La Borsa come fonte di capitali e visibilità per le società hi-tech

Abbiamo dedicato la sezione a un’indagine che, con la testimonianza di alcune aziende presenti nel Nuovo Mercato, cerca di capire quali sono i vantaggi ricavati dalla quotazione, pur in un contesto oggi decisamente depresso in termini di investimenti e scambi azionari.

 


Più che agli andamenti dei bilanci aziendali, oggi le Borse di tutto il mondo sembrano sensibili alle tattiche di guerra e ai bollettini medici relativi alla diffusione del virus della polmonite di provenienza orientale. Troppe incertezze da tempo condizionano investitori e imprese: al boom nato con la folle illusione della new economy è seguito, inevitabile, lo scoppio della bolla finanziaria, poi l’11 settembre, che ha acuito una fase di recessione già in essere, oggi peggiorata dalla guerra in Irak. Tra euforia, crolli e rimbalzi tecnici, le Borse sembrano impazzite. Mentre scriviamo non ci sono i presupposti di una ripresa a breve e tutta la fiducia in un futuro migliore (sia economico che sociale) è demandata a una veloce conclusione della guerra, mentre l’ottimismo degli investitori è affidato alle prospettive economiche che un "tranquillo" dopoguerra può avviare. Ma in attesa che arrivi questo tanto auspicato "rinascimento" economico, gli analisti che sondano l’andamento del mercato, continuano a spostare in avanti la data della ripresa e i più ottimisti la collocano tra la fine dell’anno in corso e l’inizio del 2004. Tra questi Daniel Gros, direttore del Ceps (Centre for European Policy Studies) che in una recente intervista a Il Sole 24 Ore si dice fiducioso in una ripresa "lenta ma in atto che si manifesterà completamente nel 2004".


Di recente anche il commissario Ue per gli affari economici, Pedro Solbes, ha detto che le economie dei 12 Paesi della zona euro sono in salute e ha previsto una crescita del Pil del 2,25% nel 2004, con un rilancio dell’occupazione e degli investimenti, sempre che migliori il quadro internazionale, mentre si è detto preoccupato per l’andamento di Usa e Giappone.


In questo contesto generale i titoli delle socità di hi-tech seguono l’onda… che qualche volta porta in alto. Per esempio, Intel è il titolo tecnologico dell’indice Dow Jones che ha guadagnato di più in assoluto, in quanto nel primo quarter del 2003 è risultato in rialzo del 10%, nonostante abbia pagato un dividendo di solo due centesimi ad azione per trimestre.


In Italia, recente è l’annuncio della presenza di Tiscali ed e.Biscom, quotate al Nuovo Mercato, tra le nuove "blue chip"; per i titoli di sangue blu, quelli che fanno parte dell’indice Standard & Poor’s/Mib, l’aspirazione è di diventare il nuovo riferimento internazionale per Piazza Affari, sostituendo quindi, anche se non subito, il vecchio Mib30.


A quasi quattro anni dal suo avvio (è operativo dal 17 giugno del 1999) Nuovo Mercato può oggi contare su 44 aziende (erano 45, ma è uscita On Banca) e, pur in un contesto molto difficile, va riconosciuto che a fine 2002 era il secondo mercato europeo della sua categoria, per scambi e capitalizzazione, dopo il Neuer Markt tedesco (che però è avviato alla chiusura e i cui titoli andranno a confluire nel listino principale), ma prima di Nouveau Marchè, Swiss New Market e Nasdaq Europe. Per quanto riguarda la capitalizzazione, sempre nel 2002, tra le prime cinque società quotate su mercati high-growth in Europa, tre appartengono al Nuovo Mercato. L’età media delle società del listino è di 9 anni e presentano un flottante medio collocato del 29% (salito nell’ottobre del 2002 al 38,9%). In particolare 10 società hanno un flottante superiore al 10%, 18 compreso tra il 30 e il 50%, 12 tra il 20 e il 30% e 4 inferiore al 20%.

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