Il tiepido benvenuto riservato alle nuove tecnologie si scalda se le proposte sono in linea con le reali esigenze e con il budget. Il parere di quattro Cio propositivi, ma al contempo prudenti
Aperto alle novità tecnologiche ma allo stesso tempo cauto e, soprattutto, realista. Così potrebbe essere definito il responsabile dei sistemi della medio-piccola azienda italiana. Perlomeno è questo il profilo che emerge dalle testimonianze di quattro Edp manager attivi nel tessuto produttivo italiano: Ilario Bonomi di Metallurgica Bresciana (cavi elettrici e ottici, 120 dipendenti, 20 milioni di euro di fatturato), Alberto Di Felice di Molinari Italia (liquori, 50 dipendenti circa e 60 milioni di revenue), Mattia Florit di Cobra (minuterie metalliche per l’abbigliamento, 120 dipendenti, 17 milioni di fatturato) e Alvise Mariuzzo di Sinetica (mobili per ufficio e pareti divisorie, circa 18 milioni di fatturato). Le nuove tecnologie, infatti, sembrano essere le benvenute se effettivamente applicabili alla realtà. In pochi sono pronti a offrirsi volontari, rischiando di incorrere in scelte avventate.
«Non vogliamo essere noi a scoprire i bug delle prime versioni né a pagare il prezzo della novità – esordisce Florit -. Bisogna evitare di adottare soluzioni che potrebbero non essere più supportate in un breve arco di tempo». In pratica, il Roi va sempre tenuto in considerazione. «Non possiamo permetterci di incontrare difficoltà in fase operativa – commenta Di Felice -, quindi, di solito, preferisco stare alla finestra aspettando che qualcuno provi prima di me». Bonomi, invece, ritiene che si debba investire in nuove tecnologie solo se si è certi che si utilizzeranno veramente. «Gli investimenti possono essere fatti in tecnologia abilitante, come nel caso del centralino, con il discorso VOIP – spiega -. Trovo che, per orientarci al meglio, siano di aiuto le testimonianze provenienti da Cio di aziende di primo piano, con esigenze diverse dalle nostre, ma capaci di una vision di più ampio respiro».
Meno timido è, forse, l’approccio di Mariuzzo che in Sinetica ha già sperimentato VOIP e Web service, magari anche grazie al diffuso processo di digitalizzazione che sensibilizza il management all’informatica. «Il fatto che nella vita quotidiana si usi sempre di più l’It per noi è un vantaggio – illustra – perché incentiva la voglia di cambiamento, di informarsi, di proporre». Un concetto su cui i responsabili dei sistemi interpellati concordano, anche se Bonomi non smette di pensare che «al management italiano, in generale, manca la cultura informatica, o meglio quella curiosità che permette di capire e immaginare le soluzioni possibili».
La tecnologia a portata di tutti rappresenta, invece, un problema sul fronte utenti, che spesso fanno richieste strampalate. «Ne ricevo di strane – continua Mariuzzo – e devo perdere parte del mio tempo a spiegare i motivi per cui una determinata tecnologia si rivela inadatta, superflua e ingiustificata per le nostre esigenze. Ad esempio, alcuni anni fa abbiamo deciso di non implementare un pacchetto Crm perché, non avendo un sistema informativo perfettamente affidabile, le informazioni rilasciate avrebbero potuto non essere attendibili».
Florit, invece, considera in un’accezione positiva tali richieste, dato che «sono sempre filtrate dall’ufficio It e, quindi, anche le più particolari possono trasformarsi in opportunità di miglioramento», indica. Opportunità che, però, si legano a doppio nodo al budget che il Cio riesce ad ottenere, così come espresso da Di Felice: «I rapporti con il management sono abbastanza buoni, anche perché siamo una piccola azienda e tutti sanno cosa fare, ma l’It è vista sia come spesa che come vantaggio. In effetti è un costo e, considerata nel breve, non dà risultati, ma poi, sviluppando sugli investimenti sostenuti e presentando gli esiti, l’azienda si è sempre resa conto del profitto ottenuto».
Oneri e onori del Cio
Un problema, certo, uno dei tanti vissuti quotidianamente. Florit ne individua altri: «Si parte dal monitoraggio di tutto il sistema controlli sulla sicurezza in testa, per arrivare ai buoni rapporti interpersonali tra gli utenti e il personale informatico. Nel mezzo ci sono l’ascolto delle esigenze, una funzione di consulenza e analisi interna, un’attenta pianificazione degli interventi, una continua verifica dei risultati. Il tutto, purtroppo, si scontra con le emergenze che, con allarmante coincidenza, rispondono spesso alla legge di Murphy. A mio avviso, la dote più importante per un responsabile dei sistemi informativi, a parte la competenza tecnica, che si dà per scontata, è l’adattabilità, possibilmente affiancata da capacità di multi tasking».
Per Bonomi, poi, una qualità da sfoderare con il management è quella commerciale: «L’approccio alla strumentazione informatica in una Pmi è prettamente utilitaristico: il computer è visto come uno strumento al pari di una calcolatrice. Il fatto che permetta di ottenere uno spettro di informazioni virtualmente illimitato è noto esclusivamente ai tecnici, a meno che il responsabile dei sistemi informativi non sia talmente bravo da riuscire a vendere alla sua dirigenza una certa soluzione».
