Secondo Microsoft questi utenti diffondono l’It anche alle altre Pmi
Dicembre 2008
«Si parte da una constatazione, purtroppo, della scarsa propensione ad innovare delle piccole e medie imprese italiane».
Luca Marinelli, direttore Smb e partner di Microsoft Italia, tratteggia uno scenario a tinte fosche: «Punto primo, le Pmi italiane spendono il 50% in meno in Ict rispetto alle aziende negli altri Paesi europei. Punto secondo, le piccole imprese italiane hanno una buona innovazione di prodotto, ma hanno una scarsa innovazione di processo, che è quella che viene guidata dalle tecnologie informatiche. Basti pensare alle tantissime piccole aziende italiane che investono in macchinari di produzione costosissimi, ma che hanno ben pochi pc».
E perché? Perché sono focalizzati sull’attività di produzione e di vendita; le attività di back office, fiscali, amministrative vengono spesso demandate al commercialista, che assume sovente il ruolo di consulente, di advisor nell’utilizzo delle tecnologie informatiche.
Di fatto i professionisti sono attori importantissimi per il mercato informatico, non solo perché sperimentano su se stessi l’innovazione dell’Ict, ma perché comunicano alle piccole imprese il valore delle tecnologie informatiche.
Lo snodo fondamentale è spiegare la tecnologia, calarla nella realtà pratica, sviscerarla nel lavoro quotidiano di un professionista o di una piccola impresa. In questo senso, Microsoft ha realizzato un portale dedicato alle piccole e medie imprese italiane (www.microsoft.com/italy/pmi/default.mspx), dove l’idea di base è “semplificare”.
«I liberi professionisti – spiega Andrea Rigon, Italy Small Business Portal manager di Microsoft – sono una fascia importante dei nostri utenti, considerando che il 44% dei navigatori dichiara di avere da 1 a 4 dipendenti. A loro forniamo notizie in ambito fiscale, lavorativo e di aggiornamento (in collaborazione anche con LineaedpPMI.it – ndr), ma anche e soprattutto esempi di utilizzo degli applicativi Office, formazione online, informazioni pratiche».
Tipici esempi possono essere la gestione delle risorse umane con Access, l’analisi degli investimenti con Excel, la creazione di un catalogo con Publisher e via dicendo.
A questo si aggiungono i vari pacchetti applicativi sviluppati dai fornitori su tecnologia Microsoft.
L’offerta è molto variegata: si va dalle soluzioni di architettura, progettazione e costruzione, per arrivare alla consulenza legale passando per i servizi gestionali e il mercato immobiliare.
Su questi prodotti si sono sviluppate delle community di utenti. «È un trend, questo, molto interessante», commenta Fabio Santini, direttore strategie e programmi per i partner.
«Più che alla professione, le community si stanno sviluppando attorno ai prodotti, dove il fornitore diventa il consulente e per certi aspetti il moderatore delle discussioni». Non sono community strutturate, ma nascono spesso dal basso, dai blog degli utenti.
«Del resto – spiega Santini – gli stessi software sviluppati hanno spesso al loro interno dei meccanismi di chat on demand per rispondere alle domande degli utenti finali».
Il futuro per questi applicativi sarà il cosiddetto “software plus service”. Le soluzioni potranno essere vendute non più solo in house, ma acquistando l’abbonamento del software su Internet. «Per esempio – conclude Santini – considerando gli applicativi per gli uffici legali, l’avvocato acquisterà un abbonamento mensile per poter usare il software in qualsiasi momento e da qualunque postazione (nello studio, a casa, in un Internet point). Sarà il fornitore a garantire tutti gli aspetti collaterali, come la sicurezza, il backup, il ripristino dei dati».
Negli Stati Uniti, Microsoft ha già presentato una vendita a canone mensile delle applicazioni Online Service per l’accesso ai software di messaging, collaboration e comunicazione. Il prezzo parte dai tre dollari al mese per utente.





