Ict e politica. Dialogo fra sordi

Alla presentazione del Rapporto Assinform erano presenti anche i ministri Stanca e Landolfi

Assinform propone e la politica non risponde, svicola, divaga. Pierfilippo
Roggero, presidente dell’Associazione, nel suo intervento in occasione della
presentazione del consueto rapporto ai due ministri presenti (Stanca e Landolfi)
avanza tre proposte senza peraltro ottenere grandi risposte.
Colpa
soprattutto di idee un po’ troppo vaghe per essere discusse, che sul fronte
delle politiche per lo sviluppo propongono di “guardare in modo nuovo ai
progetti strategici per il made in Italy stimolando l’utilizzo delle tecnologie
Ict
”. Per la Pa occorre invece “ridare impulso all’ammodernamento dei
processi e dei servizi attraverso l’Ict. Non solo dando continuità ai piani di
e-government, ma anche incentivando il project financing attraverso iniziative
miste pubblico-privato per l’erogazione di nuovi servizi in rete
”.
Non
è finita.
Sul fronte della politica industriale per il settore Ict bisogna
stimolare la collaborazione tra aziende al fine di promuovere attività di
sviluppo su più ampia scala, realizzare soluzioni di punta ed esportabili,
incoraggiando i gruppi esteri del settore più radicati in Italia a
rimanere
”.
Forse è tutto un po’ troppo vago per diventare materia di
discussione e allora Lucio Stanca cerca di leggere i numeri del rapporto in
maniera positiva.
Si sprecano le invocazioni a “non cadere nel
pessimismo
”, si ammette che le imprese sono il punto debole anche perché
molte “non sono esposte alla concorrenza internazionale” e si accusa il
sistema finanziario italiano di essere inefficiente.
Condendo il tutto con
un accenno, sempre presente nei discorsi del ministro dell’Innovazione, sui
meriti del governo.
Ma Stanca è un ministro tecnico, tutta un’altra cosa
rispetto a Landolfi che esordisce dicendo che il suo intervento avrà un taglio
più politico.
Questo non è solo il ministero delle sigle e dei tecnicismi,
dice in sostanza, ma ha una forte valenza politica. E allora annuncia per domani
una conferenza stampa che darà il via alla sperimentazione per il WiMax (Wi-fi è
una sigla che non fa parte del vocabolario di Landolfi) rivendica la crescita
della larga banda e del mitico digitale terrestre.
E poi se la prende con i
software fatti dal mondo anglosassone e non adatti al mercato italiano. “Se
all’avvocato serve solo la videoscrittura perché deve trovarla all’interno di
molti altri programmi?
”, chiede il ministro, mentre qualcuno in platea
probabilmente si domanda se siamo in gli unici in Europa (dove le imprese
comprano un po’ più di tecnologia rispetto a noi) a utilizzare una versione di
Office localizzata. “Occorre che si parli italiano e si pensi italiano anche
nel software
” è l’indicazione del ministro delle telecomunicazioni che
giustifica l’affermazione con il fatto che l’industria italiana (spesso di
piccole dimensioni) ha una struttura organizzativa diversa da quella dei
concorrenti europei. Ma al ministro piace spaziare e allora se la prende con la
Costituzione che parcellizza il potere e le decisioni, afferma che alcune
competenze devono tornare allo “Stato centrale” (e come la mettiamo con la
devolution?) e a Roggero che gli parla di soldi ricorda anche che c’era un
contratto degli statali da chiudere. E qualche milione di voti da non perdere.

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