Secondo la società di ricerca, stiamo per assistere a una nuova fase del processo di globalizzazione. E l’Ict sarà davvero un mercatro senza barriere
Una sorta di mondo senza frontiere: così si trasformerà il mercato Ict nell’arco dei prossimi sette anni.
Ne è convinta Gartner, secondo la quale nel giro di pochi anni aziende e istituzioni, comprese quelle governative, si rivolgeranno, per i loro acquisti Ict a fornitori in qualunque parte del mondo, senza preoccuparsi de loro Paese d’origine e questo sia che si tratti di acquistare hardware, sia che si tratti di software, di servizi, di telecomunicazioni e fin’anche di personale.
E’ un mondo in completa trasformazione quello prefigurato da Gartner, nel quale le imprese devono imparare a intessere rapporti e a competere con realtà molto strutturate, in grado in fornire forza lavoro a basso costo ma ad altissima specializzazione.
Una sorta di ultima frontiera della globalizzazione, secondo la società di ricerca, che parla di enormi ramificazioni in tutto il mondo.
A supporto di questa visione, la società presenta anche le previsioni di spesa Ict per I mercati mature e per quelli emergenti. Malgrado le differenze siano ancora sostanziali, altrettanto sostanziali sono i tassi di crescita degli investimenti: se per i mercati maturi si parla di un tasso medio di crescita annuo nell’ordine del 4,3% del prodotto interno lordo, per i Paesi in via di sviluppo il tasso arriva all’8,5% all’anno dal 2006 al 2011.
Senza contare che per alcuni mercati (Brasile, Russia, India e Cina) la crescita dovrebbe essere ancor più accentuata.
In qualche segmento, addirittura, la spesa potrebbe nell’arco dei prossimi anni arrivare all’equivalenza. Per gli apparati di telecomunicazioni, in particolare, secondo Gartner entro il 2011 si dovrebbe parlare di 263,5 miliardi di dollari di spesa nei Paesi emergenti, laddove sui mercati maturi la spesa di dovrebbe attestare a 236,5 miliardi.
In considerazione di tutti questi mutamenti in atto, Gartner invita da un lato i fornitori di tecnologie a considerare i Paesi emergenti come possibili futuri competitor, oltre che fonte di opportunità di business. Dall’altro la società esorta i Cio a guardare a uno sviluppo delle loro organizzazioni anche oltre gli attuali confini: nulla esclude un futuro accesso ai servizi in Paesi differenti da quello di residenza, a patto di saperli governare.





