Hacktivism, ovvero Internet come mezzo di espressione politica

Sono sempre più numerosi gli attacchi del tipo DDoS perpetrati ai danni di organizzazione ed enti da parte di questo nuovo esercito di attivisti del Web. Ispirati da motivazioni etiche oppure, come alcuni sostengono, da mero lucro? Questo white paper vi svela i retroscena del fenomeno.

Negli ultimi tempi sentiamo sempre più spesso parlare di attacchi ai sistemi informativi aziendali operati da hacktivisti. Ma chi sono questi attivisti del web e cosa è l’hacktivism? Quali sono i pericoli concreti per le aziende? A questa e altre domande risponde questo white paper in italiano.

Fare ordine tra Anonymous, occupanti ed eserciti informatici può rendere complicato comprendere i protagonisti e le loro motivazioni. Così come alcuni attivisti entrano illegalmente in impianti nucleari e altre proprietà private, gli attivisti informatici entrano in aree digitali private.

Bloccate dalla loro mancanza di struttura, le operazioni di alcuni attivisti rimangono confinate a scherzi di cattivo gusto, mentre altre possono essere collegate ad attività illecite (come il furto di dati bancari). Il valore di queste violazioni è spesso discutibile e difficile da comprendere.

L’hacktivism è oggigiorno un fenomeno di rilievo. Come i criminali dieci anni fa hanno compreso che Internet poteva diventare uno dei loro campi d’azione preferiti, molti utenti Internet hanno scoperto nel 2010 che il web potrebbe diventare una piattaforma di protesta collettiva.

Questo documento fa il punto sui più recenti attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) perpetrati ai danni di aziende ed enti. Nessuna organizzazione è, infatti, intoccabile a priori, anche perché le motivazioni che spingono questi cyberattivisti ad agire non sono sempre chiare.

Il white paper, in italiano, creato da McAfee, approfondisce in particolare questi aspetti:

• Il movimento Anonymous
• Megaupload
• Social network e siti web
• Strumenti DDoS

 











Scarica il white paper completo


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