Il 2002 parte all’insegna della contrazione negli investimenti in Ict

In occasione del rilascio del Rapporto Assinform, presentati i dati del primo trimestre dell’anno in corso. Già preannunciati da un trend che a fine 2001 era in discesa, i valori si limitano a una crescita del mercato italiano dell’1,6%. Ancora grandi assenti le Pmi e il mondo consumer.

Un’inversione brusca del trend di crescita negli investimenti in Ict, in parte frutto di un fenomeno generale di saturazione tecnologica, è in estrema sintesi un primo quadro dell’andamento mondiale che ha caratterizzato il settore nel 2001 (come anticipato su Linea Edp n° 10). In particolare il mercato Usa, per la prima volta nella sua storia, è risultato in forte calo (già prima dell’11 settembre), mentre l’Italia, pur brillando per la crescita più elevata registrata in Europa (+8,3% e un valore di 60,503 miliardi di euro), ha evidenziato l’assenza del ruolo trainante che negli anni precedenti avevano giocato le Pmi e le famiglie. Queste le prime considerazioni emerse dagli interventi che hanno fatto da cornice al convegno organizzato per il rilascio del Rapporto Assinform 2002, (quest’anno ancora più corposo del solito) e al quale ha partecipato anche il ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, Lucio Stanca.


Nel suo intervento di apertura Giulio Koch, presidente di Assinform (Associazione Nazionale Produttori Tecnologie e Servizi per l’Informazione e la Comunicazione) ha subito sottolineato come i numeri del Rapporto denuncino chiaramente una crisi delle piccole imprese, soprattutto quelle sotto i 50 addetti, fatto preoccupante perché rappresentano la spina dorsale della nostra economia. La conseguenza è che anche in Italia si presenta il problema del digital divide tra le Pmi e le medio-grandi aziende. Quindi il governo, come ha sollecitato Koch, deve sensibilizzarsi ad attivare nuove strade per valorizzare i distretti in una logica digitale e sollecitare le grandi imprese a stimolare le piccole realtà dei rispettivi comparti, per far capire loro che le strategie dell’It sono strettamente correlate con le strategie del loro business.


Oggi l’Italia evidenzia elementi di ottimismo e di cautela, come ha sottolineato Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting, che ha elaborato il Rapporto. L’ottimismo è dato dal fatto che cresce più degli altri Paesi. Nel 2001una nota positiva viene anche dai dati relativi agli investimenti per aree geografiche, dai quali balza subito all’occhio un Sud Italia in significativa ripresa: infatti, la spesa nell’It è stata di 2,76 miliardi di euro, pari a una crescita dell’8,2%, mentre risalendo la Penisola, più sottotono sono risultati il Centro, con 5,91 miliardi (+7,6%) e il Nord Ovest, con 7,53 miliardi (+7,8%). Sempre in testa, invece, in fatto di crescita (+8,8%) il Nord Est, con 4,28 miliardi. Sul fronte della nascita di nuove imprese, il Sud si è distinto con un +6,2%, superiore alle altre aree e alla media nazionale del 4,1%.

L’incertezza sul trend del 2002


Le cautele sono di natura più articolata e riguardano in particolare quanto ci attende nel 2002. Dai dati relativi alla crescita del secondo semestre 2001 si evidenziava già la tendenza a una forte riduzione del mercato dell’It (+5,5% contro un +10,7% del primo semestre). Contrazione degli investimenti che si è accentuata ancor di più nel primo trimestre del 2002. Infatti, a un contenuto +1,6% registrato dal mercato dell’Ict, corrisponde un +2,7% per l’It e un +1,1% delle Tlc.


