In ambito supply chain c’è la necessità di tenere d’occhio i costi, per cui tutte le attività di outsourcing produttivo in paesi dove la mano d’opera costa meno, sono ormai diventate un trend. «Tuttavia – so …
In ambito supply chain c’è la necessità di tenere d’occhio
i costi, per cui tutte le attività di outsourcing produttivo in paesi
dove la mano d’opera costa meno, sono ormai diventate un trend. «Tuttavia
– sottolinea Enrico Camerinelli – è ormai evidente che vedere solo
il lato del risparmio non è l’approccio giusto, in quanto il supply
chain manager deve prendere in considerazione tutta la filiera. Per ora l’attenzione
si è concentrata soprattutto sui flussi di materiali e di informazioni,
però man mano che le catene si vanno allungando, perché si va
sempre più verso l’azienda estesa che opera e produce in paesi
lontani, allora c’è anche il flusso finanziario o monetario che
inizia a dover essere gestito dal direttore della catena di fornitura».
Infatti, se le imprese vanno in paesi lontani, hanno anche la necessità
di diventare esperte di import-export e valutare fino in fondo le scelte fatte.
In molti casi, sempre in un’ottica di risparmio, stanno scegliendo paesi
come Indonesia o Tailandia, che oggi hanno prezzi ancori più bassi della
Cina, «con un approccio assolutamente miope, osserva Camerinelli
– perché non devono valutare solo il costo orario della mano d’opera,
ma anche tutti i problemi locali legati alle infrastrutture e alla logistica,
che in quei paesi sono molto arretrati».
Su tutto questo pesa anche una componente di flusso monetario importante,
perché più la catena si allunga e sono lontani i paesi dai quali
si importano o esportano semilavorati, più aumentano di settimane se
non di mesi i tempi della loro disponibilità, per cui per finanziare
tutte queste operazioni spesso ci si rivolge alle banche. Può capitare,
quindi, che il materiale sia fisicamente disponibile, ma dal punto di vista
contabile non lo sia, perché è ancora di proprietà della
banca che ha avuto il ruolo d’intermediario. Per cui se non si sono espletati
tutti i documenti doganali, se non si sono rispettate tutte le regole legate
a queste pratiche, ecco che intervengono le lungaggini burocratiche che incidono
sull’efficienza della catena produttiva. E così, come all’interno
di uno stabilimento la componente qualità del prodotto è importante,
andando su scale maggiori, il responsabile della supply chain deve iniziare
a rendersi conto che l’apertura di un nuovo canale logistico con altri
partner comporta anche delle componenti finanziarie e amministrative che possono
impattare in modo significativo sul business.





