Web Models conta una ventina di specialisti a cui si aggiungono 10 persone del gruppo di ricerca del Politecnico di Milano. La società ha circa 80 clienti tra le grosse realtà italiane
Nascendo nel 2001 come spin off del Politecnico di Milano, (che ne possiede ancora il 10%) Web Models ha mantenuto nel tempo la propria vocazione alla ricerca e molti dei progetti in cui è coinvolta a livello italiano e internazionale sono fatti insieme a partner come il Politecnico, ma anche con altre università sia nazionali che internazionali.
«Il core business della società – ci spiega Stefano Butti, Ceo e co-fondatore di Web Models – è rappresentato dalla modellizzazione dei processi e dalla generazione automatica del software. La R&D, portata avanti assieme a un gruppo di ricercatori del Politecnico, affronta diversi temi, tra i quali il semantic Web, che molti chiamano Web 3.0, che cambia il modo con cui si accede alle risorse: di fatto, se oggi la ricerca attraverso motori come Google si fa solo per parole chiave, in un Web semantico ogni concetto è dotato di un significato, per cui si potrà fare ricerche più accurate in base anche al significato che le parole hanno. Il Web semantico ha sicuramente un impatto sulla ricerca, ma anche tra le stesse applicazioni, che si proporranno in modo semantico. Le linee di ricerca più estreme stanno guardando in questa direzione, che potrebbe concretizzarsi entro il 2010».
Argomenti più vicini alla realtà sono quelli che riguardano il business process, che Web Models affronta secondo una propria vision del mondo del software, che è quella di automatizzare tutto ciò che è possibile, per risparmiare energia, risorse e costi. «Questo approccio, infatti, viene mantenuto anche nell’ambito del business process, – afferma Butti – in quanto partiamo da un modello di processo, che è il Business Process Modeling Notation, uno standard internazionale al quale tutti gli strumenti di modellazione si stanno adeguando. Noi stiamo lavorando sia in ambito di ricerc+a che di prodotto, per costruire un generatore di codice che dal Bpmn permetta di generare automaticamente una corrispondente applicazione Web, mantenendo i concetti tipici del nostro prodotto WebRatio, che sono: la suddivisione dei layer, dati, presentazione logica, possibilità di integrarsi con i sistemi legacy, di personalizzare la grafica e altro ancora. Di fatto a WebRatio viene aggiunto uno strato superiore, che è quello del business process. Quindi nel corso di quest’anno, avremo il consolidamento di una versione successiva di WebRatio 5, in grado di supportare anche il business process, per cui interesserà grosse realtà aziendali che vivono la problematica del business process che è coperta solo in parte dall’offerta di mercato. La nostra soluzione, invece, è una generazione automatica, che considera il business process già codificato. Per cui risolviamo il problema a monte: con la nuova versione genereremo un’applicazione, a partire da un modello di business process, con o senza engine, coprendo tutte le fasi. Ad esempio i Bpe non trattano minimamente la presentazione dei dati, mentre WebRatio gestisce l’applicazione nel suo complesso: si parte dal business process, si produce un’applicazione, con WebRatio si è in grado di definire l’interfaccia, l’integrazione con i dati, i mondi con gli Web service, per cui è uno strumento in grado di gestire tutta l’applicazione nella sua complessità e non solo, quindi, la parte del processo».
Lo sforzo di Web Models in quest’ambito è quello di avere come target della propria soluzione non solo lo sviluppatore, ma, anche un livello più alto, come per esempio il consulente o la persona che in azienda ha la conoscenza dei processi e che ne vuole una realizzazione. In modo ideale, WebRatio potrebbe essere utilizzato anche solo dal responsabile It per mappare i processi e poi iniziare una fase di sviluppo che poi coinvolge figure di più basso livello.
Per quanto riguarda il supporto al business, WebRatio viene proposto anche come uno strumento di integrazione e di orchestrazione in ambienti Soa, in quanto è dotato di tutte le interfacce che permettono di lavorare con Web service, oltre alla capacità di reagire a eventi e di orchestrare. Nell’ambito del business process le due cose vanno di pari passo: quindi da una parte sarà in grado di gestire un modello, dall’altra di creare dei processi che comunicano con le altre applicazioni, gestite però con un cappello comune.
«WebRatio potrà essere utilizzato da chi si occupa di modellazione ma anche da chi si occupa di grafica per la gestione della presentazione e da chi sviluppa per la costruzione dei vari componenti aggiuntivi – conclude il manager -. Con l’arrivo dei business process, versione su cui stiamo ancora lavorando e che si inserirà nella 5, sarà coinvolta una quarta figura, che sarà il responsabile dei processi, che potrà così dare anche la sua impronta».





