Il futuro richiede semplicità, per le start-up e per l’Italia

Da TechCrunch Italy 2013, tra massime ed insegnamenti nella prima giornata, due perle di saggezza: i business plan delle start-up sono cattiva fantascienza e la norma troppo complessa va gestita.

Il 26 e 27 settembre Roma è diventata la capitale europea dell’innovazione, grazie alla seconda edizione di TechCrunch Italy, l’evento organizzato da Populis e TechCrunch. Dopo la strabiliante prima edizione al Globe Theatre del 2012, l’edizione 2013 è stata ospitata dal MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo. Alcune tra le più influenti tech stars mondiali si sono incontrate, insieme a molti rappresentanti della start-up scene italiana, per presentare vari aspetti del (RE)Design.
Tra gli ospiti Francesco Caio (nella foto), responsabile governativo per l’Agenda Digitale italiana, Amelia Showalter, direttore delle Digital Analytics durante la seconda campagna di Obama, Matthew Prince Ceo di CloudFlare, Michael Widenius autore principale di MySql e MariadB, il notissimo investor israeliano Yossi Vardi e Renato Soru, co-founder di Tiscali.


Lezioni di startup mentoring

Yossi Vardi è certamente un grande insegnante di startup in pratica, ed ha una simpatia straordinaria che lo rende, a nostro avviso, il mentor ideale. E’ difficile estrarre una sola frase dalla sua conversazione con il pubblico: “il prodotto è più intelligente del suo creatore”; “i Business plan appartengono al genere letterario della Science Fiction”, per cui egli non li legge; “non considerate start-up che non hanno fatto almeno un riposizionamento (pivoting), perché vuol dire che i loro membri non hanno imparato nulla”.
La chiave di questa seconda edizione di TechCrunch Italy è senz’altro l’apprendimento attraverso gli esempi: la gran parte dei relatori ha presentato dei successi, alcuni degli insuccessi. Una chiave essenziale per smitizzare il terrore del fallimento che attanaglia i latini in generale e gli italiani in particolare.


La norma è complessa? Ignoriamola

Particolarmente importante in una giornata turbolenta per il Governo italiano è stata Re(designing) Italy, la presentazione di Francesco Caio, con il relativo seguito di domande e risposte. Inizialmente Caio ha ribadito le ragioni delle tre priorità recentemente indicate, ovvero anagrafe nazionale, identità digitale e fatturazione elettronica.
Ma l’evento ha portato al manager anche domande sul lato delle startup. “Se volete investire nel passato andate pure ad Helsinki”, ha risposto ad una specifica domanda; “il futuro è Milano”, ha rilanciato, in linea con il Governo che cerca di comunicare in Italia e nel mondo la competitività dei nostri laureati, disponibili ad un prezzo ragionevole rispetto ad altre parti del mondo.
Abbiamo chiesto al manager come sta gestendo la complessità del decreto sull’Agenda Digitale nel contesto delle tre priorità scelte. “Le ignoro”, ha risposto secco Caio; “esistono certo punti e complessità da considerare, ma sono enormemente amplificati se non si sa dove andare”, mentre l’azione attuale è proprio di guida nel sequenziamento delle azioni.
La chiave di volta sembra essere l’immediato futuro. L’Italia è indietro rispetto alle tecnologie precedenti, “ma con tutte le discontinuità tecnologiche che si susseguono, siamo tutti più o meno allo stesso livello”. Mettendoci in condizione di prendere il prossimo treno, quindi, c’è speranza di recuperare velocemente il divario con i Paesi più virtuosi.

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