Assintel ha organizzato un incontro con i responsabili del mercato azionario londinese
Mentre l’esperimento del Nuovo mercato è andato via via franando in tutta
Europa, Londra ha visto crescere la sua piazza dedicata alle piccole e medie
imprese. L’Aim, Alternative investment market, raccoglie oggi oltre 1500
aziende, appartenenti a differenti settori, con una capitalizzazione media di
mercato di 73 milioni di euro. Una storia di successo che l’anno scorso ha
raccolto 519 nuovi collocamenti e che è stata presentata a Milano nel corso di
un incontro organizzato da Assintel.
La presenza di aziende provenienti
da differenti settori (finanziario, industriale, tecnologico per citarne alcuni)
ha permesso al mercato londinese di superare indenne lo scoppio della bolla
tecnologica. Così, se il Nuovo mercato tedesco e quello francese hanno
definitivamente chiuso i battenti (a Milano ha cambiato nome) sotto i colpi dei
fallimenti delle società legate al mondo Internet, l’Aim ha proseguito a passo
spedito forte del fatto che Londra è leader mondiale per i fondi dedicati alle
aziende internazionali con oltre sei milioni di euro contro i 2,4 di New
York.
Quello di Londra è un mercato
guidato
da circa duecento investitori istituzionali che posseggono circa il 50% del mercato, ha spiegato Antonio Bossi di Arbuthnot Securities. Questo significa che la società interessata a quotarsi al mercato londinese deve inizialmente sottoporsi a un test marketing che prevede la presentazione a quattro-cinque investitori che offrono un immediato feedback sul potenziale interesse del mercato e sulla valutazione dell’azienda. Se il test è positivo e l’azienda decide di passare all’Ipo è previsto un road show di due settimane dove il management incontrerà una sessantina di investitori. “Di solito – aggiunge Bossi – una ventina partecipano al collocamento anche quelli fondamentali sono due o tre”.
Ma cosa cercano gli investitori
dell’Aim?
“Il requisito principale – precisa Bossi – è il track record del management. Poi il bilancio con utili o con un percorso certo verso gli utili. La strategia deve essere ben articolata, semplice e ben spiegata agli investitori”.
Essere un’azienda con un respiro
internazionale è certamente meglio, ma non è condizione indispensabile per
approdare alla Borsa londinese. Come ha ricordato Oscar Williams, chief
executive officer di Market Capital Italia società che segue la quotazione delle
aziende sul mercato londinese, le aziende italiane presenti sullo stock
exchange britannico operano infatti soprattutto sul mercato interno.





