Siamo sicuri che vincere le elezioni conviene?
Si, ci sono state le elezioni amministrative. E hanno detto qualcosa a chi
dirige il Paese, come sempre è accaduto in passato.
C’è chi dice che abbiano
espresso un avvertimento.
C’è chi sostiene che abbiano già decretato un
cambio di scenario. Non è questa la sede per discettarne, piuttosto lo è per
analizzare le opinioni espresse e per capire se, per una buona volta, ci si
possa aspettare, indipendentemente da chi vinca le prossime politiche e quando,
un cambio di scenario per quello che ci compete: l’It e i media.
Ecco, per
esempio, il presidente dei diesse Massimo D’Alema, riguardo l’assedio che i
paesi terzi tendono all’economia nazionale ha detto che è più facile imparare a
produrre (cioè, copiare) scarpe e vestiti che non informatica.
Ah, dunque un
primato, magari piccolo, nell’informatica ce lo abbiamo ancora.
(Domanda
retorica: e cosa aspettiamo a sfruttarlo?)
E sempre per l’ex-presidente del
Consiglio, la colpa di chi ci guida non è tanto quella di non aver creato la
condizione di depauperamento di valore, piuttosto quella di non aver reagito o
di averlo fatto nella direzione sbagliata, non mettendosi contro a Confindustria
e lasciando libero campo alla flessibilità.
Ecco allora, poi, il presidente
di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, che dice che piuttosto che
rimanere in questa condizione è meglio votare subito.
Bel messaggio.
Ma
anche bell’alibi, proposto a quelli che hanno in animo di aspettare le scadenze
per fare qualcosa (e che poi tanto dopo non la fanno lo stesso).
Poi è
venuto fuori Gerhard Schroder, il cancelliere tedesco, a proporre, contro
l’invasione orientale pauperista del lavoro, che riempie i lander di imprese a
basso costo di manodopera, l’entrata in vigore del salario minimo in Germania
(roba che i sindacati tedeschi chiedono da secoli) a difesa della qualità del
prodotto nazionale.
Insomma, l’antitesi del liberismo al servizio
dell’economia occidentale.
Poi è stata la volta di Confalonieri Fedele, o di
chi per esso, che ha deciso di mettere in vendita un bel pacchetto di azioni
Mediaset, tale da non far risultare più Fininvest azionista di maggioranza
assoluta.
C’è chi dice per raccolta fondi, c’è chi dice per manovra di
disturbo, c’è chi dice per paura di non poter vendere dopo a prezzi accettabili,
specie se un eventuale sostituto di Gasparri cambierà ancora le leggi sulla
comunicazione in Italia.
Difendere la qualità, ridare valore al proprio
lavoro, investire.
Pare che dal quadro post (o pre?) elezioni, escano questi
tre “piccoli” temini da svolgere nei prossimi anni.
Viene proprio da dire,
allora, guai ai vincitori.
Concetto che si potrebbe esprimere anche in altro
modo, ma non è il caso, anche perché si conta sulla perspicacia del lettore.





