Agroalimentare / L’Associazione Regionale Allevatori dell’isola ha avviato un progetto per il tracciamento di 460.000 ovini e bovini, che fa scuola in Italia
L’Associazione Regionale Allevatori della Sardegna si occupa di assistenza in ambito zootecnico per circa 5.000 aziende agricole dell’isola. Lo fa forte di una struttura di 250 tra veterinari e operatori zootecnici, che si occupano di sanità animale, in particolare per bovini e caprini.
La struttura centrale coordina, anche a livello regionale, le attività delle quattro associazioni provinciali consociate, in particolare per quanto attiene alla gestione dell’anagrafe dei capi. Ara Sardegna ha dimostrato di essere una realtà piuttosto lungimirante e ha sfruttato gli obblighi imposti dalla normativa che disciplina la filiera agroalimentare per mettere in piedi un’iniziativa che fa scuola in Italia.
Il progetto Iesa, Identificazione Elettronica Sardegna, infatti, fa da pilota a livello nazionale nel recepimento della direttiva sul tracking elettronico nella filiera agroalimentare, che diventerà obbligatorio a partire dal prossimo anno. «L’iniziativa – esordisce Roberto Chiappetta, responsabile del progetto e caposervizio informatico di Ara Sardegna – è stata avviata nel 2005 con l’approvazione del budget da parte della regione. Si inserisce all’interno del progetto comunitario Idea, che prevedeva lo studio di un applicativo di identificazione elettronica sicura sugli animali. Su scala europea si è deciso di privilegiare il bolo, all’interno del quale viene inserito un trasponder Rfid passivo che, una volta ingerito dall’animale, ne permette l’identificazione certa. Il tag viene annegato all’interno del componente in ceramica e opera a una frequenza di 134 Khz in sola lettura, in modo completamente sicuro per il capo di bestiame». Il progetto prevede una durata di circa 3 anni, al termine del quale, nel maggio del 2008, saranno tracciati circa 460.000 animali nella regione. Sono previste due tipologie di bolo, uno da 72 grammi per i bovini e uno da 20 per gli ovicaprini. «A oggi – prosegue il caposervizio – abbiamo già utilizzato circa 150.000 tag e 70 terminali di lettura Rfid portatili Dolphin 9500 di Hand Held».
Il progetto ha visto coinvolti, oltre a Chiappetta stesso, in qualità di capoprogetto, altri 4 operatori, uno per ciascuna associazione provinciale coinvolta, oltre a diversi enti e organizzazioni deputate alla gestione dell’anagrafe animale, quali il Ministero della Salute, l’Associazione Italiana Allevatori e l’Istituto Zooprofilattico di Teramo. «I benefici sono evidenti – specifica Chiappetta -. Se le associazioni provinciali degli allevatori finora avevano bisogno di impiegare 2 persone per fare i controlli, con l’identificazione in radiofrequenza il lavoro potrà essere agevolmente svolto da una sola persona. A questo si sommano la certezza dell’identificazione dei capi e la funzione anti-abigeato, reato ancora diffuso nella nostra realtà. Gli allevatori potranno controllare meglio gli ingressi e le uscite di capi e saranno in grado di garantire il controllo di qualità lungo tutta la filiera. Per il Ministero della Salute e le Asl, invece, sarà molto più facile tenere sotto osservazione i focolai delle malattie infettive». In precedenza, gli allevamenti operavano in prevalenza con i marchi auricolari, che provocavano infezioni negli animali e potevano facilmente perdersi, mentre oggi questo rischio non c’è più, in quanto il bolo va a finire nel reticolo, una delle quattro sacche che costituiscono lo stomaco dei ruminanti, e lì si ferma. «La lettura sul campo – puntualizza il manager – funziona con sistemi passivi, ovvero attraverso i Dolphin 9500 collegati via Bluetooth a un’antenna che, posizionata vicino all’animale, attiva il trasponder e riceve di ritorno il codice. In alternativa, alcune aziende utilizzano sistemi di lettura attiva, ovvero dei varchi posizionati nelle stalle che automaticamente rilevano i dati contenuti nell’etichetta». In futuro, l’intenzione dell’associazione è di ampliare la portata degli utilizzi dell’Rfid nel trasporto dei capi. «Questo – conclude Chiappetta -, ci permetterà di controllare via satellite le condizioni di trasporto degli animali, assicurandoci che anche il loro trasferimento al macello avvenga tutelandone l’integrità psicofisica».





