Combattere la pirateria, e non solo per i film, è giusto. Ma i mezzi scelti appaiono inadeguati. La Rete ha cambiato il modello diffusionale dei prodotti di intrattenimento. È meglio prenderne atto e lavorarci sopra.
30 luglio 2004 Ho la fortuna di assistere spesso, per motivi
semiprofessionali, ad anteprime cinematografiche.
L’ultima, di un pessimo
film americano, è stata preceduta, oltre che dal solito avviso che “la pirateria
audiovisiva è un reato”, da un ulteriore, minaccioso messaggio che avvisava
della presenza in sala di meccanismi per la rilevazione, anche al buio, di
eventuali strumenti di ripresa fraudolenta.
La diffusione di copie illegali
di pellicole recenti non è un fenomeno nuovo, ma la diffusione di Internet ne ha
cambiato i connotati, consentendo a molta gente di divenirne parte attiva, in
una fittissima rete di scambi planetari, che consente, di fatto, a un utente
dello Sri Lanka o della Lituania, purché in grado di sfruttare la banda larga,
di vedere un’opera appena uscita sul mercato del paese di produzione, che nella
stragrande maggioranza dei casi coincide con gli Stati Uniti.
Il fenomeno si
può combattere ed è giusto farlo, soprattutto per salvaguardare il lavoro di
tutte le persone che hanno ideato e contribuito a realizzare il prodotto
cinematografico.
La modalità diffusionale, tuttavia, si è ormai radicata a
tal punto da rendere assai difficile la sua completa estirpazione.
Tanto
vale prenderne atto, dunque, e provare a costruirci sopra un nuovo modo di
fruire dei prodotti della Settima Arte, così come della musica e persino della
letteratura.
È quello che, di fatto, stanno facendo i produttori di pc,
spronati dai loro fornitori primari (Intel e Microsoft), tutti impegnati a
sviluppare quella sorta di elettrodomestico del futuro (fatto di diverse
componenti) che andrà a popolare quella che viene chiamata la “casa digitale”.
L’intrattenimento domestico, oggi demandato perlopiù alla televisione e agli
impianti stereo, dovrebbe passare anche dalla Rete, dalla quale sarà possibile
attingere contenuti scaricabili e pronti alla visione o all’ascolto nelle
condizioni di maggior comodità.
Ma quali saranno questi contenuti?
L’industria dello show business potrebbe trarre nuovo slancio per la propria
produzione, se riuscisse a intuire il potenziale di questo scenario e accettasse
di cambiare il proprio attuale modello diffusionale.
In sostanza,
l’entertainment pc potrà prendere piede se gli utenti sapranno di poter
scaricare, a un prezzo equo (per non dire conveniente) l’ultimo film del divo
preferito o il più recente album di una certa star del rock, foss’anche solo per
la curiosità di ascoltarlo.
Ciò significa rendere i prodotti recenti
immediatamente disponibili sulla Rete, in parallelo con l’uscita nelle sale o
nei negozi.
Il prezzo medio di ogni prodotto dovrebbe calare, ma la quantità
distribuita dovrebbe ampiamente compensare la differenza unitaria. Altro
discorso è quello della qualità dei titoli proposti, ovviamente. O si accetta,
fin d’ora, questo nuovo sistema di consumo o la pirateria avrà partita vinta,
nonostante i messaggi minatori al pubblico.





