Il camaleonte va in scena a Ict Trade 2007

In apertura della manifestazione ferrarese un elogio alle imprese che sanno cambiare nella continuità

L’animale totem dell’edizione 2007 di Ict Trade è il camaleonte. Citato da
Gianni Camisa, amministratore delegato di Almaviva, nel corso del convegno di
apertura, è un esempio che ha colpito, tanto che è stato ripreso da altri
relatori.

Parlare di innovazione oggi
ha sostenuto Camisa – significa parlare di finestre di opportunità
discontinue, che bisogna saper cogliere per non perdere interi cicli. In questo
contesto, vincono le aziende camaleonte: restano sempre le stesse, ma cambiano
radicalmente la loro apparenza. In un tempo non brevissimo sono in grado di
trasformarsi con continuità: non vivono l’angoscia del trimestre successivo, non
operano una revisione radicale dei loro prodotti, scelgono piuttosto di
ripensare l’intero modello aziendale, attivando tutte le leve a loro
disposizione
”.


L’azienda che sa cogliere la finestra di opportunità, dunque, è quella che non punta alla discontinuità, ma aggiunge un pixel, un tassello, di innovazione al giorno. È un approccio che permea l’intera azienda, che favorisce l’arricchimento di competenze e che ha un effetto-alone coinvolgendo partner e clienti.


Fondamentale per chi gestisce un’azienda
camaleonte
– conclude Camisa – è avere lo strabismo del camaleonte:
saper guardare nel breve ai risultati che servono all’investitore e agli
azionisti, attivando nel contempo quel “lateral thinking” con senso di rigore e
di prospettiva, coinvolgendo i propri partner e clienti nella vita sociale della
sua impresa

”.


Che poi, in estrema sintesi, è il “fare sistema” ritornato in auge in questa edizione 2007 della manifestazione ferrarese.


Il fare sistema è l’invito di Alessandro Cattani,amministratore delegato di Esprinet, che azzarda un confronto tra l’Italia e i Paesi concorrenti in Europa. Endemici i problemi: la capacità di fare cassa, bloccata dall’incertezza dei tempi di incasso; la mancanza di utili sufficienti a sostenere gli investimenti in innovazione; la carenza di cultura sui processi e sugli utenti finali.

Nell’Europa centrale la dimensione di alcuni
operatori è molto più grande rispetto all’Italia: questo consente di sostenere
le spese in ricerca, sviluppo e innovazione. Se anche in Italia esistessero
realtà più grandi, sarebbe possibile investire di più, per poi far migrare
l’innovazione sulle realtà più piccole in virtù dei processi di filiazione che
da noi funzionano bene

”.

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