La Commissione europea multa Apple e Meta rispettivamente per 500 e 200 milioni di euro

Commissione europea Apple

Secondo la Commissione europea, Apple ha violato l’obbligo anti-steering ai sensi del Digital Markets Act (DMA) e Meta ha violato l’obbligo del DMA di dare ai consumatori la possibilità di scegliere un servizio che utilizzi meno i loro dati personali.

Alla luce di questo, la Commissione europea ha inflitto ad Apple e Meta una multa rispettivamente di 500 e 200 milioni di euro. Quelle contro Apple e Meta sono le prime sanzioni per non conformità al DMA.

Le due decisioni – afferma la Commissione – arrivano dopo un ampio dialogo con le aziende interessate, che ha permesso loro di presentare in dettaglio i loro punti di vista e le loro argomentazioni.

La decisione di non-compliance che riguarda Apple

La Commissione ha spiegato che, secondo il DMA, gli sviluppatori di app che distribuiscono le loro applicazioni tramite l’App Store di Apple dovrebbero essere in grado di informare gratuitamente i clienti di offerte alternative al di fuori dell’App Store, indirizzarli verso tali offerte e consentire loro di effettuare acquisti.

La Commissione ha constatato che Apple non rispetta questo obbligo. A causa di una serie di restrizioni imposte da Apple, afferma la Commissione, gli sviluppatori di app non possono beneficiare appieno dei vantaggi dei canali di distribuzione alternativi al di fuori dell’App Store. Allo stesso modo, i consumatori non possono beneficiare appieno di offerte alternative e più economiche, poiché Apple impedisce agli sviluppatori di app di informare direttamente i consumatori di tali offerte. Secondo la commissione, l’azienda americana non è riuscita a dimostrare che queste restrizioni sono oggettivamente necessarie e proporzionate.

Nell’ambito della decisione comunicata oggi, la Commissione ha ordinato ad Apple di rimuovere le restrizioni tecniche e commerciali sullo steering e di astenersi dal perpetuare in futuro comportamenti non conformi al DMA. La Commissione ha anche precisato che la multa inflitta ad Apple tiene conto della gravità e della durata della non conformità.

La decisione della Commissione europea su Meta

Per ciò che concerne Meta, la Commissione spiega che, secondo il DMA, i gatekeeper devono chiedere il consenso degli utenti per combinare i loro dati personali tra i servizi. Gli utenti che non acconsentono devono avere accesso a un’alternativa meno personalizzata ma equivalente.

Nel novembre 2023, Meta ha introdotto un modello pubblicitario binario “Consent or Pay” in base al quale gli utenti UE di Facebook e Instagram potevano scegliere se acconsentire alla combinazione dei dati personali per la pubblicità personalizzata o pagare un abbonamento mensile per un servizio privo di pubblicità.

La Commissione ha riscontrato che questo modello non è conforme alla DMA, in quanto non offriva agli utenti la scelta specifica richiesta di optare per un servizio che utilizza meno i loro dati personali, ma che è altrimenti equivalente al servizio di “pubblicità personalizzata”. Il modello di Meta, inoltre, non consentiva agli utenti di esercitare il diritto di acconsentire liberamente alla combinazione dei loro dati personali.

Nel novembre 2024, dopo numerosi scambi con la Commissione, Meta ha introdotto un’altra versione del modello di annunci personalizzati gratuiti, offrendo una nuova opzione che presumibilmente utilizza meno dati personali per visualizzare gli annunci. La Commissione sta valutando questa nuova opzione e continua il dialogo con Meta, chiedendo all’azienda di fornire prove dell’impatto che questo nuovo modello di annunci ha nella pratica.

Fatta salva questa valutazione in corso, la decisione odierna di non conformità della Commissione europea riguarda il periodo di tempo in cui agli utenti finali dell’UE è stata offerta solo l’opzione binaria “Consent or Pay” tra il marzo 2024, quando gli obblighi del DMA sono diventati giuridicamente vincolanti, e il novembre 2024, quando è stato introdotto il nuovo modello di annunci di Meta.

La multa inflitta a Meta – sottolinea la Commissione – tiene conto anche della gravità e della durata della non conformità, pur rilevando che le decisioni prese oggi contro Apple e Meta sono le prime decisioni di non conformità adottate nell’ambito del DMA.

