Nel miglioramento della propria infrastruttura It, Beta Utensili ha adottato un approccio votato alla stabilità, sia nelle soluzioni sia nei rapporti con i fornitori di servizi
Sei sedi in Italia e 5 filiali europee, quasi 600 dipendenti e circa 100 milioni di euro di fatturato. Questi i numeri di Beta Utensili, nota per i propri attrezzi manuali e pneumatici, oltre che per l’abbigliamento e le calzature di sicurezza. Un’azienda che sta continuando a innovare dal punto di vista tecnologico, a partire dall’adozione di un Erp completo (Sap) per arrivare alla radiofrequenza. «La filosofia alla base dei nostri progetti è che, se si devono fare, bisogna farli bene – spiega Gianluca Innamorato, direttore sistemi informativi della società -. Nel momento in cui si decide di affrontarli, si cerca di andare sul sicuro e di avere un applicativo con performance adeguate».
E questo principio ha governato anche la scelta dei fornitori da parte dell’impresa lombarda. Sul lato software, infatti, la tendenza è di privilegiare i principali vendor. «Partiamo con ricerche mirate, ma, solitamente, approfondiamo il discorso con i più importanti rappresentanti del mercato – prosegue Innamorato -. Quasi sempre preferisco affidarmi al leader, a prodotti consolidati, anche se è chiaro che le nostre esigenze sono diverse da quelle di altre aziende. Raramente abbiamo optato per software fatti su misura, perché ciò comporta problemi di gestione e difficoltà negli aggiornamenti, oltre a legarci troppo all’azienda che sviluppa la soluzione. Sono, comunque, decisioni che vanno prese dopo lunghe riflessioni». Per il responsabile It di Beta, quindi, quello che conta è la stabilità, «il fatto di poter “dimenticare” di aver acquistato un determinato pacchetto perché non crea problemi. Per noi equivale a un successo, perché gli utenti sono soddisfatti e lo staff It può dedicarsi ad altri aspetti». Diverso è il percorso seguito per quanto riguarda i servizi di consulenza. «Anche in questo caso, siamo partiti dall’idea di rivolgerci ai nomi più noti – indica il manager -, ma per loro non rappresentiamo un cliente di primo piano. Non siamo una priorità e le nostre esigenze possono essere minimizzate. Abbiamo, quindi, iniziato a valutare anche società più piccole, fatte di professionisti particolarmente skillati, e con loro stiamo avendo ottimi risultati in termini di qualità-prezzo». Innamorato, infatti, lamenta il rischio che i grandi nomi della consulenza utilizzino le Pmi come palestre per far crescere i propri giovani. «In questi casi – spiega – costa meno pagare un tecnico molto qualificato che non una squadra composta da un capoprogetto e vari junior. Inoltre, le grandi prenotano a lunga scadenza i consulenti migliori, magari proprio quello con cui noi abbiamo in corso un progetto, per i clienti più redditizi. Ci si sente sottovalutati, ma non per una questione di orgoglio bensì di qualità del servizio».
Nell’acquisto dell’hardware, invece, Beta Utensili tende a considerare tutti i vendor sullo stesso piano, visto che «scartando l’offerta più alta e quella più bassa, non abbiamo mai trovato grosse differenze – specifica Innamorato -. L’ago della bilancia è fatto dal supporto post vendita, mentre la qualità del prodotto è in secondo piano. Nel nostro caso, ci siamo legati ad Hp perché, anche quando ci è capitata una partita di server con problemi, non ci ha mai creato disagi, anzi ci ha completamente annullato il disservizio. E mentre un comportamento di questo tipo può essere frequente sui server, per prodotti intermedi, tipo le workstation, non è da tutti. Qui, il post vendita è veramente cruciale».
Come far accettare il budget
Innamorato è in Beta Utensili dal 2000, inizialmente come consulente ma già dall’anno successivo come dipendente e, dal 2003, come responsabile dei sistemi. «Dal 2000, la direzione aziendale ha deciso di ricostruire da zero la struttura informatica – aggiunge il manager -, che ho potuto disegnare secondo le mie idee, a parte la scelta dell’Erp che era già stata compiuta. Inizialmente, non mi occupavo dei processi operativi di produzione, vendita e acquisti, ma solo dell’infrastruttura. Ho sempre avuto molta autonomia e non ho mai dovuto giustificare le mie scelte», ma per far ciò, Innamorato tiene sempre in conto i margini di crescita e le reali possibilità di migliorare il controllo dei processi e la gestione dell’azienda. «Il Cda è disponibile a investire in It – sottolinea – ma i budget, va da sé, sono limitati. Non mi è, comunque, mai capitato di scontrarmi con un fermo no di chiusura, anche perché le mie proposte sono già filtrate all’origine, nel senso che considero in anticipo le motivazioni per cui tale investimento potrebbe essermi negato».
In realtà, qualche ostacolo Innamorato ha dovuto superarlo per far accettare la spesa per lo storage (Emc). «Non è stato facile da motivare con un ritorno costi/benefici in termini di operatività. Per chi non si occupa strettamente di It, i vantaggi sono meno percepibili rispetto ad altri servizi. Non si ottiene un impatto diretto sull’operatività, ma si garantisce dinamicità all’azienda». Dinamicità che è assicurata anche dalla formazione tecnologica, che Innamorato cerca di seguire ogni volta che serve: «Sono molto coinvolto anche nelle nuove competenze che il mio team, composto da sette persone, deve acquisire. Da un paio d’anni, sulle attività più tecniche, posso contare su degli esperti, però il direttore dei sistemi deve sempre sapere cosa fare, capire di cosa si tratta e poter verificare».





