Alla giornata organizzata da Confindustria Luca di Montezemolo difende Industria 2015. Le proposte di Pistorio
“Industria 2015 è una cornice importante per le imprese su cui investire”. E’ l’opinione del presidente di Confindustria, Luca di Montezemolo che, intervenendo alla Giornata della ricerca e dell’innovazione organizzata dall’associazione degli industriali, ha invitato il Governo che uscirà dalle urne a non cambiare tutto ciò che è stato fatto in questa legislatura. “I nuovi governi – dice – non devono, appena arrivati, fare come sport nazionale di cambiare tutto quello che è stato fatto dal precedente esecutivo. Finita la campagna elettorale, bisogna governare il Paese e si dovrà tener conto del quadro di riferimento di Industria 2015, importante per le imprese e per la ricerca”.
L’intervento di Montezemolo è stato preceduto dal vicepresidente di Confindustria con delega all’innovazione Pasquale Pistorio che ha ricordato come i crediti di imposta per le imprese che investono in innovazione e ricerca, previsti dalla Finanziaria 2007 e 2008, e dal progetto Industria 2015 “rappresentano lo 0,3% del Pil, e a regime, nel 2009, finalmente dopo decenni, la spesa per ricerca e innovazione supererà l’1,4% del Pil. Se si continua su questa strada si migliorerà ancora”. Industria 2015, il credito di imposta del 10% per le imprese che fanno ricerca “in casa” e quello del 40% per “tutte le commesse che le imprese private danno all’università” sono, secondo Pistorio, “una piattaforma molto valida”.
Però si può dare di più. Sempre Pistorio afferma che è necessario “Portare il credito di imposta automatico per tutta la ricerca fatta intra muros dalle imprese dal 10 al 20%” e contemporaneamente estendere a dieci anni “l’orizzonte temporale per tutte le misure di incentivo alla ricerca privata da parte dello Stato”, oggi previsto per tre anni. Va inoltre ampliata anche agli agli istituti di ricerca di diritto privato senza scopo di lucro l’applicabilità del credito di imposta automatico del 40% sulle commesse che le imprese danno agli istituti pubblici di ricerca e alle università. Bisogna inserire l’Ict tra i filoni strategici per il finanziamento di Industria 2015 e aumentare di almeno il 5% l’anno la spesa per la ricerca pubblica.
“L’insieme di queste misure – dice Pistorio – se realizzate nei tempi e nei modi corretti, è in grado entro il 2011 di più che raddoppiare la spesa privata per la ricerca e lo sviluppo, portandola all’1,2% del Pil, e la spesa pubblica dallo 0,6 attuale allo 0,8%, raggiungendo per la spesa totale il 2% del Pil e avvicinandoci ai livelli attuali della Francia e della Germania”. Secondo il vicepresidente di Confindustria, “continuando sulla stessa strada, il traguardo del 3% del Pil per il 2015 sarebbe alla nostra portata”.
Traguardi difficili da raggiungere visto che al momento “Su 30 paesi Ocse siamo ventitreesimi per spesa in ricerca e sviluppo sul Pil”, per lo sviluppo “spendiamo appena l’1,1% del Pil”, se “manterremo invariato l’attuale impegno, come sistema Paese, sul fronte dell’innovazione, serviranno 53 anni per raggiungere la performance media europea. Considerando che alla Romania saranno sufficienti 22 anni e alla Lituania 10, appare chiarissima l’urgenza di agire”.
L’Italia, ha ricordato Pistorio aprendo la Giornata della ricerca e dell’innovazione, si piazza al ventitreesimo posto su 37 anche nella classifica dell’European Innovation Scoreboard 2007 della Commissione Europea e al quarantaseiesimo nel Global Competitiveness Index del 2007 del World Economic Forum. Francia e Germania spendono per lo sviluppo rispettivamente il 2,6% e il 2,3% del Pil, contro l’1,1% dell’Italia e “abbiamo appena 2,8 ricercatori per mille abitanti, contro il 3,3 della Germania e della Francia”.
Fra i paesi emergenti, la Cina ha previsto per il 2006-2010 una spesa per ricerca e innovazione pari al 2,5% del Pil, “una cifra che nel 2010 – sottolinea Pistorio – rappresenterà un valore pari a 75 miliardi di dollari investiti”. Il ritardo accumulato in Italia negli investimenti su ricerca e innovazione “ha portato inevitabilmente prima al rallentamento della crescita della produttività, poi alla stagnazione e, addirittura, negli ultimi sette anni, una decrescita a -1,4%, contro la crescita del 7% in Francia e Germania e del 13% nel Regno Unito”.
Secondo Pistorio, “complessivamente, il vero problema è che lo Stato, non solo spende poco, e certo non benissimo, ma ha mancato di svolgere in modo adeguato il ruolo di attivatore della spesa privata, attraverso trasferimenti alle imprese che sappiamo tutti essere stati, per decenni, la metà di quelli inglesi e circa un terzo di quelli francesi e tedeschi”.
Nel 2005 le grandi imprese, sottolinea il vice presidente di Confindustria, le grandi imprese “hanno sostenuto l’81,4% del totale della spesa privata in ricerca e sviluppo” che ammonta complessivamente a otto miliardi di euro, “pari al 50% della spesa nazionale”. Spesa, quella delle imprese private, inferiore alla media degli altri Paesi sia per la predominanza delle piccole imprese, sia per la mancanza di una mercato di venture capital.





