Secondo la Cgia di Mestre, tasse, burocrazia, ma soprattutto la mancanza di liquidità sono i principali ostacoli che costringono molti neoimprenditori a gettare la spugna anzitempo.
Il 49,6% delle imprese chiude
i battenti entro i primi 5 anni di vita. A lanciale l’allarme è la Cgia di Mestre, che parla di
un dato molto preoccupante, segnalo della grave difficoltà che stanno vivendo
le imprese, soprattutto quelle guidate da neoimprenditori. Tasse, burocrazia,
ma soprattutto la mancanza di liquidità sono i principali ostacoli che
costringono molti neoimprenditori a gettare la spugna anzitempo. Anche se è pur
vero che molte persone, soprattutto giovani, tentano la via dell’autoimpresa
senza avere il know how necessario, tuttavia è un segnale preoccupante anche
alla luce delle tragedie che si stanno consumando in questi ultimi mesi.
Dati
alla mano, secondo l’indgine dell’associazione degli artigiani e delle piccole e medie imprese, nel
2004 le aziende che non superavano i 5 anni di apertura erano il 45,4 % del
totale (Lazio 51,1 %, Campania 49,8 %, Calabria 49,1%, Sicilia 48,3%). Cinque anni dopo, la percentuale è al salita al 49,6 % (Lazio 54,6 %, Sicilia
51,9 %, Calabria 50,4 % e Liguria 50,1 %, Piemonte 49,8%).
A fronte di tale
situazione, la Cgia
di Mestre evidenzia quindi l’importanza delle piccole e micro imprese in chiave
occupazionale. “Se – afferma l’associazione mestrina -, come sottolinea l’Unione europea, il 58% dei nuovi
posti di lavoro è creato dalle imprese con meno di 10 addetti, e se, come
risulta dai dati Istat, il 60% dei giovani italiani neoassunti nel 2011 è stato
‘assorbito’ dalle micro imprese con meno di 15 addetti, è chiaro che il governo non può
non intervenire abbassando il carico fiscale sulle imprese e, in generale sul
mondo del lavoro, altrimenti sarà difficile far ripartire l’economia di questo
Paese”.





