che la frode nella ricerca di lavoro si può fare anche senza l’AI e quindi questo problema non ha nulla a che fare con la nuova tecnologia.

Se anche voi siete di questa opinione, vi invito a considerare un punto di vista alternativo.

Immaginate questa analogia: forgiare un curriculum è un po’ come copiare lo stile di un artista.

Copiare lo stile di un artista si può fare senza intelligenza artificiale.

Ma fino ad oggi gli artisti non si sono mai uniti in massa per combattere nei tribunali e sui giornali le copie non autorizzate dai propri lavori; hanno cominciato a farlo solo ora, perché solo ora l’AI ha industrializzato la frode, permettendo ai malintenzionati di generare così tante copie falsificate che l’opera originale finisce oscurata dal mercato.

Nel caso degli artisti, il problema sta nel fatto che la frode è commessa su scala, non la frode in sé e la frode su scala è resa possibile dall’AI e solo dall’AI.

Quando parliamo di candidature di lavoro, la situazione è identica.

L’AI permette ai truffatori di generare una quantità industriale di curriculum falsi, rendendo quasi impossibile distinguersi con un curriculum legittimo.

Non è la frode in sé a danneggiare i candidati onesti e i datori di lavoro, è la scala su cui la frode viene commessa, grazie all’AI.

La frode esiste dall’inizio dei tempi e nessuno è così ingenuo da credere che tutti i candidati siano onesti.

Dove Prima del’AI c’erano dieci candidati, un po’ disonesti, contro novanta candidati legittimi, ora abbiamo una situazione con mille candidati disonesti contro novanta candidati legittimi.

Veniamo adesso a quelle aziende che analizzano i curriculum in maniera automatizzata attraverso un’AI.

Se siete tra quelle aziende, sappiate che il modello di AI usato dalla vostra soluzione potrebbe non essere capace di riconoscere delle applicazioni scritte da ChatGPT.

Verificate col vostro fornitore tecnologico.

Se il modello è stato aggiornato per riconoscere questo trend, se siete tra quelle aziende che analizzano i curriculum con un’AI, sappiate anche che i disoccupati di tutto il mondo vi considerano responsabili per avere iniziato quella che si prospetta una guerra aperta senza vincitori, proprio come sto facendo qui.

Nelle ultime due settimane ho parlato di questo argomento sui social media e su Synthetic Work.

Ho ricevuto una valanga di risposte sia pubbliche che private, amare e rivelatrici.

Da tutte le risposte che ho letto, una cosa è certa: c’è un’ostilità assoluta verso i datori di lavoro che usano l’AI per filtrare le domande di lavoro.

La mia posizione personale sull’argomento, come ho ripetuto pubblicamente molteplici volte, è che questo approccio è disumanizzante ed è proprio un’esperienza disumanizzante che i candidati mi descrivono, per esempio c’è chi riceve una risposta automatica in meno di cinque minuti dall’application, chiaro segnale che un’AI ha valutato le parole chiave nel curriculum, oppure c’è chi riceve una risposta a meno dell’ uno per cento delle application che invia in quattro mesi, nonostante sia altamente qualificato, oppure c’è chi viene scartato dall’AI e poi scopre per puro caso che il manager in carica dell’assunzione avrebbe sicuramente assunto il candidato, ma non ha mai avuto la possibilità di visionare il curriculum.

Ecco quando le persone si ritrovano in un processo disumanizzante, tipicamente si ribellano.

Il sentimento generale che è emerso dalle risposte che ho ricevuto su questo argomento è che se siete un’azienda che sta assumendo, dovreste aspettarvi che i candidati usino ogni trucco possibile per scavalcare l’AI che state usando per valutare i curriculum, anche se questo significa imbrogliare dal principio fino all’offerta di lavoro.

Da quello che ho letto nei messaggi che sono arrivati, ci sono moltissime persone, anche tra quelle che hanno trovato lavoro, che si sentono tradite nel contratto sociale più essenziale, la dignità concessa da un essere umano a un altro.

Quando i datori di lavoro hanno cominciato a introdurre l’AI per selezionare dei candidati hanno rotto quel contratto.

Quindi adesso anche i candidati onesti, che rimangono la stragrande maggioranza, non sentono più l’obbligo morale di essere onesti, e non solo loro.

Perfino i genitori dei candidati mi hanno scritto con un messaggio corale che essenzialmente si riduce a: i datori di lavoro hanno iniziato la guerra e adesso noi rispondiamo a tono con qualunque mezzo.

Questi candidati che si sentono traditi non sembrano realizzare che se ognuno commette la stessa frode per mano dell’AI, ogni offerta di lavoro riceve migliaia di applicazioni tutte identiche e nessuno ne trae benefici.

Ma non vedendo un’alternativa più equa agli occhi di questi candidati, l’uso dell’AI per scrivere il curriculum è diventato l’unico approccio possibile.

Chiaramente questa è una spirale distruttiva che finirà nell’ostilità aperta da entrambe le parti e nella sfiducia reciproca.

Nessuno vince in questa situazione.

Certamente non vince l’azienda e gli azionisti dell’azienda che probabilmente vogliono vedere i dirigenti assumere i migliori talenti possibili sul mercato.

Quello che sta succedendo adesso, invece, è che a causa di un uso poco lungimirante delle nuove tecnologie, le aziende hanno dato il via a una selezione naturale dei più esperti nel truffare l’intelligenza artificiale.

Ripeto quello che ho detto in infinite occasioni: l’uso dell’AI per la selezione dei candidati è l’applicazione più miope di questa nuova tecnologia.

E arrivati a questo punto, non sono sicuro che ci sia una via d’uscita facile da questa situazione.

Nell’industria dell’educazione In meno di due anni abbiamo iniziato a mettere seriamente in discussione il valore dei compiti a casa.

Nell’era dell’AI alcune scuole e università stanno abbandonando del tutto quella pratica, ripensando dove, come e quando gli studenti imparano e vengono valutati.

Allo stesso modo, potremmo dover mettere seriamente in discussione il valore del curriculum e dei colloqui di lavoro tradizionali.

Dubito fortemente che torneremo mai alla situazione che esisteva prima dell’intelligenza artificiale.

Ci fermiamo qui per questa settimana.

Come sempre, scrivetemi all’indirizzo di posta elettronica che trovate qui sotto.

con i vostri commenti, le domande e i suggerimenti per gli argomenti da trattare nei prossimi episodi.

Ciao

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