A Smau una onlus di Cio che ha come obbiettivo la diffusione delle nuove tecnologie
“La comunità internazionale si mobiliti per garantire anche ai paesi poveri un pieno accesso alle nuove tecnologie”. Il messaggio
del segretario generale dell’Onu Kofi Annan, partito dal vertice mondiale sulla
società dell’informazione svoltosi nel novembre 2005 a Tunisi, è arrivato fino
in Veneto dove un gruppo di Cio di importanti aziende ha deciso che era venuto
il momento di rimboccarsi le maniche. E così dopo Medici senza frontiere e
Reporter senza frontiere sono nati anche gli Informatici senza frontiere (www.informaticisenzafrontiere.org ), una onlus che ha come obbiettivo la diffusione dell’utilizzo delle nuove tecnologie anche nei paesi meno sviluppati.
L’idea nasce dalla voglia
di un gruppo di chief information officer di mettere al servizio degli altri le loro competenze. Due chiacchiere di Girolamo Botter, uno dei fondatori e direttore sistemi e logistica della Sme, con un missionario danno vita al progetto che ha dotato un piccolo ospedale ugandese fondato dai Padri Comboniani di un software che permette di gestire la struttura.
“Openhospital – spiega Claudio Pieri, vice president information system della Lotto – è stato realizzato con licenza open source dai ragazzi dell’istituto Volterra di San Donà di Piave e permette di gestire le cartelle cliniche, la farmacia dell’ospedale e il laboratorio di analisi per una struttura da 250 posti letto”. Realizzato il software, che può essere liberamente scaricato dal sito dell’associazione, uno dei fondatori dell’associazione è partito per Angal in Uganda per spiegare agli operatori locali come utilizzarlo.
Quello ugandese non è l’unico progetto in ballo per
l’associazione che ha una trentina di associati, un’altra trentina di
simpatizzanti e a Smau, dove ha allestito un piccolo stand, ha raccolto una
cinquantina di nuove iscrizioni. A Venezia Informatici senza frontiere sta
operando per sviluppare le applicazioni che permettano di gestire la Casa delle
ospitalità, un ricovero per i senza dimora, con anche corsi di formazione per
gli operatori e gli ospiti della struttura. A Treviso l’associazione sta
iniziando un progetto di collaborazione con gli insegnanti del Centro di
permanenza temporanea (Cpt) per organizzare le attività formative di carattere
informatico all’interno del carcere S. Bona e fornire assistenza di tipo
sistemistico e hardware presso il laboratorio didattico del penitenziario.
Sempre a Treviso i Cio stanno provvedendo alla realizzazione di un portale
Web per aumentare la visibilità delle associazioni di volontariato della città,
mentre grazie a un accordo con il ministero degli Esteri in via di realizzazione
anche a Herat in Afghanistan dovrebbe essere installato Openhospital.





