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Fusion Drive su tutti i Mac

Lo stesso giorno in cui è stata svelata la versione mini del vendutissimo iPad, Apple ha aggiornato la sua gamma di computer desktop iMac e Mac mini portando in dote non soltanto un hardware più potente e, per l’all-in-one, un’estetica ridisegnata, ma anche una interessante novità software che, sulla carta, dovrebbe permettere di offrire ai nuovi i benefici prestazionali dei dischi a stato solido senza rinunciare alla capienza dei tradizionali hard disk a piatti rotanti.
La memoria flash presente nelle unità SSD (Solid State Drive) consente ai computer che la utilizzano di ottenere tempi di lettura e scrittura dei file notevolmente superiori a quelli offerti da un tradizionale hard disk a piatti rotanti. Il costo, però, è notevolmente più alto e per ottenere una capienza paragonabile a quella di un disco rigido da un Terabyte sarebbe necessario spendere oltre mille euro.

La soluzione ibrida proposta da Apple prende il nome di Fusion Drive, un’unità virtuale composta da un SSD e un hard disk tradizionale che lavorano a braccetto. L’azienda di Cupertino non ha rivoluzionato la produzione dei dischi rigidi integrando una memoria flash all’interno di un hard disk, ma ha semplicemente istruito il proprio sistema operativo a gestire in modo intelligente i dati che l’utente caricherà all’interno del proprio computer.

Un Fusion Drive altro non è che un unico disco logico composto dallo spazio dati dell’unità SSD sommato a quello dell’hard disk. Per i più smanettoni, potrebbe sembrare una più semplice configurazione RAID 0 (o striping) in cui la somma dello spazio di due dischi corrisponde a quella totale messa a disposizione dal computer, ma il vantaggio sta nell’allocazione dei dati su un’unità o sull’altra a seconda dell’effettivo utilizzo degli stessi.

Mentre il sistema operativo risiede fisicamente nell’unità SSD, tutti gli altri dati viaggeranno dalla memoria flash all’hard disk a seconda dell’effettivo utilizzo: le applicazioni più usate verranno collocate nell’unità SSD; i file scaricati, la musica e le foto, che occupano molto spazio ma non richiedono tempi di caricamento fulminei, rimarranno sul disco rigido. L’utente non saprà mai dove effettivamente i dati saranno collocati, ma i benefici saranno osservabili da subito nei tempi di caricamento delle applicazioni e, soprattutto, nell’avvio del sistema operativo.

Requisito fondamentale è OS X Mountain Lion aggiornato alla versione 10.8.2, la prima edizione a gestire un Logical Volume Group garantendo le funzionalità di Fusion Drive, insieme naturalmente a un computer Mac su cui sia installabile, oltre all’hard disk già presente, anche un’unità SSD da 2,5 pollici. Sono naturalmente esclusi tutti i MacBook Air e i MacBook Pro Retina, dato che non offrono al loro interno spazio per inserire un disco rigido aggiuntivo, mentre tutti gli altri modelli possono essere considerati compatibili, con particolari accorgimenti.

Qualche avvertenza preliminare: questa guida alla costruzione di un “fusion drive” – tra virgolette e senza maiuscole, dato che la soluzione è funzionalmente analoga a quella di Apple ma non è un Fusion Drive ufficiale – non è adatta ai deboli di cuore, è richiesta particolare cura nell’esecuzione dei vari comandi ed è necessario, non solo consigliato, effettuare un backup completo dei propri dati prima di procedere. Non scoraggiatevi in partenza, è tutto descritto più avanti.

Intervenire sui portatili
Dando per scontata la compatibilità del nostro Mac con Mountain Lion, se il computer nel quale vogliamo creare un fusion drive dispone di un’unità disco tradizionale il primo passo da seguire è quello di acquistare una unità SSD. Una da 64 GB offre già una dimensione sufficiente, per ottenere il massimo dal proprio sistema è preferibile puntare su un modello da 128 GB. Il budget richiesto può variare da 60 a 200 euro, a seconda delle prestazioni offerte dal disco allo stato solido che stiamo per acquistare: il miglioramento sarà avvertibile in ogni caso ma non conviene risparmiare eccessivamente.

