Il “tesoretto” del gruppo Data Base

Le indagini della procura di Milano hanno alla ricerca delle somme distratte dai conti della società

16 gennaio 2003 Anche l’Ict ha rischiato di avere la sua piccola Parmalat. Che non ha lasciato il segno (almeno sui risparmiatori) solo perché il crollo è arrivato alla vigilia della quotazione in Borsa. Il Gruppo Data Base infatti era tra i primi dieci distributori italiani fino a quando la Guardia di Finanza di Milano non ha accusato il il presidente Bruno Giordano, il vicepresidente Pietro Sanna e altri dirigenti
di emissioni di fatture false.
Tutto questo succedeva nel 2001. Oggi invece, racconta la cronaca del Corriere si scopre che il giudice Bruno Giordano (omonimo dell’accusato) ha messo sotto sequestro un superattico da otto locali e terrazza con vista su piazza Duomo a Milano, cinque locali in corso Europa (sempre nel pieno centro di Milano), sei box, un negozio, due appartamenti a New York, uno a Philadelphia, un terreno nel Maine, una villa e tre appartamenti a Lugano. Le proprietà immobiliari fanno parte del “tesoretto” di circa 45 milioni di euro che il pm Sandro Raimondi sta cercando da tempo e che sarebbe stato distratto dai conti della società da Bruno Giordano arrestato insieme alla moglie (che è ai domiciliari) per bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale. Il circuito di fatturazioni gonfiate avrebbe coinvolto 160 società-satelliti di Data Base che alimentavano le vendite fittizie di un gestionale.

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