Il governo tedesco promette di uscire da Dt

Lo Stato tedesco si è impegnato a dismettere la sua quota di partecipazione diretta in Deutsche Telekom, un controllo che ha suscitato parecchie critiche da parte delle autorità federali americane, impegnate nella valutazione del merger t …

Lo Stato tedesco si è impegnato a dismettere la sua quota di
partecipazione diretta in Deutsche Telekom, un controllo che ha
suscitato parecchie critiche da parte delle autorità federali
americane, impegnate nella valutazione del merger tra Dt e
VoiceStream Wireless Corporation. Al momento la quota statale in
Deutsche Telekom ammonta al 43,2%, percentuale destinata a scendere
al 33% quando la fusione con l’operatore cellulare VoiceStream si
concluderà nei prossimi mesi. Sull’operazione si è recentemente
scagliato insieme ad altri capigruppro al Congresso, il senatore
democratico americano Ernest Hollings, preoccupato del potenziale
impatto dell’acquisizione sulla sicurezza nazionale e la libera
concorrenza negli Stati Uniti. La legislazione vigente proibisce i
gestori stranieri di telecomunicazioni in cui la partecipazione
pubblica superi la soglia del 25% dal possedere una azienda
americana, a meno che la Federal Communications Commission non dia il
suo nulla osta in base a ragioni di pubblico interesse. La reazione
ufficiale del governo tedesco sembra accogliere l’obiezione di forma:
"Il governo tedesco coglie l’occasione per ribadire la propria
determinazione nei confronti dell’obiettivo di trasformare
l’operatore pubblico Dt in un’azienda privata gestita esclusivamente
in base alle regole dell’economia di mercato", ha scritto Michael
Schroeder, consigliere di politica estera del cancelliere Gerhard
Schroeder, in una missiva destinata al consigliere americano per la
sicurezza nazionale Samuel Berger.
Il senatore Hollings aveva proposto una modifica della legge
finanziaria americana che avrebbe impedito alla Fcc di prendere in
considerazione la fusione tra Dt e VoiceStream nell’arco dei prossimi
12 mesi, ma non è chiaro se l’emendamento verrà ratificato dal
Congresso. Attraverso i suoi funzionari, l’amministrazione Clinton ha
definito "non necessaria" questa mossa, sostenendo che un
atteggiamento del genere potrebbe pregiudicare gli impegni assunti
dagli Stati Uniti in seno alle organizzazioni internazionali di
scambio.

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