Se il Mac che vogliamo aggiornare non è troppo recente e l’hard disk ha una capacità medio-bassa (sotto i 300 GB) potremmo approfittare dell’occasione per aumentare la capacità di storage del nostro fido computer. La spesa per un disco rigido tradizionale è alla portata di tutte le tasche. Un disco da 500 GB, unito a una unità SSD da 128 GB, ci permetterebbe di avere circa 630 GB di spazio per i nostri dati. In base alle nostre necessità potremmo puntare anche su modelli da 750 GB, 1 TB e via dicendo. Non esageriamo, soprattutto se intendiamo creare un Fusion Drive per un Mac portatile.

Scelti gli elementi relativi allo storage, si passa alla preparazione del proprio computer per accogliere due dischi contemporaneamente. Per MacBook e MacBook Pro è necessaria una scelta drastica: per avere SSD e disco rigido insieme bisogna rinunciare al lettore SuperDrive. Nel 2013 molti di noi si saranno anche dimenticati dell’esistenza del lettore DVD, dato che si utilizza sempre meno, ma se proprio non riuscissimo a fare senza il drive ottico sono comunque disponibili diversi modelli USB autoalimentati da poter portare con sé quando necessario. Apple vende il suo SuperDrive USB, che però non è compatibile, a causa di un blocco nel sistema operativo, con i Mac che nascono all’origine con un lettore DVD integrato. Esistono comunque molte alternative, soprattutto più economiche.

Per sostituire il SuperDrive del nostro MacBook è necessaria un po’ di pazienza e, soprattutto, un apposito adattatore che prenderà il posto del lettore DVD. Uno dei più famosi è l’OptiBay di MCE Technologies, venduto direttamente dal produttore anche con hard disk integrato. MCE offre sul proprio sito anche un kit per trasformare in lettore esterno il SuperDrive eventualmente rimosso. Esistono varie alternative più economiche, il punto fondamentale è acquistare un adattatore che sia compatibile espressamente con il nostro computer: se acquistiamo per errore uno di quelli dedicati a un MacBook Pro non unibody il rischio è quello di non riuscire a montarlo. In ogni caso adattatore e hard disk (o unità SSD) che dovremo inserire al posto del lettore DVD vanno montati contemporaneamente, dato che i perni che bloccano l’unità disco si possono stringere esclusivamente quando il primo è ancora smontato. Il nostro consiglio è montare l’eventuale SSD al posto dell’hard disk principale e spostare questo – o posizionare un suo nuovo sostituto – al posto del lettore DVD.

Per iMac e Mac Pro
Se il nostro computer è un Mac desktop la situazione è per certi versi più semplice. È sufficiente acquistare un cosiddetto Dual Hard Drive Kit  dedicato a Mac mini o iMac. Questi kit sono disponibili su eBay o su diversi negozi online specializzati e sono composti da un set di cacciaviti necessari ad aprire il computer, uno sdoppiatore del cavo di alimentazione del disco già presente e un cavo Serial ATA da collegare alla scheda logica. La parte indubbiamente più difficile è smontare un grosso iMac, ma esistono numerose videoguide che aiutano in questa delicata operazione e i kit, nella maggior parte dei casi, comprendono anche le ventose necessarie al sollevamento del pannello di vetro frontale per la riuscita dell’intervento.

Per i Mac Pro la situazione è invece estremamente semplice, grazie all’ampio spazio a disposizione presente all’interno del case del computer. Basterà collegare la nuova unità SSD da 2,5 pollici direttamente in uno degli appositi vani per hard disk aggiuntivi (sono tre, oltre quello preinstallato) per completare l’operazione.

Indipendentemente dal tipo del nostro Mac, portatile o fisso, per ammodernarlo totalmente non sarebbe una cattiva idea approfittare della fase di montaggio/smontaggio per aumentare la memoria RAM a disposizione. Il minimo consigliato per lavorare egregiamente è 4 GB: se ne abbiamo di meno è decisamente consigliabile un’espansione appunto a 4 GB, l’investimento ideale per il futuro sarebbe quello di arrivare a 8 GB. Per verificare quale sia la RAM adatta al nostro computer è sufficiente portarsi sul menu Mela, in alto a sinistra, selezionare il comando Informazioni su questo Mac e cliccare su Più informazioni e, nella finestra successiva, Resoconto di sistema. Dalla finestra che si apre selezioniamo, nella colonna di sinistra, la voce Memoria. Possiamo così verificare la quantità di RAM installata nei banchi a nostra disposizione e, soprattutto, il tipo: i dati che interessano sono Tipo e Velocità e dovranno combaciare con quella che acquisteremo.

Per tutti i Mac, a eccezione dei Mac Pro, i moduli di memoria dovranno inoltre essere di tipo SO-DIMM.

