Videosorveglianza: il test di quattro modelli per diverse esigenze, da quella più economica a quella con avanzate tecnologie di riconoscimento.
Marzo 2007 Con il termine videosorveglianza si intende un sistema
di monitorizzazione composto da una o più videocamere collegate a uno
o più display: i dispositivi di input, posizionati per sorvegliare
una determinata scena riproducono le immagini solo sui display ad esse collegate.
PC Open ha provato quattro soluzioni di videosorveglianza in grado di soddisfare
tutti i più comuni scenari di utilizzo: da una tipologia entry-level,
caratterizzata da un costo contenuto, a strutture complesse, in grado di fornire
funzionalità estremamente avanzante, in grado di offrire un livello di
sicurezza molto elevato.
Il termine tecnico che identifica un sistema di videosorveglianza a circuito
chiuso è CCTV (Closed-circuit television): questi sistemi di sicurezza
iniziarono a diffondersi in maniera consistente nel corso degli anni ’70
in luoghi affollati e bisognosi di estrema sicurezza come banche, aeroporti
o casinò.
Un sistema CCTV per funzionare correttamente necessita della presenza di almeno
tre elementi: una videocamera, un monitor a essa collegato e un videoregistratore
per poter memorizzare le immagini; in termini di spese e di efficienza dunque,
una soluzione di questo tipo risulta particolarmente dispendiosa e richiede
la presenza di una persona incaricata di visualizzare le registrazioni costantemente.
L’introduzione sul mercato delle IP-Camera ha comportato una vera e propria
rivoluzione in questo settore, a diretto vantaggio sia in termini di costi sia
per quanto riguarda l’efficienza: questo tipo di soluzioni, infatti, necessitano
di una struttura (cablaggio e macchinari) meno complessa e grazie alla gestione
del “registrato” in formato digitale e a forme di analisi dell’immagine
per la rilevazione di movimento, si dimostrano indipendenti e riducono i tempi
di visione in maniera considerevole.
Le IP-Camera sono videocamere dotate di una interfaccia Ethernet: grazie a questa
connessione possono essere collegate direttamente (solo utilizzando un cavo
di rete incrociato) o indirettamente (attraverso un hub o uno switch) a un PC
e una volta identificato il numero IP, possono essere controllate in modalità
remota.
La tecnologia Motion Detection
L’utilizzo delle IP-Camera permette di sfruttare i vantaggi apportati
dal flusso video digitale per aumentare il livello di sicurezza: grazie infatti
a particolari algoritmi applicati sui diversi frame che compongono il video,
è possibile rilevare la presenza di movimento all’interno della
scena e in corrispondenza di questo tipo di eventi far partire la registrazione.
Tutte le IP-Camera hanno integrata la funzione di Motion-Detection (il nome
con cui viene indicata la capacità di rilevare del movimento all’interno
della scena), e solitamente è sufficiente attivare questa modalità
all’interno del pannello di amministrazione; l’utilizzo di questa
particolare funzione di videosorveglianza permette di:
. Identificare accessi non autorizzati
. Riconoscere i cambiamenti di luce
Il funzionamento di questa tecnica di videosorveglianza dipende in parte anche
dalla qualità effettiva delle immagini riprese dalla IP-Camera: in alcuni
casi, l’utilizzo di sensori di bassa qualità provocano il cosiddetto
effetto di “flickering” fornendo un’immagine instabile, simulando
pertanto del movimento sulla scena e causando una registrazione completamente
inutile.
CMOS vs CCD
Per poter registrare le
immagini in formato digitale le IP-Camera vengono prodotte con due tipi di
sensore: CCD o CMOS. Ma quale di questi due sensori è il più indicato in ambito
di videosorveglianza? Ecco di seguito le differenze tra le due tecnologie.
CCD
Charged Coupled Device questo tipo
di sensore è progettato in maniera che ogni cella fotosensibile sia collegata al
convertitore; quest’ultimo elemento è incaricato di trasformare l’impulso
elettrico in segnale visivo, andando poi a comporre l’immagine visualizzata.
CMOS
Complimentary Metal-Oxide
Semiconductor; il principio di funzionamento, nonostante sia simile a quanto
visto per la tecnologia CCD, appare modificato nella parte relativa alla
trasformazione del segnale da analogico a digitale. Il collegamento tra cella
fotosensibile e convertitore nei chip CMOS avviene per gruppi: il segnale viene
amplificato e registrato per zone e non per singola cella.
La normativa sulla videosorveglianza
In merito alla videosorveglianza esistono due provvedimenti varati dal garante
della privacy negli anni 2000 e 2004; semplificando e riassumendo il contenuto
delle due normative, è importante, nel caso in cui si desideri installare
un sistema di videosorvaglianza all’interno della propria azienda osservare
le seguenti tre regole:
1) Informazione
Tutti i soggetti che stanno per entrare in una zona videosorvegliata devono
essere informati attraverso un apposito cartello. La normativa recita infatti:
“Il foglio informativo deve avere un formato e un posizionamento tale
da essere chiaramente visibile e deve essere collocato nei luoghi ripresi o
nelle immediate vicinanze.”
2) Prescrizioni
La videosorveglianza è ammessa solo nel caso in cui sia reale e giustificato
l’utilizzo. Non sono necessari consensi ma è fondamentale che sia
presente una reale minaccia di possibile reato da perseguire (atti vandalici,
furti, minacce)
3) Soggetti incaricati
In ogni caso deve essere
identificata una persona responsabile del materiale sensibile (registrazioni) e
incaricato alla visione dei dati.





