La sicurezza aziendale ai tempi dell’iPhone

Nell’offerta business dell’italiana Techub c’è il software anti-intercettazione di Khamsa, presto anche su piattaforma Apple.

«Affrontare in maniera strutturata e, soprattutto continua, le problematiche inerenti i sistemi informativi dei clienti, perché la sicurezza è un cantiere sempre aperto». Chiaro e sintetico, l’approccio di Roberto Scorzoni (nella foto), presidente e direttore generale di Techub, parla di un’offerta preliminare per controllare lo stato reale dei sistemi It di clienti che, nell’ambito di business della realtà italiana, sono soprattutto attivi in ambito banking, finance e assicurativo.
A loro, oltre ad attività di verifica attraverso strumenti di vulnerability assessment, penetration test, code audit e review delle policy di sicurezza in uso, Techub propone soluzioni proprietarie, come Ip Digital FingerPrint e Ip Tracker, che permettono rispettivamente di prevenire e monitorare i rischi di attacchi attraverso un’offerta di strumenti di sicurezza complementare.

Ma non solo. Nata nel 2006 da un pool di professionisti Ict, la società che ha sede legale a Roma e due filiali a Milano e Parma, si è presto allargata alle problematiche inerenti la riservatezza dei dati aziendali aggiungendo alla propria offerta anche attività di bonifiche onsite per i propri clienti. Come già accaduto per la soluzione proprietaria Ip Digital FingerPrint, che si avvale dei dati di geolocation forniti dalla statunitense Quova, anche in quest’ambito Techub ha optato per la via delle partnership tecnologiche. L’ultima, in ordine di tempo è con la connazionale Khamsa, il cui software PrivateGsm per la criptazione delle telefonate via dispositivo mobile, è ora inserito all’interno dell’offerta di Techub «chiudendo il cerchio di una sicurezza – puntualizza Scorzoni – che parte dagli endpoint, coinvolge i server, si estende fino ai sistemi di front end, si occupa di prevenire gli attacchi da Internet, provvede alle bonifiche onsite per poi estendersi fino ai dispositivi Gsm in uso».

Certo, al momento l’offerta di Khamsa, che rientra sotto il brand Privatewave, è a uso solo di una quarantina di modelli Nokia, ma l’estensione alle piattaforme mobili come BlackBerry, iPhone e Android sono il prossimo passo atteso, visto e considerato che l’attuale partnership con Techub è focalizzata esclusivamente sul mercato business e che le realtà interessate a proteggere dati sensibili, informazioni confidenziali o coperte da segreto industriale appartengono senz’altro al mondo industry, delle multinazionali, piuttosto che dell’universo finanziario. «Ciò non toglie – è l’ulteriore puntualizzazione – il nostro interesse nei confronti delle associazioni e degli ordini professionali da approcciare per veicolare questo genere di offerta anche nella direzione di utilizzatori aziendali di più piccole dimensioni».

Fra i desiderata di Scorzoni c’è poi un’estensione verso un uso maggiormente enterprise della soluzione Khamsa «che possa, per esempio, indirizzare le reti aziendali al fine di realizzare network sicuri». Anche perché, la crescita della base installata del sistema operativo Mac Os e il numero degli iPhone richiamano sempre di più l’attenzione di male intenzionati fino a poco tempo fa concentrati a produrre malware per il mondo Windows. «L’estensione della base di utenti Mac – conclude Scorzoni – porta anche un modo diverso di relazionarsi con la sicurezza, che può portare a sensibili vulnerabilità, vista la confidenza con la quale gli utenti Apple accedono e scaricano software freeware, non sempre certificato».

I rischi per la piattaforma aziendale sono quelli sui quali Techub pone la propria attenzione e che, inevitabilmente, ai tempi del mobile computing, coinvolgono sempre di più i device mobili.

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