Goodnight: «Prima di tutto le persone»

Il Ceo di Sas incoraggia chi lavora nella sua azienda a proporre e sviluppare idee creative. E lo stesso approccio, afferma, dovrebbe avere il Cio, che deve assumersi i rischi di sperimentare cose nuove e guidare l’innovazione

«Il 95% del mio patrimonio aziendale varca i cancelli ogni sera e il mio obiettivo è creare un contesto tale da fare in modo che questo patrimonio torni in azienda ogni mattina». Sono parole di James (Jim) Goodnight, Ceo di Sas, che vogliono testimoniare l’importanza assoluta che questa impresa attribuisce al “fattore umano”. Una convinzione che spinge Goodnight a sottolineare come il software sia un puro prodotto della mente e che per coltivare le sue “menti” ha fatto di Sas una delle principali aziende di software del mondo ma anche una dei “Best Place to Work”, due primati che non sempre riescono a convivere sotto lo stesso brand. Ed è per conoscere e far conoscere meglio la filosofia e le visioni di Sas, che Lineaedp ha intervistato in esclusiva Jim Goodnight.

Quali sono, dal suo punto di vista, gli strumenti del Cio per pilotare l’innovazione nelle imprese?

«Un Cio guida l’innovazione lasciando che le proprie persone e lui stesso si assumano dei rischi e compiano degli esperimenti. Ho sempre creduto nella potenzialità insita nella creatività delle persone e da sempre incoraggio chi lavora con me a proporre e sviluppare idee creative. In particolare esorto il nostro Cio a fare lo stesso. Penso che un buon Cio debba sapere quando è il momento di abbandonare una tecnologia obsoleta per fare scelte all’avanguardia. Il nostro Cio è sicuramente una persona innovativa, sebbene calcoli attentamente i rischi del proprio mestiere».

Qual è il percorso di sviluppo dei Cio nell’ottica di assumere mansioni sempre più prossime al top executive?

«Ci sono due tipologie di Cio. Da un lato ci sono quelli molto tecnici e dall’altro i Cio che amano gli aspetti più umani e di business del proprio lavoro. Credo che i secondi siano quelli in grado di fornire una guida strategica alle aziende per cui lavorano. Il nostro Cio, Suzanne Gordon, passa il suo tempo a relazionarsi costantemente con tutti gli altri membri dell’executive team, comprendendo le esigenze di business e facendo un eccellente lavoro di squadra con tutti i nostri gruppi It e business, sia in Usa sia all’estero».

Quando il Cio potrà evolversi verso una funzione più estesa di Chief intelligence officier?

«Qualsiasi definizione si voglia dare alla parola Cio, penso che chiunque ricopra questa figura debba essere una persona capace di comprendere, e far comprendere, il valore che la Business intelligence e l’uso degli analytics portano in azienda.

Oggi sono indiscutibili i ritorni e il vantaggio strategico portati dall’uso di questi strumenti. Entro un paio d’anni, la Bi e gli analytics diventeranno necessari per qualsiasi azienda voglia competere sul mercato. E penso che la nostra piattaforma di Enterprise Intelligence diventerà il punto di riferimento per identificare preventivamente le opportunità e i rischi insiti negli immensi patrimoni di dati presenti in ogni azienda. La nostra piattaforma permette alle aziende di colmare il gap tra ciò che possiedono, una miriade di dati provenienti da fonti diverse, e ciò che intendono raggiungere: aumentare i profitti, ridurre i rischi, massimizzare le performance o qualsiasi altro obiettivo strategico».

Quando assisteremo a un nuovo breaktrough tecnologico simile a quello del Web e quali conseguenze potrà avere sui Cio?

«Il vero “salto” a cui stiamo assistendo oggi è quello che sta avvenendo nel mondo consumer. I più grandi data center del mondo, in aziende come Amazon, eBay e Google, si rivolgono a privati non ad aziende. Il potere di spesa dei privati per l’It è superiore a quello delle aziende. Alcuni beni consumer come il BlackBerry, per esempio, stanno modificando il modo di lavorare dei manager. Io stesso, appena ho un minuto di tempo, non manco di dare un’occhiata al mio BlackBerry, in quanto oggi è possibile prendere decisioni strategiche ovunque ci si trovi».

A quali principi si ispira per comprendere i bisogni dei clienti e dei Cio?