Tra backup e clonazione
Passo fondamentale prima di proseguire in quest’avventura è la realizzazione di una copia di backup completa dell’unità disco principale. Questa fase è necessaria in quanto la fusione del disco rigido con la nuova unità SSD porterà alla cancellazione totale dei dati presenti in precedenza.

Naturalmente il backup risulta doppiamente necessario qualora vogliamo anche sostituire il disco rigido originale con uno più capiente. Le opzioni a nostra disposizione per il backup sono diverse: dall’utilizzo di Time Machine, il backup temporizzato di Apple, alla clonazione del disco attraverso strumenti quali Carbon Copy Cloner o SuperDuper!, che velocizzeranno le operazioni di ripristino se non vogliamo procedere con la reinstallazione totale del sistema operativo e la successiva migrazione dei dati. La clonazione è comunque la strada più semplice da seguire sia prima sia dopo la creazione del Fusion Drive. Qualunque sia la soluzione scelta, è necessario possedere un disco rigido (preferibilmente vuoto) di capacità uguale o superiore allo spazio occupato dall’unità presente sul vostro computer.

Per la clonazione con Carbon Copy Cloner bisogna innanzitutto scaricare l’applicazione dal sito del produttore (www.bombich.com) e avviarla, per trovarsi di fronte uno strumento tutto sommato semplice da usare. Nella colonna di sinistra andrà selezionato il disco Origine del
backup, ossia quello in cui è installato il sistema operativo insieme ai dati e alle applicazioni, mentre a destra quello Destinazione su cui verranno copiati i dati. L’ideale è che il disco sia vuoto, come accennato il precedenza, ma dalle impostazioni di Carbon Copy Cloner è possibile far archiviare i dati già presenti in una nuova cartella che verrà creata sul disco di destinazione.

Terminata la configurazione è sufficiente cliccare sul pulsante Clona per completare l’operazione. Possiamo continuare a utilizzare il computer nel frattempo, ma è comunque sconsigliato per evitare di creare o modificare documenti che poi non troveremo nel backup. A differenza di un backup realizzato con Time Machine, la copia effettuata in questo modo potrà essere avviata come un’installazione tradizionale direttamente da disco esterno. Questo ci servirà in seguito per procedere con il resto dell’operazione.

Alternativo a Carbon Copy Cloner è SuperDuper!: terminati il download dal sito del produttore (www.shirt-pocket.com) e la copia sul computer del file eseguibile, il programma si presenta nella sua semplicità. Basta scegliere la sorgente (Copy) e la destinazione (to) e procedere cliccando su Copy Now. L’applicazione di base procede alla cancellazione dei dati presenti in precedenza sul disco esterno, cliccando su Options si accede a una serie di impostazioni aggiuntive alcune delle quali non utilizzabili nella versione gratuita. Come per Carbon Copy Cloner, il backup ottenuto con SuperDuper! è utilizzabile come disco di avvio esterno via USB.

La scelta di Time Machine
Se scegliamo di eseguire il backup con Time Machine, dopo aver collegato il disco rigido sul quale effettuare il backup dei dati le strade da seguire sono due. Se non abbiamo mai configurato un backup e il disco è nuovo o appena inizializzato è probabile che sia lo stesso OS X a chiedere se usarlo per Time Machine e sarà sufficiente selezionare Utilizza come disco di backup  per completare l’operazione. In caso contrario raggiungiamo le Preferenze di Sistema e da lì selezioniamo Time Machine. Dalla schermata delle preferenze di Time Machine dovremo cliccare sull’interruttore posto a sinistra per attivare la funzione, quindi da Seleziona disco scegliere l’unità in cui effettuare il backup. Il primo backup dovrebbe partire dopo pochi minuti, per accelerare i tempi clicchiamo sull’icona di Time Machine posta nella barra dei menu e selezioniamo Esegui backup adesso: il primo backup potrebbe richiedere anche diverse ore in base al numero di file da copiare.
Se usiamo Time Machine è necessario anche creare una chiavetta USB eseguibile con l’installatore di OS X Mountain Lion, versione 10.8.2 o superiore. Per questo servono tre elementi: un pendrive USB da almeno 8 GB, i cui dati verranno cancellati; il file di installazione di Mountain Lion aggiornato, scaricabile dal Mac App Store; l’applicazione Lion DiskMaker (liondiskmaker.com), che ci aiuterà nella creazione della chiavetta avviabile.

