Le scelte possibili

Forrester Research ha elaborato uno schema utile a indirizzare le aziende nella selezione dei modelli di esternalizzazione più adatti alle loro necessità. I fattori discriminanti nella scelta sono lo staff e il trasferimento degli asset previsti, la st …

Forrester Research ha elaborato uno schema utile a indirizzare le aziende nella selezione dei modelli di esternalizzazione più adatti alle loro necessità. I fattori discriminanti nella scelta sono lo staff e il trasferimento degli asset previsti, la struttura di prezzo, il valore del contratto e la durata del periodo di transizione.

1. Outsourcing globale: si tratta della modalità più ampia di esternalizzazione. Prevede che le aziende clienti deleghino interamente al service provider il loro dipartimento It. Questo approccio è poco diffuso e ha senso, in particolare, per le organizzazioni che abbiano adottato una strategia di outsourcing globale, che vada al di là del solo reparto Edp. In molti casi, cliente e service provider creano una joint venture nella quale confluisce il “vecchio” dipartimento informatico. I principali freni inibitori di queste iniziative sono legati, da un lato, alla dipendenza da un unico fornitore di servizi e, dall’altro, alla scarsa confidenza sulle modalità di creazione di una joint venture. La durata temporale dei contratti è compresa tra i 5 e i 10 anni, a volte si spinge a 15, e il processo di transizione è piuttosto lungo (in media dura un anno). Il prezzo può essere unico (quindi omnicomprensivo) tuttavia, più di frequente, è suddiviso in relazione alla gestione di infrastruttura, applicazioni, desktop e reti.

2. Outsourcing infrastrutturale: anziché optare per l’esternalizzazione completa delle attività It, è possibile isolare e cedere all’esterno solo la gestione di reti e sicurezza, database, server o le facility del data center. La gestione dei posti di lavoro (desktop e laptop), anche se condotta dallo stesso fornitore di servizi, è generalmente assoggettata a un contratto separato. In questo modello, le applicazioni sono mantenute internamente all’azienda che, invece, delega manutenzione e aggiornamento di sistemi operativi e middleware, server e reti. Come nel caso dell’outsourcing globale, questo contratto richiede un certo grado di preparazione da parte dello staff interno che, in alcuni casi, potrà anche essere trasferito presso l’outsourcer. La separazione di infrastruttura e applicazioni richiede la predisposizione di interfacce di supporto e di processi stabili e definiti, per governare al meglio i processi e fare da ponte tra i due mondi. La durata temporale di questi contratti varia dai 5 ai 10 anni. Il processo di transizione si attesta, in media, tra i 3 e i 6 mesi. Il prezzo è generalmente unico, espresso in termini di un canone mensile o annuo.

3. Outsourcing verticale: si tratta dell’opportunità di esternalizzare uno o più elementi di una specifica attività, come accade tipicamente per la gestione di personal computer e laptop. Quando decidono di optare per questa scelta, le aziende trovano spesso conveniente considerare anche l’outsourcing dei processi di business associati (Bpo). Si tratta, in genere, di attività fortemente specialistiche (elaborazione paghe, logistica o call center) e la relazione che tipicamente si instaura con il fornitore di servizi è la cessione, da parte dell’azienda cliente, dello staff in precedenza deputato a tali operazioni. Il contratto ha, in media, una durata compresa tra i 5 e i 12 anni e la transizione dura da 1 a 3 mesi. La tariffazione può variare da una sottoscrizione annuale a una quota dovuta per ogni singola transazione (ovvero per ogni busta paga redatta o per ogni pratica evasa dal call center).

4. Outsourcing best of breed: le formule di outsourcing selettivo sono quelle che, al momento, riscontrano i maggiori favori nel mercato. L’idea è di identificare il partner specializzato in un’area definita dei processi It. Ecco che, allora, troviamo service provider focalizzati sulla gestione di hardware e Os e, al loro interno, quelli esperti in mainframe o sistemi open, server Unix e Windows. Parimenti, l’azienda potrà selezionare un professionista per ciascuna categoria di middleware, scegliendo tra la gestione della sicurezza, dello storage, della messaggistica o dell’integrazione. Infine, potrà rivolgersi a esperti di singole applicazioni verticali. Diverse aziende hanno, ormai, preso l’abitudine di siglare contratti separati per ciascun dominio It, come il testing delle applicazioni e la loro manutenzione; la personalizzazione e gestione del middleware. I servizi di integrazione, in questo caso, richiedono uno sforzo notevole da parte del personale interno, anche se alcune realtà optano per delegare all’esterno anche queste annose incombenze, in genere a una società di consulenza di alto livello. Questi contratti hanno, generalmente, una durata temporale compresa tra i 2 e i 5 anni e il processo di transizione è compreso tra 1 e 3 mesi. La struttura di prezzo è variabile, da una tariffa per giorni di lavoro a una per unità di lavoro (tipo le ore di Cpu).

5. Multisourcing light (mix di outsourcing verticale e infrastrutturale): in questo modello, il cliente seleziona un fornitore di servizi per la gestione dell’infrastruttura (oppure 2 nel caso in cui la gestione di laptop e desktop sia separata) e diversi specialisti per quella delle applicazioni. Molte aziende che optano per questa modalità trovano conveniente mantenere all’interno alcune attività strategiche, come accade per la ricerca e sviluppo in una società automobilistica, oppure per la gestione degli asset finanziari in una banca. Tale modello ha un grosso limite, dovuto all’incertezza legata all’abilità dei diversi fornitori di servizi di lavorare di concerto, così come alla capacità dell’azienda utente di governare una pletora di vendor differenti. I contratti di gestione dei data center e dell’infrastruttura hanno, in genere, una durata compresa tra i 5 e i 12 anni, mentre quelli relativi alle applicazioni sono compresi tra i 3 e i 7. Anche i processi di transizione sono diversi, dai 3 a i 6 mesi per l’infrastruttura e dai 6 ai 12 per le applicazioni. Il prezzo è, generalmente, unico.

6. Outsourcing orizzontale: con questa opzione, le aziende selezionano un solo partner per la gestione delle applicazioni (sviluppo, mantenimento e aggiornamento) e un altro per quella dell’infrastruttura. Spesso, questa situazione rappresenta la naturale evoluzione di un contratto di outsourcing infrastrutturale. Alcuni considerano il modello come una variante estremizzata del multisourcing light. La strategia che è alla base dello schema orizzontale richiede uno sforzo consistente nell’individuare una società di servizi in grado di coprire tutti gli aspetti e le specificità verticali del cliente. La più grande sfida per chi decide di optare per questa scelta è di riuscire a far cooperare al meglio i due fornitori di servizi coinvolti. Un contratto di questo tipo dura, in media, da 5 a 10 anni e la transizione è compresa tra i 3 e i 6 mesi per la componente infrastrutturale e tra i 6 e i 12 mesi per quella applicativa. Solitamente il prezzo è specifico, riferito a ciascuna applicazione gestita.

Il modello non contempla il contratto dei managed service (servizi gestiti), che si colloca a metà strada tra l’outsourcing best of breed e il multisourcing light.

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