Il difficile lavoro di un distributore a valore rende poco appetibile il mercato agli importatori paralleli. Lo spiega Alias distributore di networking e sicurezza
Giugno 2009
La situazione sul fronte importazioni parallele per
Alias, distributore specializzato in networking e sicurezza, sembra tranquilla.
«Abbiamo solo segnalazioni sporadiche – dice Giancarlo Milite, amministratore delegato di Alias – di casi relativi a tentativi di vendita via Internet di prodotti che abbiamo anche noi a listino. Capita anche di ricevere e-mail con offerte aggiornate a seconda di quello che richiede il mercato. Ovviamente non ho mai preso in considerazione la cosa, anzi è nostra abitudine farne subito segnalazione al vendor. Credo che gli operatori di canale abbiano tutto l’interesse a segnalare casi sospetti di offerte riguardanti loro prodotti. I broker esistono, e sono in genere sopportati dai vendor, meno tollerati i casi di dumping. Spetta comunque ai vendor controllare il mercato e tutelarsi in qualche maniera. Vero è che oggi non è possibile proteggere tutto: una volta, la differenziazione linguistica e la localizzazione del software operativo della macchina o di quello applicativo erano un’autodifesa sufficiente. Ma ora i prodotti arrivano con cd multilingua, e i Paesi di provenienza hanno poca importanza».
Le differenze, invece, a volte anche tra Paesi europei, ci spiega Milite, riguardano i listini.
«Capita che qualcuno compri in America per poi rivendere altrove – precisa – facendosi carico dei costi di importazione. C’è chi potrebbe infastidirsi, ma per quanto ci si arrabbi, c’è poco da fare quando si tratta di prodotti con scatola, nome e numeri seriali usciti dalla ditta stessa del vendor. A ostacolare questa pratica può ancora valere il discorso della garanzia sui prodotti. Ma anche le garanzie oggi tendono a essere a livello mondiale. Un operatore di canale deve sempre chiedersi cosa si nasconda dietro offerte all’apparenza incredibili, ma il discorso cambia per l’utente finale che, anche se sa di rischiare, si chiede se ne vale la pena. Ad esempio, una azienda che ha 1.000 macchine, decide di comprarne 50 da un canale parallelo. Avrà comunque una sua convenienza, anche perché gode dei servizi di assistenza su una parte delle macchine, e in caso di bisogno, i sistemi per arrangiarsi e coprire le altre li trova. Per il tipo di prodotti che trattiamo la cosa non ha un valore tale da impensierirci».
Secondo Milite sono più soggetti a questa pratica mercati grossi e prodotti semplici.
«Un esempio nell’Ict può essere l’iPod, per cui a fronte di una notevole marginalità, uno può anche pensare di farsi carico dell’assistenza. Oppure di mercati in crescita, come quello dei notebook, bypassando però in qualche modo il problema dell’implementazione in italiano, delle differenze di tastiera, e così via. Ma nel nostro caso, trattando VoIp, networking e sicurezza, parliamo di livelli di complessità tali che non ne vale la pena. Un eventuale importatore parallelo dovrebbe fare la stessa fatica che facciamo noi, il che vanificherebbe ogni convenienza!».





