La psicologia è il mio mestiere. Parola di It manager

Il Cio deve mettere l’azienda sul lettino dell’It, per capirne esigenze e problemi, sia dal lato architetturale che umano

Uomo di potere o uomo di governance? «Entrambi, ma allo stesso tempo psicologo». Questa la descrizione concisa del Cio fatta da Paolo Torelli, responsabile direzione sistemi informativi di Fiditalia, azienda di credito al consumo del gruppo Societé Generale.


Capacità di motivare gli uomini, quindi, ma anche di saper comprendere effettivamente le esigenze aziendali e individuare quali strumenti possono effettivamente interpretarle. «Per vivere quotidianamente l’It, saper essere un po’ psicologo è fondamentale – spiega il manager -. Bisogna mediare tra i vincoli tipici del settore informatico, in primis il numero di persone a disposizione, e le indicazioni aziendali di budget, businesss, tempi e priorità». Variabili che devono essere viste anche in ottica futura, per non perdere in flessibilità e garantire il riutilizzo delle risorse. «Ogni componente del team, con la sua professionalità, produce valore – prosegue Torelli – ma, per renderlo ancora maggiore, tutti devono sentirsi parte della strategia aziendale. Se motivate, le risorse vivono l’attività giornaliera mettendosi in gioco in prima persona».


La psicologia però, ne è convinto anche Torelli, non deve essere attuata solo in area It, ma deve scendere in campo per ottenere l’integrazione dell’impresa: «I sistemi informativi devono essere più propositivi e non limitarsi a fornire soluzioni solo su domanda. Partendo dalla conoscenza di quanto la tecnologia può offrire, la comunicazione deve coinvolgere ogni direzione per far sì che un progetto informatico non sia considerato solo come tale bensì come un progetto "aziendale"».


E l’uso della psicologia serve anche per tramutare i limiti in opportunità. «Molti aspetti hanno una duplice veste – dice Torelli -. Il budget limitato con cui si deve gestire l’azienda e allo stesso tempo farla crescere ci costringe a entrare nelle singole richieste in maniera approfondita per analizzare costi e benefici. Così facendo, pur avendo meno soldi riusciamo a farli fruttare meglio».


Torelli individua due lati della stessa medaglia anche nel disaster recovery, progetto impegnativo che però ha permesso a Fiditalia di migliorare alcune procedure interne tra cui le policy di sicurezza e di revisione dei rischi. Anche la trasversalità vede andare a braccetto vincoli e possibilità. «Difficilmente un progetto coinvolge una sola area. In questo modo, si amalgamano le competenze e si possono individuare soluzioni migliori». La stessa manutenzione, che rappresenta una percentuale molto elevata dell’attività giornaliera, può rappresentare un’opportunità perché permette di andare verso nuovi standard architetturali, così come succede con la riduzione sempre più spinta dei tempi di progetto.


La sfera di cristallo


Certamente, la scelta di una tecnologia rimane uno dei problemi tipici del responsabile dei sistemi. «Dobbiamo interagire con due tipologie di mondo It – aggiunge Torelli -: uno fatto di vecchie architetture e vecchi applicativi, che per motivi di tempo e costi non è possibile cambiare, e uno nuovo, dove l’informatica può aiutare a migliorare le performance». La difficoltà sta nel capire se puntare su aree meno conosciute o cercare di far convivere queste due sfere. «Una vera bacchetta magica non esiste – commenta il manager -. Strategicamente, la scelta è difficile. Noi non siamo un’azienda It e, quindi, non possiamo puntualmente conoscere l’ultima evoluzione». C’è, quindi, sempre una certa dose di rischio e, per tale motivo, Torelli guarda con attenzione ai partner. Fino a qualche tempo fa, il rapporto era impostato in modalità cliente-fornitore. Oggi, invece, con alcuni, Fiditalia tende a instaurare una vera e propria partnership, una sorta di scambio culturale". Praticamente, gli esperti delle due società interagiscono per identificare le soluzioni di medio-lungo periodo, i loro pro e i contro. Dal canto suo, Fiditalia racconta molto apertamente i problemi che la riguardano e il vendor la supporta a livello consulenziale, senza mirare a una vendita, bensì a capire realmente i desiderata. «Adottiamo questo approccio con 2 o 3 imprese – illustra Torelli -. Il loro guadagno sta nel fatto di conoscere costantemente quanto accade al nostro interno. La nostra fiducia, inoltre, si consolida e, di conseguenza, ci affideremo a loro per quei progetti in cui possono vantare best practice».


Spirito pionieristico?


Con 30 filiali, 90 agenti e 10.000 convenzionati che utilizzano i suoi applicativi Web, Fiditalia è una media azienda con le complessità tipiche di una grande. «A livello It – continua Torelli – abbiamo ormai coperto tutte le aree che una società come la nostra ha la necessità di governare. Ad esempio, crediamo molto nella Business intelligence e nella multicanalità. Siamo orgogliosi di averle realizzate ma non possiamo fermarci. Dobbiamo continuare a evolvere sugli aspetti importanti. Allo stesso tempo, però, sposiamo una nuova tecnologia solo nel momento in cui siamo sicuri che il rischio è basso e vediamo all’orizzonte un vantaggio competitivo».


Nel 2005, in particolare, Torelli è riuscito a coprire i macro argomenti, gettando le basi per un ulteriore sviluppo, magari nella sicurezza. Il tutto con una struttura It che il manager ritiene sottodimensionata (64 persone sulle 750 totali) e che deve gestire e manutenere più di 60 applicativi. «Anche questo aspetto, però, può essere considerato in modo positivo, visto che il team lavora con entusiasmo e la tipologia di attività è più interessante e varia. Ci sono tantissime cose a cui pensare ma è anche il bello del nostro lavoro», conclude.

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