Una ricerca conferma la capacità di innovazione delle imprese della zona. E per finanziarsi una su due ricorre al credito.
La propensione all’innovazione fra le imprese del Nord Est è elevata: secondo una ricerca svolta dalla Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, nell’ultimo biennio il 72,3% ha investito in formazione e il 66,9% nell’introduzione di nuovi prodotti. Il 67% ha realizzato invece innovazioni di processo negli ultimi cinque anni. A occuparsi di questi progetti è nel 75,4% dei casi il personale interno alle aziende. Meno rilevante il ricorso a consulenti esterni (16,7%) e marginale la relazione con le università (0,4%).
La maggior parte degli imprenditori (58,3%) ritiene che bisogna innovare per sopravvivere, mentre il 41,7% sostiene che l’innovazione serve soprattutto per crescere. Il problema è che il modello di innovazione che prevale in quella che rimane una delle zone più dinamiche del paese è troppo spesso l’inseguimento dei propri concorrenti (60,7%) piuttosto che un ruolo da apripista, che si limita al 39,3% degli intervistati.
Esiste poi il problema delle risorse finanziarie. Per le imprese del Nord Est la principale fonte rimane quella del credito tradizionale utilizzata dal 58,3% delle imprese.
Al secondo posto c’è l’autofinanziamento (36,3%), maggiormente diffuso tra le imprese più strutturate. Marginali sono invece altre forme come il capitale di rischio (2,9%) e la condivisione di capitali con altre imprese (2,5%).
La scarsità di risorse finanziarie è intrecciata con la capacità di innovazione visto che, sempre la ricerca, afferma che i principali ostacoli all’innovazione sono legati alla limitatezza del capitale disponibile: eccessivo costo del credito (25,8%), ristrettezza di risorse finanziarie interne (18,2%), individualismo degli imprenditori che li porta a non condividere capitali con altre imprese (17,5%) e l’esiguità delle risorse pubbliche e degli incentivi per la ricerca (16,4%).
Per questo i due strumenti ritenuti più idonei a dare nuovo impulso all’innovazione vengono indicati nell’introduzione di incentivi per l’innovazione non solo tecnologica (27,5%) e nel rendere più accessibili gli strumenti di finanziamento (21,1%).
La banche diventano, quindi, un attore principale per il processo innovativo. Agli istituti di credito viene però rimproverato (dal 70,3% degli intervistati) di concedere i finanziamenti dando troppo peso ai parametri finanziari piuttosto che alla validità dei progetti.





