Il Wimax cura la depressione digitale

La situazione della tecnologia per la banda larga che potre aiutare a colmare il digital divide di molti comuni italiani

Da Siracusa alla Val d’Ayas in Valle d’Aosta sono oltre una cinquantina le sperimentazioni avviate per il Wimax, una tecnologia che potrà rivelarsi molto utile per evitare la “depressione digitale” a quei tremila comuni italiani che probabilmente la banda larga sotto forma di Adsl non la vedranno mai.

Il WiMax, infatti, è una tecnologia senza fili che abilita sia la banda larga in un raggio di svariati km che la banda stretta, fonia inclusa, in un raggio di svariate decine di km. Lo standard è sviluppato da Ieee sotto il nome 802.16, mentre il WiMax Forum lo promuove a vari livelli (commerciale, tecnico, regolatorio) e offre una certificazione di compatibilità.
Il WiMax indica oggi tre possibili usi della tecnologia: fixed outdoor, fixed outdoor & portable e mobile. Il primo è stato regolamentato nel 2005, il secondo lo sarà nel 2006 e per il terzo bisognerà attendere il 2007 per lo standard e il 2008 per i dispositivi. Quando si parla di WiMax nel mondo, oggi si parla solo del fixed outdoor, ovvero di soluzioni residenziali per l’ultimo miglio; l’unica eccezione è la Corea del Sud, che a gennaio 2006 attiverà una rete nazionale anche su cellulare, fuori dallo standard.
Spesso il WiMax viene accostato al Wifi, per l’assonanza dei nomi. Si tratta però di due proposte abbastanza diverse sulle quali è necessario far chiarezza. Partiamo dall’antenna: il Wifi di piccolo cabotaggio si può accontentare di dispositivi di trasmissione di pochi centimetri e montati quasi ovunque, mentre il WiMax richiede un’antenna di medie dimensioni montata su un traliccio piuttosto alto. Si tratta comunque di dimensioni minime: va infatti detto che qualsiasi antenna, comprese quelle dei due standard qui citati, possono essere composte di molti elementi, e in molti casi possono anche sfruttare la raccolta del segnale tramite parabola.
Su scala mondiale sono in atto diverse sperimentazioni del WiMax. Operano quasi tutte sui 3,5 GHz, una banda che richiede una assegnazione da parte degli organi competenti. In due casi, quello inglese e sudcoreano, non si è attesa la pubblicazione degli standard. I lavori sono iniziati con una interpretazione locale, che solo in seguito verrà amalgamata secondo la documentazione ufficiale. In Europa si lavora esclusivamente sulla supergamma bassa, da 2 a 11 MHz, e in particolare sui 3,5 GHz. Tali frequenze non sono di uso libero, ma vanno assegnate dai vari governi; in Italia sono già in uso da parte del ministero della Difesa. E’ in atto una sperimentazione, coordinata dalla Fondazione Bordoni, che terminerà a fine anno, sulla quale sono stati richiesti rapporti dettagliati. Resta il fatto che le frequenze disponibili in Italia sono poche, a macchia di leopardo e di difficile rilascio da parte di chi le ha avute in gestione finora.
WiMax si propone come soluzione integrativa delle altre oggi disponibili. Esistono molte situazioni nelle quali questa tecnologia permette di portare le telecomunicazioni vecchie e nuove a basso costo: aree rurali di piccole dimensioni come in Italia o di enormi distese come in Africa o Asia. Esistono anche soluzioni WiMax che permetteranno di aumentare la densità di linee broadband senza complicare le esistenti reti, sia a livello dell’utente finale, sia a livello di operatore di telecomunicazioni. Tra un paio d’anni, infine, questo tipo di segnale potrebbe essere diffuso anche su dispositivi mobili di ogni genere.

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