Infrastruttura applicativa al centro della nuova tecnologia di Bea

La casa californiana vuole ampliare le funzionalità di WebLogic. L’attenzione è rivolta a Java e alla diffusione degli standard di condivisione delle applicazioni in Rete. L’interazione nativa dei software è il punto di partenza della system integration.

Bea Systems alza il tiro. La società californiana, che ha fatto fortuna legando il proprio nome all’universo dei server logici e alla gestione delle transazioni Internet, oggi, tenta di scrollarsi di dosso questa eredità forse un po’ troppo limitativa.


Il richiamo al mondo dell’e-business è ormai lontato e tutti gli annunci sono rivolti all’universo dei software in grado di gestire infrastrutture di applicazioni. Quasi tutte le aziende che intrattengono rapporti su ampia scala con clienti e fornitori avvertono, infatti, la necessità di rendere più rapida la condivisione dei dati che risiedono sui sistemi di back end con partner selezionati. Scopo dei servizi Web è consentire l’accesso alle applicazioni centrali di un’impresa, per facilitare la consultazione e il rapido scambio di informazioni e dati.


Anche Bea ha capito l’importanza di queste tecnologie e, forte di alcune acquisizioni (WebLogic prima e, più di recente, la società che sviluppa software in linguaggio Xml, Crossgain, e lo specialista Java, Appeal Virtual Machines), ha deciso di ampliare l’offerta dai motori di gestione delle transazioni alle soluzioni che permettono di organizzare applicazioni aziendali complesse.

Applicazioni estese


"In questo momento, il server logico è solo uno degli elementi di una soluzione di gestione di ampio respiro dell’infrastruttura applicativa – ha esordito Mauro Solimene, amministratore delegato di Bea Systems Italia –. La nostra offerta è, oggi, in grado di garantire un substrato sul quale le aziende possono creare, condividere e scambiare applicazioni e dati attraverso il Web". Sono i clienti stessi che, secondo il manager, richiedono offerte complete che permettano di ridurre la complessità della gestione di back e front end.


"Si tratta di qualcosa che va ben al di là della semplice integrazione applicativa (Eai – ndr) – ha tenuto a precisare Solimene – perché amplia i confini dell’impresa e la proietta nell’universo delle applicazioni condivise, create per essere automaticamente scambiate eliminando i problemi di incompatibilità".

Semplificare e unificare


In questa nuova ottica, l’interazione nativa (grazie a Xml) tra applicazioni create con linguaggi di programmazione diversi, in ambienti operativi eterogenei, diventa il fondamento della system integration.


Alla base dei nuovi annunci di Bea c’è una filosofia, sfociata nel middleware WebLogic Platform 7.0, che si propone di favorire la condivisione delle applicazioni in Rete. Questo potente strumento permette di dotare le aziende di un toolkit completo di creazione e gestione dei portali (WebLogic Portal), di un framework per l’integrazione delle soluzioni di back end (WebLogic Integration) e di un motore transazionale (WebLogic Server). "Proprio questa visione realmente unitaria distingue la nostra offerta dall’approccio di altri vendor – ha precisato Solimene –, che propongono software nettamente distinti, integrati solo attraverso la componente di servizio. Le nostre soluzioni, invece, nascono già da un fondamento comune, rappresentato dal framework di sviluppo WebLogic Workshop, che rappresenta l’essenza di questa tecnologia".


Il lancio della nuova architettura rappresenta anche una svolta strategica per Bea. Con l’inaugurazione di questa nuova filosofia la società si propone di unificare tutte le applicazioni aziendali, fornendo connettori standard per le diverse soluzioni di back end, ed estenderle portando le informazioni significative oltre i confini delle aziende (per incapsulare anche i dati dei partner in tempo reale), oltre a semplificare la gestione dei sistemi. "È giunto il tempo di mettere le aziende in condizione di creare delle applicazioni istantaneamente condivisibili in ambienti aperti – ha sostenuto il manager -. La tecnologia è ormai matura, l’architettura è aperta e flessibile e i livelli di sicurezza raggiunti ci permettono di credere che ormai i servizi Web siano una realtà tangibile". E Bea sembra credere che questo sia già oggi possibile grazie alla ferrea aderenza agli standard Web più diffusi e a un impegno sul fronte delle specifiche di sicurezza online.

Il cuore in Java


WebLogic Platform 7.0 è certificata come soluzione compatibile con la versione 1.3 di J2Ee (Java 2 Enterprise edition) e supporta nativamente tutte le più diffuse specifiche di condivisione delle applicazioni aziendali come Soap (Simple object access protocol), Xml (eXtensible markup language), Wsdl (Web services description language) o Uddi (Universal description discovery and integration). "WebLogic Workshop, il nostro strumento di sviluppo noto in passato come Cajun, permette di unificare tool creati in ambienti diversi e utilizza Xml come lingua franca, per consentire lo scambio di dati da e verso l’azienda", ha concluso il manager. La certezza delle identità online e i servizi di autenticazione sicuri sono, invece, garantiti da un accordo siglato di recente con VeriSign.

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