Dall’analisi dell’andamento di due settori molto importanti per il nostro tessuto economico, come il tessile/abbigliamento e il meccanico, è emerso un preoccupante peggioramento in fatto di competitività e di innovazione. Il ruolo dell’Enea come ente coordinatore nei progetti di ricerca
L’utilizzo delle tecnologie Ict a supporto del business delle aziende
è un tema ancor oggi molto dibattutto e per nulla scontato,
soprattutto per le Pmi italiane. Per questo l’Enea (Ente per le nuove
Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente) ha organizzato, con il supporto
di Sirmi, il convegno “Eutist-Ami. Migliorare i processi produttivi
grazie all’adozione di soluzioni Ict innnovative“. L’obiettivo era
quello di far conoscere quali sono i risultati di progetti avviati a
suo tempo con società nazionali che hanno usufruito di fondi della
Comunità europea e quindi incoraggiare le imprese a percorrere questa
strada, visto che proprio l’Italia negli ultimi tempi ha perso molto
slancio nella R&D. In particolare, come ha sottolineato Massimo
Busuoli, project coordinator di Enea, il compito della sua divisione
è quello di supportare le aziende a diffondere l’innovazione e a
stimolare le Pmi a investire in ricerca, un campo che le vede
scarsamente presenti e attive. Il tutto sotto il cappello di
Eutist-Ami, un’iniziativa fondata dalla Commissione europea per
migliorare i processi produttivi grazie all’adozione di soluzioni Ict
innovative, che a oggi ha avviato 17 progetti pilota, coordinati
anche da Enea. In quest’ambito, l’Ente nazionale offre un supporto
consulenziale gratuito e aiuta le società a reperire i soldi messi a
disposizione dalla Comunità europea per realizzare nuovi progetti.
“Infatti, nello scorso anno su 50 progetti supportati, oltre il 50%
ha ottenuto il finanziamento, contro una media europea di un progetto
finanziato su tre” ha sottolineato Busuoli. Nello specifico, il
convegno si è rivolto alle aziende che operano nel
tessile/abbigliamento e nella meccanica, due tra i settori più
trainanti del Sistema Paese Italia, ma attualmente in crisi, per i
quali sono stati presentati alcune soluzioni partorite all’interno di
Eutist-Ami. Nell’introduzione all’incontro, Maurizio Cuzari,
amministratore delegato della società di analisi Sirmi, ha osservato
come in effetti calare le nuove tecnologie all’interno delle aziende
sia un processo necessario, ma certamente non facile. In un contesto
europeo che finalmente nel 2004 dovrebbe vedere una ripresa degli
investimenti Ict, grazie anche al forte contributo dei Paesi
dell’Europa orientale e centrale (secondo Sirmi in crescita di quasi
l’11% nel 2004), in Italia la situazione è un po’ diversa. Le aziende
in passato hanno acquisito oltremisura, per cui stanno ancora
smaltendo quanto hanno già in casa. Tuttavia, gli investimenti
dovranno per forza riprendere, perché il sistema non può staccare la
spina nei confronti dell’innovazione. In termini di crescita (si veda
Linea Edp n° 11), bisogna ormai pensare che il mercato dell’Ict va
verso valori molto più contenuti di un tempo. Inoltre, sul fronte
dell’offerta, il mercato è ancora più che mai alle prese con una
complessità che è intrinseca al settore. “Quando ci sono tante linee
di tendenza su software e servizi, vuol dire che nessuna emerge” ha
osservato Cuzari. Inoltre, la forte attenzione verso i prezzi spinge
i paesi più industrializzati davanti a scelte come l’offshore, che
rischiano di mettere sotto pressione molti player dell’It. Secondo
l’analista “oggi bisogna ripartire con nuovi elementi come la
concretezza e la competenza, perché solo così si riesce a sostenere
la competitvità“.
Aumentare la creatività
E a questo tema si è ricollegato anche l’intervento di Raimondo
Boggia, consigliere del Gruppo Terziario Innovativo di Assolombarda,
che ha denunciato come il cambiamento in atto sui mercati
internazionali, innescato dalla forte concorrenza industriale che
l’Italia sta subendo dai Paesi dell’Est e dell’Oriente, stia
spingendo le aziende a diversificare l’approccio al business. La
Regione Lombardia, in particolare, deve diventare un polo di
attrazione della nuova classe creativa; diversamente è destinata al
declino. Bisogna, inoltre, essere aperti ai flussi internazionali
come seme per l’innovazione, ma internamente deve anche crescere il
numero di ricercatori. Infatti, le imprese devono essere in
condizione di sviluppare innovazione, le risorse devono essere
facilmente accessibili e attualmente sono disponibili fondi per un
miliardo di euro a sostegno dell’high tech, che sono conosciuti da
pochi. E un segnale di allarme viene dal numero di brevetti che in
Italia e in Lombardia è in continuo calo anno su anno. “È un grave
errore – ha detto Boggia – sottostimare il valore economico della
proprietà intelletuale. Bisogna, invece, rendersi conto che oggi il
vantaggio competitivo è quello di imparare e agire più velocemente
dei propri concorrenti“.
