King Kong, come nasce un videogame

Dietro un progetto da venti milioni di dollari ci sono mesi di lavoro intenso. Per un gioco che somiglia molto a un film

In attesa dell’ennesima versione sul grande schermo in uscita in dicembre, il 16 novembre sarà disponibile sugli scaffali “Peter Jackson’s King Kong” la trasposizione nel mondo dei videogiochi dello scimmione diventato ormai un cult cinematografico.

Questa volta però oltre che al cinema sarà possibile giocare con il gorilla su otto piattaforme differenti che vanno dai cellulari fino alla Xbox 360 ormai prossima al debutto. Uno sforzo poderoso da parte di Ubi Soft che sull’irascibile animale che si arrampica sull’Empire state building con in mano la bionda di turno ha investito venti milioni di dollari.

Cifra imponente per un gioco realizzato in un anno e mezzo a cavallo fra Montpellier, la sede di uno degli studios dove la società francese realizza i suoi giochi, e la Nuova Zelanda residenza del regista della trilogia del “Signore degli anelli” che da contratto si è assicurato una percentuale sulle vendite.

La storia prende avvio all’inizio del 2004 quando il team di Ubi Soft sbarca dall’altra parte del mondo per incontrarsi con il regista che inizia a tratteggiare la storia nella quale saranno inclusi molti animali mai comparsi nei film come dinosauri e altri mostri preistorici. Jackson, che dà accesso al team di Ubi a tutto il materiale relativo al film, vuole un gioco il più possibile simile alla versione cinematografica che ricrei l’atmosfera che vivranno gli spettatori in sala. Il gamer si trova da una parte e l’altra della catena alimentare. Nel gioco, infatti, al 70% si gioca la parte di Jack, che sull’isola ci va per fare un film e affronta avventure di tutti i tipi, e per il resto del gorilla che si trova nel suo habitat naturale. Per il giocatore questo vuol dire che manovrare Jack lo sottopone a un ritmo intenso e stressante, mentre il gorilla gli permette di rilassarsi. Kong è il re dell’isola e i dinosauri gli fanno un baffo. Con un’avvertenza, il livello di difficoltà si adegua alle capacità del giocatore che dopo avere sbattuto inutilmente la faccia contro il T rex vede improvvisamente il mostro muoversi più lentamente, apparire un po’ più debole e quindi alla sua portata.

Il team di sviluppo ha poi fatto sparire la classica interfaccia del gioco e, sotto le direttive del regista, ha creato una foresta piena di vita dove l’erba si muove al passaggio delle persone, il dinosauro se sei nascosto non ti vede e può anche essere sviato da un piccolo animale buttato lì come esca. I personaggi interagiscono con l’ambiente (la lancia infuocata può essere utilizzata per provocare un incendio) e quando lo scimmione arriva a New York mostra tutti i limiti di chi dalla foresta si trova a combattere in un ambiente sconosciuto come quello di una metropoli.

La traccia iniziale viene più volte riscritta, gli scambi di mail sono continui con rigide regole di riservatezza. Ogni bozza può essere letta ma non copiata per evitare l’uscita dagli studio. Mentre Ubi Soft arriva a mobilitare circa trecento persone sul gioco, la colonna sonora porta via una decina di mesi di lavoro e, sempre per rendere il tutto il più realistico possibile, si decide di optare per suoni naturali. L’urlo di Kong arriva infatti da 12 suoni differenti dei quali un paio umani.

Il lavoro è frenetico, ma come raccontano in Ubi Soft “ogni viaggio in Nuova Zelanda ci fa tornare a Montpellier carichi di energia creativa”. Traduzione: si lavora anche di notte. Ci sono scadenze da rispettare e la certificazione da parte dei produttori di console da ottenere. Se sul pc i bug possono anche essere eliminati con una patch da scaricare dal sito, per le console il prodotto deve essere perfetto. Un bug e la relativa bocciatura da parte di Sony o Microsoft può ritardare il lavoro di mesi. Un incubo.

I responsabili del progetto si incontrano con una collaboratrice di Jackson per definire la sceneggiatura e registrare la voce narrante. Nel giro di due giorni vengono passati al settaccio tutti i dialoghi. Poi a Los Angeles si registrano le voci degli attori.
Siamo alla fine, il gioco è ok e c’è pure la classica scena nella quale il gorilla dopo avere distrutto mezza città si ferma e all’apparire della versione virtuale di Naomi Watts stende la mano e la fa salire per portarla sul grattacielo.

King Kong non perde la tenerezza.

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