Le lezione di Elitel

Il caso Elitel offre uno spunto di riflessione sullo sviluppo delle Tlc e di una rete ancora proprietà dell’ex monopolista.

In tempi di discussione sulla separazione della rete la vicenda di Elitel
appare ancora più importante tanto che non si spiega (ma visto che c’è di mezzo
Telecom per qualcuno si spiega benissimo) la sottovalutazione da parte dei
principali media.

Non a caso Giorgio Fatarella, presidente della
società, ha dichiarato che quello che è successo a Elitel potrebbe succedere a
tutti.
Una sorta di appello alla solidarietà da parte degli altri operatori
che non sembra avere sortito un grande effetto ma che potrebbe far venire un
brivido nella schiena a molti.

D’altronde fino a che la rete sarà di
proprietà di Telecom il coltello dalla parte del manico ce l’ha sempre la stessa
mano.

Ecco allora che si carica di aspettative la decisione che
l’Authority dovrebbe prendere a proposito della questione. L’obiettivo di molti
è sempre quello: Openreach.

L’istituzione della divisione di British
Telecom (dotata però di uno speciale board) che gestisce la rete britannica ha
praticamente azzerato i contenziosi e contribuito a cambiare il mercato tanto
che oggi Steve Robertson, ceo di Openreach dichiara in un’intervista al Mondo
che “l’offerta si è evoluta verso la convergenza dei servizi superando i
confini tra Internet, operatori d telefonia fissa e mobile e il mondo dei
media
”.
Potrei persino spingermi ad affermare che nel Regno Unito
l’industria delle telecomunicazioni, intesa in senso tradizionale non esiste
più
”.

Da noi la situazione è un po’ diversa e quando si arriva a
parlare di media la faccenda si complica ulteriormente (c’è anche la Gasparri da
rifare) però un primo passo che porti verso una rete un po’ più neutrale
rispetto a oggi non sarebbe male.

D’altronde chi può non essere
d’accordo nell’assicurare l’accesso ai servizi a ogni operatore in maniera equa
e paritaria? Messa così sembrerebbe pure facile.

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