Fidatevi della trasformazione digitale se viene guidata da un ingegnere meccanico: Christian Nucibella è founder e ad di FiloBlu e dalla sua formazione ingegneristica ha tratto la concretezza, lo spirito di resilienza e la costante tensione alla trasformazione. Doti che, declinate in un contesto come quello attuale digitale, consentono di capire come far evolvere aziende sempre più liquide.
«Partiamo dal fatto che alla fine dello scorso anno la trasformazione digitale era un ottimo argomento – ci dice Nucibella – ma il grosso dell’attività le aziende lo facevano con i canali tradizionali. Adesso le aziende stanno facendo un censimento delle loro competenze e delle capacità progettuali digitali».
Per esempio, nel retail, settore di riferimento di FiloBlu, fino alla fine dello scorso anno «si facevano tanti bei progetti pilota in campo digitale. Oggi tutta la linea manageriale sta chiedendo al digitale di fare i miracoli». Ora si chiede al digitale di fare il 30, 40, anche il 50 del fatturato, in contesti dove prima era inteso se non come un esercizio di stile, quantomeno come una progettualità con da verificare.
In questo Nucibella non fatica a rilevare due incongruenze. In primo luogo, ci dice, la digital transformation non può essere in carico al digitale, ma compete all’azienda tutta. Poi per farla servono strumenti, come il Crm, che deve essere B2b2c e poter dare insight su tutti canali.
Quindi, spiega Nucibella, l’azienda deve creare un programma di progetti, verificare il make or buy e organizzarsi di conseguenza.
Fondata a Venezia da Christian Nucibella, FiloBlu è una società di consulenza strategica on & offline, con vocazione internazionale, che offre soluzioni tailor made e complete alle aziende operanti in molteplici settori (tra i quali: fashion, lifestyle, food). Impiega 160 professionisti specializzati e ha una visione sostenibile, globale e capillare al servizio del cliente. Recentemente ha inaugurato a Milano lo spazio 285c HUB powered by FiloBlu.
Di fatto oggi è più dinamica la modalità con cui un’azienda prende decisioni di business. Il che, per il ceo di FiloBlu, ha dei vantaggi, in termini di misurabilità e test, con l’organizzazione che si attesta tutta sul consumer finale per saper cogliere all’istante il modificarsi della domanda.
Siamo dunque di fronte a un cambio generazionale del modo di fare azienda, per la quale FiloBlu rappresenta il coach, ragionando in logica di performance.
«Ai brand del retail abbiamo detto, con trasparenza, che sappiamo che sarà dura, ma abbiamo le best practice. Come impostazione noi siamo una piccola Google per i brand del luxury e dell fashion. Le supply chain sono un mantra per noi, sappiamo parlare con un brand sapendo fare le domande giuste. Creando mentalità».
Ai brand FiloBlu propone progetti progetti di business in modalità success fee o a performance. Lo fa conscia di essere una società data driven, che lavora sulla base di indicatori.
«Abbiamo scelto di essere innovativi, anche nel modo di affrontare le sfide. Partendo sempre dall’ascolto del brand. Lo si faceva anche prima, ma non era così semplice. Durante il lockdown avevo call ogni mezz’ora con i ceo. La ripianificazione strategica si faceva di settimana in settimana».
Un modello pervasivo, impegnativo, che rende. «Quest’anno cresciamo di oltre 30%, con una struttura che fa leva sulla seniority. Abbiamo accelerato lavorando il doppio, senza pause, ma rafforzando il networking».

Digital steering committee per i brand
Qualche esempio di progetto digitale per i brand italiani?
Santoni Shoes, 90 milioni di fatturato. Sa che quest’anno a causa della pandemia avrà un calo, ma ha pianificato la crescita delll’anno prossimo, con l’ecommerce che diventa prioritario, e riorganizzazione della rete b2b, fatta con il lavoro di uno steering committee. Obiettivo è andare all’estero, oltre gli Usa.
E poi Pinko, progetto iniziato lo scorso anno, per migliorare i parametri di sviluppo del digitale. Hanno sistemi di crm, di ecommerce, ma i risultati non erano suffficienti. «Con loro abbiamo creato un sistema a gain, con numeri importanti. Li abbiamo iutati su 8 punti chiave, a livello di governance, marketing, flussi, supporti operativi. Il tutto con appuntamenti settimanali con la proprietà, con uno steering committee».
Come viene costituito lo steering committee? Vengono individuate tre, quattro persone chiave, spiega Nucibella, un responsabile di progetto e creata una dashboard. Le prime linee dell’azienda fanno quadrato e si danno appuntamenti di verifica periodica, concreti, non dispersivi, in modalitò Agile, di “massimo un’ora non di più”, lean se si parla di aziende di produzione.
Business intelligence alla base di tutto
Oltre all’attività consulenziale FiloBlu mette in campo anche una dotazione tecnologica, una suite di Business intelligence sviluppata in casa, che è al tempo stesso strumento e best pratice.
Le aziende hanno le loro soluzioni di Business intelligence, ma che, ossereva Nucibella, in buona parte non nascono per affrontare un mercato fatto di marketplace, ecommerce, nuovi canali, orientata al consumer in chiave retail. «Noi abbiamo uno strumento, che è basatoo best practice, che fa reportistica e utilizza dati condivisi e di qualità».
Già implementata da una cinquantina di brand, la suite di Business Intelligence è open e ha una base costruita sugli strumenti di Google Cloud, con intelligenza artificiale.
La suite è formata da una serie di tecniche, processi e strumenti che trasformano i dati in informazioni di qualità, supporta l’attività dei decision maker a tutti i livelli e ambiti, dal retail agli store manager, dai responsabili di marketing fino agli addetti amministrativi.