Tra i settori che maggiormente stanno subendo la competizione con i
paesi emergenti c’è il tessile/abbigliamento che in Italia ha un
notevole peso economico, pari a 46 miliardi di euro, con 58mila
aziende (di cui il 96% Pmi) e oltre 690mila addetti, valori che
rappresentano una quota importante dell’industria tessile europea,
stimata in 200 miliardi di euro, con 177mila aziende. Queste premesse
hanno consentito a Massimo Nini, amministratore delegato di
Textileitaly, società di servizi all’interno di Ati (Associazione
Tessile Italiana) di sottolineare come il settore stia perdendo
competitività e nell’ultimo triennio abbia visto calare il fatturato
in media del 5%. “Parlando in termini meteorologici – ha detto Nini –
siamo in uno stato depressionario, che sta andando verso un uragano
rappresentato dalla globalizzazione del 2005, con l’eliminazione
delle quote d’importazione Wto e l’allargamento dell’Unione europa.
Già da tempo si stanno trasferendo le capacità e le conoscenze del
settore verso paesi terzi, un trend questo che non è arrestabile, ma
va almeno governato“. Nel tessile/abbigliamento la complessità insita
nella filiera si è scontrata con la complessità dei processi It e con
un tessuto produttivo che, come già accennato, è fatto per la quasi
totalità da Pmi, il 75% delle quali dipende per la metà del proprio
fatturato da un solo cliente. È logico intuire che, in questa
situazione, gli Erp hanno un modello troppo complesso per essere
utilizzato. Internet, invece, rappresenta una nuova opportuinità, in
quanto strumento di supporto per favorire nuovi processi, ma spesso
si scontra con carenze culturali del management delle Pmi, con un
Sistema Paese carente e con un’offerta spesso incapace di capire le
reali esigenze. Le aziende del tessile/abbigliamento hanno fortemente
innovato nei processi produttivi, ma non hanno sviluppato la comunità
e la relazione oltre le basi tradizionali, mentre invece dovrebbero
imparare a competere non solo in qualità e brand, ma anche in
velocità. Per raggiungere questi obiettivi diventa, quindi,
necessario adottare strumenti tecnologici, che consentano di ridurre
al minimo i tempi di produzione e organizzare una filiera flessibile
e tempestiva nel seguire nuovi orientamenti di business. Per questo è
necessario che tutti gli attori coinvolti nella filiera, dai
produttori di tessuti ai subfornitori di tessuti, abbigliamento,
accessori, dalla rete distributiva agli acquirenti, possano
comunicare velocemente e scambiarsi dati con un linguaggio comune.
Infatti, per un’azienda che non sia grande, è troppo costoso
implementare un’interfaccia per ognuno dei suoi partner.
Il progetto Moda-Ml
Da queste considerazioni è nato il progetto Moda-Ml, finanziato dalla
Ce, che vede come partner tecnologici l’Enea, in quanità di
coordinatore, il Politecnico di Milano, l’istituto francese Ifth,
Ruppo Soi e Domina. Il software Moda-Ml (gratuito e open source)
realizzato con un approccio peer-to-peer, ha sviluppato un linguaggio
comune, basato sullo standard Xml per lo scambio di informazioni e i
protocolli di comunicazione più comuni (Http, Smtp) per favorire
l’interoperabilità tra le aziende della filiera. Moda-Ml offre
all’utente la possibilità di avere un controllo centralizzato sulla
struttura dei documenti, non sulle transazioni, di scambiare messaggi
direttamente con tutti i suoi partner e avere un’alta
interoperabilità verso le altre comunità di imprese e verso i sistemi
informativi interni. Inoltre, ogni azienda può implementare il suo
software compatibile. In un’ottica europea Moda-Ml e eTeXml stanno
collaborando per realizzare uno standard europeo, Tex-Spin (Textile
Supply Chain Integrated Network), con lo scopo di mettere a punto una
piattaforma comune per lo scambio di dati in formato elettronico fra
aziende della filiera del tessile/abbigliamento.
Le sfide nella meccanica
Sul fronte dell’industria meccanica, una realtà che vale 34 miliardi
di euro (di cui il 50% viene dall’export) e impiega 187mila addetti,
le sfide in atto per il settore nazionale riguardano da un lato gli
attacchi che vengono da un mondo tecnologicamente avanzato come
quello Usa, che realizza prodotti di alta qualità, e dal basso dai
prodotti a prezzi contenuti provenienti dall’Oriente. Nel presentare
un’analisi di come il settore si rapporti verso le nuove tecnologie,
anche Maurizio Brancaleoni, vice presidente di Anima (Federazione
delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica varia e Affine)
legata a Confindustria, ha sottolineato come le aziende investano
poco in R&D. Da una recente inchiesta è emerso che il 22,6% delle
realtà del settore utilizza macchine a controllo numerico nella
produzione, però il 67% dichiara di utilizzare un software di
supporto alla gestione della qualità e della produzione e la stessa
percentuale vale per la gestione informatizzata del magazzino. Per
quanto riguarda gli approvvigionamenti solo lo 0,64% utilizza un
sistema Scm, ma il 56,7% si dichiara interessato alla tecnologia.
Infine il 43% possiede un gestionale, con in prevalenza
amministrazione e magazzino integrati (85,4%); rilevante anche la
percentuale di integrazione con le aree produzione (79,6%) e vendite
(72,3%). Nettamente inferiore l’integrazione con la progettazione
(37,5%) e il marketing (23,4%). In conclusione, secondo Brancaleoni,
l’imprenditore meccanico è molto interessato a utilizzare l’It, ma
chiede che l’offerta riesca meglio a interpretare le esigenze del
settore, tenendo conto che ancora esiste un sentimento di “gelosia” e
che quindi le soluzioni devono avere una certa personalizzazione.