Per scaricare nuovamente l’installer di OS X 10.8 lanciamo il Mac App Store, portiamoci nella sezione Acquistate, rintracciamo la riga relativa al sistema operativo Mountain Lion e clicchiamo su Scarica. Terminato il download lanciamo Lion DiskMaker, selezioniamo Mountain Lion (10.8), quindi Crea un disco di avvio e An 8 GB USB thumb drive; a questo punto selezioniamo l’unità prescelta e attendiamo il termine dell’operazione (circa una ventina di minuti). In teoria è possibile creare anche un DVD, ma i tempi di installazione si allungherebbero notevolmente.
Questa operazione è valida anche per i backup effettuati con clonazione – con CarbonCopyCloner o SuperDuper! – ma serve esclusivamente se vogliamo reinstallare da zero il sistema operativo e ripristinare i dati in seguito tramite Assistente Migrazione.

La creazione del Fusion Drive
Completato il backup è naturalmente necessario montare l’unità SSD e sostituire il SuperDrive con il vecchio o il nuovo disco rigido. A questo punto possiamo passare alla creazione del nostro Fusion Drive, attraverso il Terminale di OS X.
Se abbiamo effettuato il backup con Time Machine, a computer spento inseriamo la chiavetta USB con l’installer di OS X 10.8.2 Mountain Lion e accendiamo il Mac tenendo premuto il tasto Alt della tastiera, fino alla comparsa di una serie di icone sullo schermo che rappresentano le unità avviabili del computer. Selezioniamo l’Installer di OS X e attendiamone il caricamento: ci troveremo davanti a una schermata che consente, tra le varie opzioni, di accedere al Terminale. Scegliamo proprio questa opzione. Se invece abbiamo optato per la clonazione, a computer spento colleghiamo il disco USB in cui è presente il backup del nostro sistema e accendiamo il Mac tenendo premuto il tasto Alt della tastiera. Anche in questo caso ci saranno presentate delle icone, tra cui un disco USB con lo stesso nome del nostro disco di avvio (probabilmente “Macintosh HD”). Selezioniamolo e attendiamo il caricamento del sistema operativo. Troveremo tutti i file così come li abbiamo lasciati: lanciamo il Terminale, che si trova sempre in Applicazioni/Utility.
Siamo giunti alla parte più delicata dell’intera operazione, ma niente paura. Nella finestra del Terminale dovremo digitare una sequenza di comandi, premendo Invio al termine di ciascuno. Il primo comando da digitare è

diskutil list

che serve a elencare i dischi connessi al sistema. Dovremmo vedere l’unità SSD (nel nostro caso identificata come /dev/disk0), il disco rigido aggiuntivo (/dev/disk1) e quello esterno USB da cui è avviato il sistema operativo (/dev/disk2). L’unità SSD e il disco rigido potrebbero essere invertiti: li si identifica comunque per la loro capacità, indicata dal parametro SIZE corrispondente alla voce GUID_partition_scheme.
A questo punto è necessario creare un Logical Volume Group, passo che cancellerà definitivamente i dati presenti nell’unità SSD e nel disco rigido. Supponendo, come accennato prima, che l’unità SSD sia identificata come /dev/disk0 e il disco rigido come /dev/disk1, la stringa di digitare è

diskutil cs create “Macintosh HD” /¬
         dev/disk0s2 /dev/disk1s2

Se invece l’unità SSD è identificata come /dev/disk1 e il disco rigido come /dev/disk0, bisogna invertire di conseguenza le identificazioni del comando. La sotto-definizione – nel nostro caso è “s2” ed effettivamente nella maggior parte dei casi è comunque “s2” – non cambia: va usata quella relativa all’unità più grossa del nostro disco, tralasciando l’eventuale partizione identificata come EFI (se presente) e quella Recovery HD (dell’installazione precedente di OS X).
Al termine dell’operazione, che richiederà qualche secondo, la penultima riga del Terminale conterrà il parametro Core Storage LVG UUID: selezioniamo esclusivamente il relativo codice alfanumerico esadecimale e copiamolo negli Appunti (Comando+C), per utilizzarlo subito all’interno della riga di comando seguente:

diskutil cs createVolume codice_ ¬
          alfanumerico jhfs+ ¬
          “Macintosh FD” 100%

In questo modo verrà creata l’unità denominata “Macintosh FD”, di capacità pari alla somma di quella del disco SSD e di quello a piatti rotanti. Naturalmente per la nuova unità possiamo scegliere un nome differente da “Macintosh FD”.


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