Così non è per Mariuzzo che, anche da confronti costanti con colleghi in posizioni analoghe alla sua, ritiene che moltissime Pmi italiane siano propense a investire in It «se si fanno proposte proporzionate alle capacità e necessità aziendali e si sta con i piedi per terra. Nella mia impresa, il management è attentissimo all’informatizzazione, ci ha sempre creduto e investito, nonostante le vicessitudini. La gestione organizzata dei magazzini attraverso la radiofrequenza di cui ultimamente si parla molto, noi l’abbiamo dal 1995».
Di collaborazione e supporto reciproco, relativamente alle rispettive competenze (amministrative e commerciali da una parte, tecnico/organizzative dall’altra), parla anche Florit, che può contare su un’ampia discrezionalità per quanto riguarda i piccoli progetti e aperta interazione su quelli a più ampio respiro.
Tutti d’accordo, quindi, che il rapporto con il management è fondamentale. Ma Bonomi resta guardingo: «Il Cio deve avere idee, riuscire a correlare i processi di business con quelli che sono gli strumenti messi a disposizione dall’evoluzione dell’hardware o del software, ma poi spetta al management avere la lungimiranza per leggervi delle possibilità di crescita per il business e aver il coraggio di implementarle all’atto pratico».
Uno sguardo al concreto
Non si può negare, comunque, che l’evoluzione dell’It sia andata di pari passo con un cambiamento non solo dei rapporti con la dirigenza ma anche con quello della figura del responsabile dei sistemi che, ora, deve guardare all’azienda a tutto campo e avere un’esperienza a 360° per poter intervenire sui processi.
«Attualmente, sono le soluzioni sul mercato che vengono piegate ai nostri processi – riprende Bonomi, che in azienda è affiancato da altre due risorse – quando, invece, dovrebbe essere il contrario. Io cerco di intervenire sui processi modificandoli lentamente e, soprattutto, migliorandoli sfruttando gli strumenti di cui dispongo». E parla alla luce di un’esperienza quadriennale in Metallurgica Bresciana, il cui sistema è articolato intorno a server in ambiente Windows 2003 Intel, un centralino abilitato al VOIP e applicativi su Web service che dovrebbero essere attivati entro l’anno prossimo, per permettere un interfacciamento agli agenti sparsi per il globo, in corrispondenza delle principali società di ingegneria. È in previsione anche un progetto di Crm.
Un’esperienza ultradecennale è, invece, quella di Di Felice, che in Molinari Italia è Cio da 32 anni, a sua volta affiancato da due persone. Il sistema informativo della società è composto da una Lan con una trentina di personal computer e una rete esterna con un firewall (più uno ridondante) e un router e una connettività da 2 MB. Tutti i server (uno per ogni specificità richiesta) sono in rack. L’Erp è Navision. «Penso che il livello raggiunto sia uno dei più alti possibili ed è adeguato alle esigenze aziendali – descrive il manager -. Per il futuro, però, vorrei realizzare uno sviluppo dell’applicativo più vicino alle effettive esigenze del mercato, un’ulteriore messa a punto per quanto riguarda il controllo di gestione e rendere il portale, che ora è solo un abbozzo interno, disponibile all’esterno, a partire dai nostri agenti e i grandi clienti».
Tre, il numero perfetto dell’It
Una coincidenza, forse, ma le aree It delle quattro aziende interpellate sono tutte caratterizzate da un team di tre persone, dedicate ad aspetti differenti dell’It. «C’è chi segue più specificamente l’area sistemistica e chi si occupa principalmente dello sviluppo software – evidenzia Florit -. Ciò che conta è tenersi aggiornati, sia nell’ottica di adottare nuove soluzioni ove opportuno, sia per rispondere con competenza alle proposte dei fornitori». Come ovvio, con il passare del tempo aumentano le richieste e, proprio per questo motivo, Cobra intende provvedere all’adeguamento dei sistemi di storage e backup, mantenendo un occhio di riguardo al settore produttivo.
Tre sono le persone It anche in Sinetica (una rete commerciale che vende in oltre 50 paesi nel mondo) che, negli ultimi anni, ha dovuto modificare pesantemente il proprio sistema informativo. «Sono in azienda dal 2002 – ricorda Mariuzzo -, prima esistevano dei consulenti esterni con sviluppatori interni, una situazione tipica per le aziende del Triveneto, dove si trova la nostra sede. Poco prima del mio arrivo, la società si è resa conto che il gestionale in uso non soddisfaceva le sue esigenze e ha deciso di sostituirlo con uno per il settore dei mobili, customizzato al minimo. Partendo da questo spunto, è stata rifatta tutta la struttura informatica, dalla rete fisica a quella logica. I dati erano difficilmente recuperabili e non potevamo utilizzare sistemi di Bi. È stata fatta, quindi, tra l’altro, un’analisi dei dati, abbiamo inserito campi aggiuntivi all’interno degli ordini e delle anagrafiche e provveduto alla riclassificazione del bilancio». Sinetica, inoltre, ha modificato il proprio approccio, passando da una produzione interna a una basata su terzisti. Ora, quindi, sta approcciando il Crm ma, dopo aver valutato varie offerte, ha deciso di realizzarlo da sola. Anche la Bi è in fase di testing. «I risultati iniziano a vedersi – conclude Mariuzzo -, ma siamo ancora in cammino e, tra le varie cose, ci apprestiamo a rendere virtuali tutti i server».





