Dove e quando l’innovazione richiede un cambio attitudinale, nelle parole di Radware, Mastercom e Microsoft.
Se, come dice Gino Bettoni, responsabile italiano di Radware, società che realizza sistemi di ottimizzazione di rete, l’innovazione vera la fanno solo i grandi gruppi industriali, come quelli delle Tlc, il motivo è che si può permettere di farla chi ha la serenità di avere una visione. E anche il coraggio di scommettere, di mettere in gioco dei valori d’azienda.
Eppure, anche le medie imprese dovrebbero assumere tale mentalità, non foss’altro per far girare a proprio beneficio quelle virtuosità che offre il sistema della delocalizzazione produttiva, che oramai ha permeato tutta l’economia.
Si riesce a fare innovazione, sostiene Bettoni, quando il processo di rilancio del business è legato al core business dell’azienda. Proprio come fanno le Tlc. Ma non è necessario, per il managere, essere dispensatori di rete per apprezzare il valore innovativo di una connettività ben sostenuta e sempre disponibile. Anche le manifatturiere italiane, per esempio, dovranno sempre più essere attente all’aspetto della disponibilità garantita delle loro applicazioni. Dovranno, se vorranno essere competitive, e se vorranno continuare ad avere un mercato, essere innovative sotto questo aspetto.
Il cambio di mentalità è commendevole anche per chi deve occuparsi di curare le relazioni con il proprio cliente. Questo pensa Alessio Cattaneo, responsabile di Mastercom, società che fa integrazione di sistemi di Crm con l’infrastruttura aziendale.
Secondo Cattaneo, per le nostre aziende si tratta di passare alla fase di “ascolto del cliente”, ossia di rendere patrimonio informativo tutto ciò che accade, o non accade, nelle relazioni fra cliente e azienda. In tal senso, fare innovazione comporta un cambio di mentalità, cioè un salto culturale, che va ben oltre la conoscenza tecnologica. E questo, secondo Cattaneo, riguarda tutte le aziende, specie quelle di portata internazionale, che dovrebbero assumere “la mentalità del droghiere, che conosce perfettamente ogni singolo proprio cliente”. Quindi, intelocutori per progetti di innovazione nell’azienda devono essere non solo i tecnologi, ma anche i responsabili del marketing, se non addirittura gli imprenditori stessi.
La spinta a una nuova mentalità può arrivare, comunque, dalla tecnologia? Se si tratta di Vista e di Office 2007, ovviamente secondo Microsoft, la risposta è affermativa.
Secondo Silvano Colombo, responsabile dei rapporti con gli Oem per la casa di Redmond in Italia, per innovare, nell’azienda comune, bisogna guardare all’attività di tutti i giorni. L’innovazione è un fatto quotidiano, anche perché non c’è modo per convincere l’imprenditore se non con i fatti. E i fatti si fanno tutti i giorni, ottimizzando l’attività e arrivando prima al risultato. In questo, il binomio Vista e Office 2007 punterà dritto all’obiettivo.
Gli fa eco Luca Marinelli, responsabile del mercato Pmi di Microsoft, per il quale innovazione è sia fare cose nuove, ma anche mettere assieme più fattori in modo nuovo. Oggi, secondo Marinelli, le Pmi italiane fanno innovazione di prodotto, con la loro creatività, ma non riescono a farla di processo, che sarebbe il complemento a uno per competere su tutti i mercati.
La promessa dell’accoppiata Vista-Office 2007 è quella di un nuovo modo di lavorare, con processi più efficaci e ficcanti. Per arrivarci e sfruttarla, però, le Pmi dovranno accrescere la loro cultura sul valore It. E per arrivare a ciò serve la collaborazione di tutto il tessuto tecnologico nazionale, cioè quello costituito dai partner territoriali.





