Gestire i servizi a tutto tondo nell’Ict

È la mission di Infracom, che si è riorganizzata per portare al mercato un’offerta che si è recentemente arricchita con l’ingresso di nuove realtà, tra le quali Netscalibur. E in vista c’è la Borsa

L’arrivo nel gennaio 2006 del nuovo amministratore delegato, Roberto Reboni, ha dato una notevole accelerata alle strategie di Infracom (società di servizi Ict), che, nell’ottica di una futura quotazione in Borsa, non solo ha messo a segno delle acquisizioni strategiche, come Netscalibur, ma ha anche riorganizzato la propria struttura interna con l’obiettivo di presentarsi al mercato con una maggior definizione dell’offerta. E i risultati hanno confermato la bontà delle scelte fatte, in quanto su base confrontabile la crescita di Infracom nel 2006 è stata del 10%, mentre con le acquisizioni il valore complessivo è salito al 26%. Infatti, il fatturato dell’ultimo esercizio a livello gruppo è passato dai 173 milioni del 2005 a 218, mentre l’Ebitda è arrivato a poco meno di 54 milioni, dai circa 44 di un anno prima.

Per quanto riguarda il fatturato, l’accorpamento di Netscalibur ha contribuito per 6 mesi (essendo stata acquisita in termini contrattuali nel luglio 2006), con solo poco più di 9 milioni su un fatturato globale di 18, ai quali però si aggiunge l’apporto di un’altra acquisizione, Stt, anch’essa con un fatturato di circa 18/19 milioni. Questi chiarimenti li abbiamo chiesti all’amministratore delegato, Roberto Reboni, che sottolinea: «Infracom anche nel passato è sempre cresciuta con un ritmo sostenuto, sia per capacità interna che per acquisizioni. Infatti, la strategia è stata quella di integrare realtà che operavano in territori diversi ma che facevano lo stesso nostro mestiere, o nell’ambito dell’It o delle Tlc. Quello che abbiamo fatto nel 2006 è stato di acquisire società che fossero complementari a noi e quindi che avessero una sorta di etichetta di congruità con il nostro piano di crescita industriale. Ultimamente, inoltre, mentre procedevamo alle recenti acquisizioni strategiche, abbiamo iniziato ad avviare un’operazione integrativa di tutti i soggetti giuridici controllati o collegati a Infracom, che erano circa 50. E questo processo non è stato avviato solo per ottenere economie di scala, ma per seguire un progetto di crescita molto forte, che è condizionato da tre aspetti: il primo è che ha un senso industriale integrare, una volta finita la fase dell’aggregazione; secondo punto, è il mercato che pretende che una società definisca, in maniera inequivocabile, e se possibile sempre più evidente, con quali specializzazioni e quali divisioni vuole operare. Il terzo aspetto, riguarda la volontà di andare in Borsa. La razionalizzazione avviata sta dando un grandissimo impulso non solo sul fronte economico ma anche sul mercato. In Borsa ci si va quando il mercato è pronto e per quanto ci riguarda noi fra poco siamo pronti per avviare il processo che ci potrebbe portare a fare concretamente il passo nell’autunno 2008 o nella primavera 2009».

Mentre veniva avviata la ristrutturazione delle varie società e del modo di proporsi al mercato anche in termini di offerta, contestualmente Infracom si è riorganizzata in 4 business unit (si veda box), di cui l’ultima delle quali è partita nel gennaio del 2007 e riguarda tutta la razionalizzazione del mondo delle Tlc, nel quale rientra anche Infracom Network Application, il nuovo soggetto giurico in cui confluiscono gli asset, le esperienze e le persone di Netscalibur oltre a tutta l’attività legata alle Tlc e ai data center di Infracom. «Quando si parla di integrazione e razionalizzazione, si pensa subito a tagli di costi e di teste, – osserva Reboni – noi invece, proprio perché abbiamo razionalizzato e ci siamo meglio strutturati sul mercato, siamo riusciti a crescere perché abbiamo le persone giuste, che oggi sono oltre 1.300».

Nel 2007 l’obiettivo dell’amministratore delegato è di arrivare a un fatturato di 250 milioni, senza nuove acquisizioni, che però a priori non esclude «se si presentassero delle buone opportunità sul mercato. A oggi ritengo che il nostro valore aggiunto sia rappresentato dal fatto di essere una società che copre tutta la catena dell’offerta. Infatti, partiamo dall’infrastruttura di base, dalla rete di fibre ottiche interrate nelle autostrade italiane, 9.000 km di dorsale, per passare a tutto il mondo wireless, i data center, mentre il resto della catena dell’offerta è data da tutto ciò che offrono le business unit legate all’It, dai gestionali al full outsourcing. Dei 220 milioni realizzati nel 2006, circa 100 vengono dalle Tlc, circa 100 dall’It e 20 milioni dalla mobilità, il che vuol dire che la nostra società poggia su due gambe ben solide. Oggi Infracom ha una significativa presenza nel Triveneto, nel Friuli, in Lombardia, in Emilia Romagna dove un progetto in atto farà crescere ulteriormente la presenza, in Toscana, per cui ha ancora spazio per crescere all’interno del Sistema Italia».

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