Un’indagine dell’Istituto per la promozione industriale mette a nudo una realtà fatta di piccole strutture con compiti poco definiti
Fra i problemi che affliggono il rapporto fra Pmi e nuove tecnologie c’è
anche il funzionamento dei centri per il trasferimento tecnologico alle
imprese che, secondo un’indagine dell’Istituto per la promozione
industriale sono un po’ troppi non molto efficaci e anche un
po’ piccoli. Stiamo parlando di circa trecento centri suddivisi
in Stazioni sperimentali per l’industria (8), Parchi scientifici e poli
tecnologici (50), Uffici per il trasferimento tecnologico e incubatori
universitari (34), Business innovation centres (32), Consorzi città ricerca (9),
Centri servizi settoriali (56), Centri servizi multisettoriali (27),
Centri/agenzie per lo sviluppo del territorio (26), Aziende speciali e
laboratori chimici e merceologici delle Cciaa (44), Agenzie finanziarie per lo
sviluppo locale (14).
Un sistema che con un linguaggio diplomatico l’Ipi definisce “ricco e articolato” rispetto al quale manca una stima
precisa dei fondi e che non ha una chiara divisione dei compiti. Per questo a
ottobre l’Istituto guidato da Riccardo Gallo presenterà una serie di
proposte di riassetto che vanno in direzione della fusione fra
strutture per aumentare la massa critica, la messa in rete dei vari enti e un
pizzico di competizione che potrebbe stimolare il sistema. Tutto questo
nonostante si tratti di un sistema giovane con la metà delle strutture attive da
meno di dieci anni. La giovane età è però proporzionale alle dimensioni visto
che il 51% delle strutture ha meno di venti addetti e il 29% che ne ha meno di
dieci. Nonostante questo i centri hanno la tendenza a occuparsi di un
po’ di tutto, senza cercare una specializzazione che sarebbe forse la
soluzione più adatta viste le dimensioni. L’assistenza nella ricerca di
competenze e finanziamenti, analisi e diagnosi tecnologiche, ricerca partner e
studi di fattibilità sono i servizi più frequenti presenti nell’offerta dei
centri, mentre più raramente si trovano il benchmarking e la
reingegnerizzazione dei processi aziendali
, “che invece dovrebbero giocare un ruolo decisivo nel trasferimento di tecnologia, e i servizi di assistenza per lo sviluppo di piattaforme di commercio elettronico”.
Dal punto di vista invece delle tecnologie che più frequentemente vengono
trasferite alle imprese da parte di tali centri, il primato è detenuto
dall’area Ict, anche se accanto a questa sono largamente diffuse le
tecnologie dei materiali, quelle ambientali e di controllo dei processi
industriali. Mediamente ogni centro ha competenze su sei aree tecnologiche
differenti (con punte fino a dodici), ed è quindi in grado di venire incontro ad
un’ampia varietà di esigenze provenienti dal sistema produttivo. Più della metà
delle strutture opera principalmente in settori a basso livello
tecnologico (tessile, calzaturiero, alimentare, ecc.). Nei settori a
medio-alta e ad alta tecnologia è, invece, presente un’offerta che
complessivamente accorpa circa il 30% delle strutture.





