Le donne nell’Ict Una crescita faticosa

Dopo le opinioni al femminile sulla differenza di vedute tra offerta e domanda, analizziamo la presenza delle donne nel mercato informatico grazie ai dati rilevati dalla nostra indagine Ict – Professioni e Carriere 2005

Le donne sono una presenza sempre più consolidata nell’Ict. Questo si riflette non tanto nei numeri, quanto piuttosto nei ruoli che queste ricoprono all’interno dell’impresa, non più solo a supporto, ma, in maniera crescente, in posizioni strategiche per le strutture di cui fanno parte. Eppure, non possiamo ancora considerare l’Ict un’isola felice, non soggetta alle logiche che governano molti altri settori economici, nonostante iniziative adottate da diverse realtà aziendali: ancora oggi, infatti, la donna, almeno in termini generali, fatica a trovare un proprio ruolo in alcune aree e, spesso anche se in misura minore rispetto al passato, vede il proprio percorso professionale disseminato di difficoltà.


Da un punto di vista numerico, esiste ancora un forte divario tra uomini e donne. L’indagine Ict – Professioni e Carriere (commissionata da Linea Edp a NetConsulting e pubblicata sul numero 34 della nostra rivista) ha visto la partecipazione di oltre 600 rispondenti, di cui però solo il 12,6% costituito da donne (a livello di economia complessiva, invece, la quota supera il 40% del totale degli occupati).


La scarsa presenza di figure femminili dell’Ict ha radici nel fatto che, per anni, si è ritenuto che le competenze fossero appannaggio prevalentemente di uomini, così come la possibilità di fare carriera. Oggi, il settore sembra essersi maggiormente "aperto" all’occupazione femminile: lo dimostrano non tanto i dati di presenza, quanto piuttosto il fatto che l’età delle donne è in costante crescita; le donne hanno iniziato ad "occupare" il settore ormai da qualche anno e stanno diventando una realtà. L’anzianità media delle donne dell’Ict è pari a 35,2 anni, ancora bassa se rapportata ai 37,7 degli uomini, ma in crescita rispetto ai 33,9 anni rilevati l’anno scorso.


È come se il percorso femminile dell’Ict stesse seguendo quello avviato dagli uomini, ma con qualche anno di ritardo; tuttavia, la riduzione del gap sta avvenendo a velocità sempre più accelerata ed è, quindi, ipotizzabile un "pareggio" già a partire dal prossimo biennio.

Più elevato il livello di scolarizzazione rispetto agli uomini


Quanto questo percorso non sia in discesa è però risaputo anche per il permanere di una resistenza al cambiamento da parte delle imprese (seppure oggi ridotta). Tale "diffidenza" induce le donne dell’Ict a presentare dei curricula particolarmente qualificati, per avere le stesse chance dei colleghi uomini. Non a caso, il livello di scolarizzazione femminile è più elevato rispetto a quello ai colleghi maschi: il 64,5% delle donne che hanno risposto alla nostra indagine presenta un titolo di studio superiore al diploma, contro il 47,5% degli uomini.


Alla maggiore scolarità corrisponde il fatto che le donne sono meno impegnate in ruoli strettamente tecnici (dove è prevalente la quota di diplomati), a favore di altre aree funzionali: infatti, ancora oggi le donne sembrano maggiormente indirizzate verso ruoli dove la capacità di relazione e i "soft skill" sono prevalenti e rappresentano, anzi, competenza essenziale allo svolgimento delle attività. Non a caso, quindi, le donne sono maggiormente presenti nelle aree di marketing o di consulenza, con una quota di risorse nelle aree più tecniche particolarmente ridotta. Inoltre, la presenza è più bassa anche nelle funzioni più manageriali e direzionali, seppure in lieve crescita rispetto agli anni precedenti, grazie alla seniority delle figure femminili in specifici ruoli.


Differenze di ruoli e di seniority spiegano anche le differenze esistenti a livello retributivo, con un divario, a livello medio, di quasi 10.000 euro all’anno.


Sicuramente, fattori storici influenzano questa situazione. A una disomogeneità così marcata contribuisce anche la diversità dei ruoli occupati, visto che il numero di uomini con posizioni di elevata responsabilità è superiore. Comparando i dati relativi a una stessa figura professionale, si può ad esempio vedere che un account manager donna percepisce oggi, mediamente, 33.200 euro l’anno, contro i 44.300 dell’omologo di sesso maschile. Più contenute invece le differenze nelle figure consulenziali, dove le donne sono più presenti: 30.900 euro in media per un consulente senior donna contro i 38.900 per un uomo.


È quindi evidente come, soprattutto in alcune aree, le donne sentano di dover ancora faticare per raggiungere gli stessi livelli dei colleghi. Non a caso, almeno il 40% delle rispondenti all’indagine percepisce una certa discriminazione sul posto di lavoro, seppure in misura minore rispetto al passato. Queste discriminazioni, tuttavia, non riguardano prevalentemente il livello di retribuzione, quanto piuttosto la sensazione di non poter essere messe nella condizione di sviluppare nel tempo le competenze desiderate, per mancanza di formazione o per inadeguatezza del ruolo ricoperto, e necessarie ad assicurare una soddisfacente crescita professionale.


Il ruolo della donna è cambiato nel tempo e continua a evolvere verso una maggiore consapevolezza delle potenzialità che possono essere espresse. Non si può tuttavia ancora parlare di uguali valori in campo, anche se sembra tracciato il sentiero che vede un progressivo abbattimento delle differenze ancora evidenti tra occupazione maschile e femminile dell’Ict; anche perché questo divario appare fondato sostanzialmente su ragioni di tipo storico, quindi in attenuazione, e non certamente di tipo strutturale.


Appare, inoltre, evidente come le donne abbiano le potenzialità e, soprattutto, la volontà per portare reale valore all’azienda, un valore fatto di competenze e desiderio di crescita. È, quindi, compito delle imprese essere in grado di cogliere questa opportunità, per costruire un sodalizio di successo.

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