In linea con le attese, in ambito It il comparto trainante per l’inizio del 2002 si è dimostrato quello dei servizi (+9,6%), seguito dal software (+4,2%). Stabile il trend negativo dell’assistenza (-3,6%), mentre un vero crollo si è avuto nell’hardware (-8,7%), che in particolare si spiega con il calo delle vendite dei pc, soprattutto in ambito consumer, e quindi il riaccendersi della competizione dei prezzi per cercare di catturare un mercato che vede pochi vincitori. Eppure nel nostro Paese il settore è ben lungi dall’essere saturo visto che anche nel 2001, in base alla diffusione dei pc, l’Italia risulta ancora agli ultimi posti tra le nazioni più industrializzate: su 100 abitanti, negli Usa ci sono 60 pc, 40 nel Regno Unito, 37 in Giappone, 33 in Germania, 30 in Francia, mentre Italia e Spagna hanno rispettivamente 19 e 16 pc. In ambito Tlc si evidenzia uno scenario sempre più selettivo e lo spostamento del mercato è più qualitativo.


Sul fronte degli investimenti in Ict per settori economici, il Rapporto evidenzia come l’industria, che in valore assoluto è il settore più significativo per l’Ict (ha speso 8,157 miliardi di euro) sia stata piuttosto cauta negli investimenti (+6,8%), in quanto nel 2001 alcuni comparti hanno subìto una drastica riduzione dell’export verso i Paesi del Medio Oriente. La distribuzione ha matenuto un buon ritmo (+8,7%), grazie soprattutto all’espansione della grande distribuzione che è cresciuta di 3 punti percentuali rispetto alle imprese che operano su piccole superfici. Più sottotono le realtà dei servizi (7,7%) mentre le società di Tlc sono quelle che hanno incrementato gli investimenti del 13,2%. Il settore, come recita il Rapporto, è caratterizzato da due dinamiche: il mondo delle reti fisse è impegnato a espandere e diversificare l’offerta per i clienti business e consumer (soprattutto sul fronte della banda larga) e quello delle comunicazioni mobili è concentrato a potenziare l’infrastruttura tecnologica necessaria a proporre sempre nuovi servizi (in particolare di tipo multimediale).


L’area banche, e i relativi investimenti in Ict, (+8,3%) va inquadrata nel processo di evoluzione in atto, in particolare fusioni e acquisizioni. Infatti, secondo i dati dell’Abi (Associazione Bancaria Italiana) nel settembre 2001 nel nostro Paese operavano 844 banche contro le 872 del 2000 e le 1.176 del 1989. Ancora più lanciato il settore assicurazioni e finanziarie (+12,5%). A sorpresa il 2001 ha evidenziato una Pac (Pa centrale) e una Pal (Pa locale) particolarmente dinamiche (rispettivamente +12,8% e +10,9%) supportate anche dal nuovo ministero guidato da Stanca che continuamente ribadisce la volontà del governo di ridurre i ritardi accumulati negli anni precedenti e far recuperare competitività all’Italia. Ha, quindi, ricordato quanto già avviato in un anno del suo mandato su vari fronti: modernizzazione della Pa sia centrale che locale, diffusione della larga banda, attività formativa del capitale umano, politiche industriali e finanziarie, quadri normativi e azioni internazionali. A questo proposito ha sottolineato come tutta l’Europa, sotto il cappello "Europe 2005" sia impegnata ad accelerare la realizzazione di un’infrastruttura di connessione, a prendere provvedimenti sulla sicurezza informatica, ad avviare progetti di e-government, e-learning ed e-health. Il ministro ha ricordato che in Italia il rapporto online Stato-cittadini negli ultimi 12 mesi si è intensificato, tanto che sul sito del Governo si è passati da 500 mila accessi nel 2000 a 1,750 milioni nel 2001, rapporto peraltro destinato a intensificarsi con l’inaugurazione del portale nazionale www.italia.gov.it che ha l’obiettivo di agevolare l’utilizzo dei tremila servizi presenti in Rete, fatto questo che fa dell’Italia il secondo Paese europeo come numero di servizi offerti nel 2001. Per le imprese, Stanca ha annunciato l’apertura di uno sportello "realmente" unico che le possa aiutare a semplificare le varie procedure burocratiche e informative legate all’attività commerciale. Ha ricordato, inoltre, i risparmi reali, anche del 35%, che lo Stato sta realizzando con le aste in ambito e-procurement, e il procedere di progetti relativi alla carta nazionale dei servizi e alla firma digitale.


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