Oggi la Commissione ha anche stabilito che il servizio di intermediazione online Facebook Marketplace di Meta non deve più essere designato ai sensi della DMA. La decisione fa seguito alla richiesta presentata da Meta il 5 marzo 2024 di riconsiderare la designazione di Marketplace. A seguito di un’attenta valutazione delle argomentazioni di Meta e a seguito delle misure aggiuntive di enforcement e di monitoraggio continuo adottate da Meta per contrastare l’utilizzo business-to-consumer di Marketplace, la Commissione ha riscontrato che Marketplace aveva meno di 10.000 utenti commerciali nel 2024. Meta, pertanto, non soddisfa più la soglia pertinente che dà luogo alla presunzione che Marketplace sia un importante punto di accesso per gli utenti business per raggiungere gli utenti finali.

Cosa succede ora?

Apple e Meta sono tenute a conformarsi alle decisioni della Commissione entro 60 giorni, altrimenti rischiano il pagamento di penali periodiche, spiega la Commissione europea.

Apple e scelta dell’utente per le app alternative

Oggi la Commissione europea ha anche chiuso l’indagine sugli obblighi di Apple in materia di scelta dell’utente, grazie all’impegno – che la Commissione stessa ha definito tempestivo e proattivo – di Apple per trovare una soluzione di conformità.

A seguito di un dialogo costruttivo con Apple, la Commissione ha deciso di chiudere l’indagine sugli obblighi di scelta dell’utente da parte di Apple ai sensi del Digital Markets Act (DMA). La Commissione ha inoltre informato Apple del suo parere preliminare secondo cui le condizioni contrattuali di Apple relative alla distribuzione alternativa di app violano il DMA.

La Commissione ha chiuso l’indagine contro Apple in relazione all’obbligo di DMA che offre agli utenti dell’UE la possibilità di disinstallare facilmente qualsiasi applicazione software e di modificare le impostazioni predefinite su iOS, nonché di scegliere il browser web predefinito da una schermata di scelta.

Questa chiusura fa seguito a un dialogo costruttivo tra la Commissione e Apple. Di conseguenza, Apple ha modificato la schermata di scelta del browser, semplificando l’esperienza dell’utente nel selezionare e impostare un nuovo browser predefinito su iPhone.

Apple ha anche reso più semplice per gli utenti cambiare le impostazioni predefinite per le chiamate, la messaggistica, il filtro chiamate, le tastiere, i gestori di password e i servizi di traduzione sugli iPhone. Un nuovo menu consente agli utenti di configurare le impostazioni predefinite in un’unica posizione centralizzata, semplificando il processo di personalizzazione.

Inoltre, gli utenti possono ora disinstallare diverse app preinstallate da Apple, come Safari, una funzionalità precedentemente non disponibile.

La Commissione sottolinea che continuerà a monitorare le misure adottate da Apple e proseguirà il dialogo normativo per garantire la piena ed effettiva possibilità di scelta da parte degli utenti, come tutelato dal DMA.

In base al DMA, sottolinea la Commissione europea, Apple è tenuta a consentire la distribuzione di app sul suo sistema operativo iOS con mezzi diversi dall’Apple App Store. In termini pratici, ciò significa che Apple deve consentire la presenza di app store di terze parti su iOS e il download di app sull’iPhone direttamente dal web.

La Commissione ritiene in via preliminare che Apple non abbia rispettato questo obbligo, viste le condizioni che impone agli sviluppatori di app (e di app store). Secondo la Commissione gli sviluppatori che desiderano utilizzare canali alternativi di distribuzione delle app su iOS sono disincentivati a farlo, poiché ciò richiede che optino per condizioni commerciali che includono una nuova tassa (la Core Technology Fee di Apple). Apple avrebbe inoltre introdotto, sempre secondo la Commissione, requisiti di idoneità eccessivamente rigidi, ostacolando la possibilità per gli sviluppatori di distribuire le proprie app attraverso canali alternativi. Infine, Apple renderebbe eccessivamente onerosa e confusa l’installazione delle app da parte degli utenti finali quando utilizzano canali di distribuzione alternativi.

La Commissione ha ritenuto in via preliminare che Apple non abbia dimostrato che le misure adottate siano strettamente necessarie e proporzionate. Apple ha ora la possibilità di esercitare i propri diritti di difesa esaminando i documenti contenuti nel fascicolo d’indagine della Commissione e rispondendo alle conclusioni preliminari.

Ulteriori informazioni su queste decisioni sono disponibili sul sito della Commissione europea.

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