Gnosi

L’indianizzazione dell’Ict: ma chi ci guadagna?

18 marzo 2004 Adesso che, con specialini e riflessioni, se ne sono
accorti proprio tutti, dal Corrierone al “solleone” (24Ore) financo il Tg7 di
Raiuno torniamo volentieri su un argomento da noi trattato anzitempo (qualche
bel mese fa): l’indianizzazione dell mercato informatico.
Ovvero, lo
spostamento cosiddetto “offshore” di strutture It nella terra di Shiva, da
Bombay a Bangalore.
Scopo risparmio.
Quantificando: si stima che un
softwarista in India possa costare un sesto che negli Usa.
Ciò significa
forse che tutta l’ingegneria del software sofisticata sia in viaggio verso
l’estremo occidente (visto dalle coste della Silicon Valley)?
Nemmeno per
sogno.
Facciamo un passo di lato.
Aon Consulting, società di ricerche e
servizi nel campo delle risorse umane, propaggine di un gruppo meta-assicurativo
(brokeraggio) che ha radici anche in Italia (che si chiamano Angelo Moratti e la
consorte ministro dell’Istruzione) ha rilasciato un rapporto interessante sullo
stato occupazionale statunitense, dove, tra le altre cose si dice che i salari
nell’high tech sono cresciuti e cresceranno: +3% l’anno scorso, +4% quest’anno.

Non solo: le società high tech assumeranno da giugno in poi, specie quelle
del biotech.
Lo studio dice anche che è vero che esiste un fenomeno di
spostamento di risorse offshore, ma che non è chiaro come questo impatti sui
medi salari nel lungo periodo.
Insomma, qua sembrano guadagnarci tutti.

Dov’è, allora, l’inghippo?
Questione di ruoli, di primi, secondi e terzi
livelli.
Facciamo pure i qualunquisti: la storia è un po’ come quella delle
tasse, che quando aumentano, lo fanno proporzionalmente colpendo di più le fasce
di reddito basse.
Anche qui, le funzioni It che si stanno spostando verso la
terra miracolosa (in fatto di investimenti) sono quelle di primo livello. Cioè,
i “capoccia” dell’It risparmiano sulla massa, ma salvaguardano l’elite, i
sodali, le baronie tecnologiche (con pieno diritto delle proprie azioni,
peraltro: posseggono, pagano, decidono).
Centri servizi, supporto e affini
sono il contenuto della migrazione, non certo la parte “nobiliare”, non certo
l’establishment dell’It. Morale: chi rischia di più con questo prendere piede
dell’offshore è proprio il lavoratore, magari interinale, di call center.

Che gli resta da fare?
Fortuna che l’It è una sfera laica,
altrimenti…
Ma aspettiamo che ce lo dicano i grandi dell’informazione.

Noi, si sa, la palla la buttiamo troppo avanti.

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