«La nostra esperienza ci ha insegnato che se ci si focalizza su conversazioni a doppio senso, piuttosto che su presentazioni a senso unico, il cliente dichiara senza riserve le proprie esigenze e le proprie aspettative. Le conversazioni a doppio senso possono avvenire a qualsiasi livello: consulenti e staff del supporto tecnico non devono essere impegnati solo nella risoluzione di problemi, ma possono rivelarsi alleati preziosi degli utenti nello sviluppo di nuove soluzioni. I commerciali non devono solo vendere software, ma costruire relazioni di lungo periodo e scoprire i bisogni dei propri clienti».

Come guardate all’Italia? Come a un mercato o anche come una fonte di innovazione per il business?

«Il primo processore analitico online (Olap) Sas, chiamato “Il motore”, si basò su un prototipo sviluppato proprio dalla sede italiana. Da allora molte idee promosse dal nostro centro di ricerca e sviluppo sono il risultato di spunti e input provenienti da tutto il mondo. Gli esperti italiani, in particolare, hanno sviluppato alcuni progetti in ambito risk management, human resources intelligence e customer intelligence per le Tlc che stiamo replicando in tutto il mondo. Proprio per incoraggiare questa cooperazione, abbiamo creato dei team “globali”, composti da esperti e manager provenienti da differenti parti del mondo, che hanno il compito di condividere e sviluppare le buone idee».

Il sistema dell’offerta Ict risponde oggi in modo corretto alla domanda del mercato? Qual è la posizione di Sas?

«Sas mantiene relazioni dirette con i propri clienti di tutti i settori di mercato, lo scopo è quello di “far tesoro” dei loro input per sviluppare soluzioni sulle loro specifiche esigenze. I clienti dei settori bancario e finanziario hanno una crescente necessità di soluzioni automatizzate per affrontare le compliance come Basilea II. I retailer, invece, ci chiedono di aiutarli a comprendere meglio i loro clienti e per questo abbiamo ideato una suite che va incontro a questa specifica esigenza. Altri esempi vengono dal manufacturing, che utilizza Sas per la warranty analysis e l’industria farmaceutica che utilizza Sas per accertarsi della sicurezza ed efficacia dei medicinali prima di immetterle sul mercato».

Come crede che la Customer intelligence possa cambiare la prospettiva di business per le aziende?

«Imparai in prima persona il valore della Customer intelligence circa 10 anni fa. Due miei sviluppatori vennero da me con una grande idea per videogiochi per computer. La tecnologia era entusiasmante e io diedi loro carta bianca a procedere nello sviluppo. Il problema fu che non conoscevamo quel mercato. Allora decisi di vendere quel business, imparando una grande lezione: accertarsi che ci sia un mercato in cui lanciare il prodotto, prima di svilupparlo».

Con un occhio al conto economico, ritiene sia meglio per una impresa puntare sull’innovazione o costruire un futuro da “follower” capace di vincere sull’efficienza?

«Credo non sia tanto importante concentrarsi su cosa sia più strategico tra investire in ricerca e sviluppo di tecnologie innovative e risparmiare capitale per produrre soluzioni già sviluppate dai leader. Il punto cruciale è produrre tecnologia innovativa che sia in grado di risolvere reali problematiche di business. La tecnologia innovativa non deve necessariamente essere costosa, se ben studiata. Ciò che la rende costosa è stabilirne affrettatamente la produzione, sia in caso di tecnologie innovative sia in caso di riproduzioni. Il nostro approccio è: tanto meglio si produce un software, tanto meno costa a noi e al cliente».

Chi è Jim Goodnight

James (Jim) Goodnight ha iniziato l’avventura Sas insieme ad alcuni colleghi dell’Università del North Carolina progettando un software dedicato all’analisi dei dati provenienti da ricerche nel settore dell’agricoltura. Dal 1976, anno della fondazione è Ceo della compagnia e nel 2004 ha conquistato dalla Harvard Business School il titolo di “20th Century’s Great American Business Leaders”, in virtù di questi tre decenni di leadership in un business che ha cambiato il modo di vivere, lavorare e interagire degli americani nel ventesimo secolo. Goodnight, da sempre attentissimo al tema delle risorse umane, è convinto assertore che il software sia un puro prodotto della mente e che il luogo di lavoro debba valorizzare in tutto e per tutto le facoltà creative delle persone: questa convinzione ha permesso a Sas di conquistare negli anni una importante posizione nelle classifiche dei “Best Place to Work”, tra le quali quella di Fortune.

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