A livello mondiale le dinamiche di mercato mostrano una domanda più selettiva e un’offerta dai tratti decisamente più evoluti. I Cio italiani continuano a essere conservatori
In uno scenario caratterizzato dalla combinazione di prezzi internazionali
calanti e costi interni crescenti, il tema del “make or buy” è
ormai diventato di estrema attualità. «La progressiva apertura
dei mercati – ha esordito Giancarlo Capitani, amministratore delegato di
NetConsulting, in occasione del convegno dell’Aused sull’Ict sourcing
– e i continui fenomeni di fusione e acquisizione, stanno chiedendo alle
imprese di cambiare, spingendo i sistemi informativi ad affrontare un vistoso
paradosso: da una parte l’It deve costare meno, dall’altra deve
offrire supporto all’efficacia aziendale e, quindi, non più solo
all’efficienza. In questo contesto, all’interno delle imprese di
maggiori dimensioni, in cui la governance è più debole e l’It
è considerato meno efficiente, si stanno registrando diverse forme di
esternalizzazioni». La stessa World Trade Organization dedica un
capitolo del World Trade Report 2005 all’outsourcing e all’offshoring,
indicando che la loro diffusione all’interno delle imprese viaggia in
parallelo con la standardizzazione dei processi.
I trend di sviluppo
«Inizialmente – ha continuato Capitani – il driver di questi
modelli di sourcing è stato il controllo dei costi: la delocalizzazione
dei servizi in paesi meno avanzati è stata messa in particolare evidenza
dallo studio Oecd 2004, che ha stilato la classifica dei maggiori esportatori
di servizi It. Ai primi posti compaiono India, Romania e Perù, tutti
paesi in grado di offrire enormi vantaggi economici, soprattutto se si confronta
il costo medio di un programmatore junior, oneri indiretti inclusi».
Da qualche tempo, comunque, si sta verificando una dinamica evolutiva tale per
cui i costi cominciano a non rappresentare più il requisito competitivo
principale. «In un recente sondaggio – ha osservato Capitani
– è emerso che il grado di soddisfazione delle aziende nei confronti
dei servizi di offshoring offerti dai paesi emergenti cala con il crescere dei
requisiti di qualità e del livello di innovazione. Questo significa che,
oggi, le imprese sono più selettive e il profilo qualitativo dell’outsourcer
sta diventando decisivo». La mancata aderenza a queste richieste
è proprio all’origine di alcuni casi di backsourcing: Oracle, per
esempio, ha ritrasferito in Italia servizi che aveva delocalizzato in Irlanda.
D’altra parte secondo Capitani «l’evoluzione di tecnologie
come le Soa e la banda larga stanno contribuendo ad allargare le reti della
produzione del software, permettendo servizi più evoluti rispetto ai
call center. L’offshoring sarà, quindi, sempre più indirizzato
verso paesi che garantiscono non solo costi più bassi, ma anche risorse
professionali più qualificate». Chiaramente, il fatto che
questi paesi siano in grado di offrire servizi It non residuali minaccia il
classico sistema dei fornitori, un mondo che in Italia dimostra una certa propensione
al conservatorismo. «A differenza di quanto accade all’estero
– ha sottolineato Capitani – le aziende italiane sono assenti dalle dinamiche
delle esternalizzazioni a causa delle proprie dimensioni, ma anche della scarsa
internazionalizzazione, della presenza di sistemi informativi obsoleti, di una
scarsa conoscenza dell’inglese e di tariffe competitive sul mercato interno».
In cifre, nel 2005 il mercato italiano dell’outsourcing valeva 2,5 miliardi
di euro, l’1,6% in più del 2004, contro una crescita media del
settore It dello 0,9%. In realtà per Capitani «questi sono
dati falsi: prendono, infatti, in considerazione solo la parte emersa del mercato
dell’outsourcing senza calcolare il captive».
A livello locale, le caratteristiche della domanda sono soprattutto rappresentate
dal contenimento dei costi e dall’esigenza di efficientare la struttura.
Per una mancanza di competenze interne, dovuta soprattutto alla rapida evoluzione
tecnologica che caratterizza il mercato, le domande di outsourcing stanno diventando
sempre più complesse e selettive. Per questo le dinamiche di gestione
dei processi e delle funzioni stanno mostrando segni di maggiore crescita rispetto
ai servizi di base, come il desktop e il network management o il system management,
che, pur muovendo una maggior quantità di denaro, registrano tassi di
incremento inferiori.
Secondo l’amministratore delegato di NetConsulting, in futuro, tre saranno
i trend emergenti. Nel medio periodo si evidenzieranno un’accelerazione
della domanda, soprattutto da parte dei grandi utenti, e la formazione di un
mercato, a livello territoriale, attorno alle comunità locali. Inoltre,
l’outsourcing si specializzerà per filoni, spingendo i fornitori
a verticalizzarsi. Nel tempo, anche i Cio italiani sapranno, quindi, interpretare
l’outsourcing non come una minaccia alla loro sopravvivenza, ma come un’opportunità
per concentrarsi sull’integrazione dei processi e sulla gestione della
impresa estesa.





