Feudi San Gregorio sposa Sap con la Falanghina

Una storia all’insegna dell’innovazione che rivaluta un vitigno autoctono e gestisce gli ordini tramite Internet

Come succede alle aziende vinicole nate dal nulla per cinque anni non ha fatturato un euro. Bisognava aspettare la crescita delle vigne. Poi però ha iniziato a correre e in vent’anni Feudi San Gregorio, di Sorbo Serpico (Av) si è piazzata fra le prime trenta aziende vinicole in Italia.
“Intuizione, innovazione e tradizione” è la formula per il successo coniata da Stefano Milioni, vicedirettore e responsabile della divisione marketing e comunicazione della casa vinicola.

Dietro questa formula c’è la valorizzazione di un vitigno autoctono come la Falanghina accompagnata da innovazioni di processo. “Nel mondo del vino – spiega – esiste un concetto errato di tradizione. Spesso si tratta semplicemente di cattive abitudini”. Perché al di là di ciò che si pensa l’innovazione è invece parte integrante del settore vinicolo. “Tutte le novità che sono arrivate al settore alimentare vengono dal mondo del vino”.

Il vetro come contenitore è un esempio ma anche la vitis vinifera è un segno di innovazione visto che, ricorda Milioni, “non esiste in natura”. Poi il vino si è sempre circondato di tanti orpelli per vestirsi d’antico, ma l’anima, ribadisce il vicedirettore di Feudi San Gregorio ha nel Dna un sacco di nuove idee. E da quest’anima innovativa è partita la casa vinicola avellinese che ha ridato vita alla Falanghina, che trent’anni fa secondo gli enologi era un vitigno “espressione del nulla”, collabora con Attilio Scienza, ordinario di Viticoltura presso il Dipartimento di Produzione Vegetale della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano e non sottovaluta il ruolo dell’Ict.

Così, con mossa ardita, ha introdotto Sap in azienda e poi ne ha esteso l’utilizzo alla rete di agenti. In questo modo venditori e importatori della Feudi possono gestire direttamente tramite Internet il ciclo di vendita. Inserire nuovi ordini, consultare lo stato di quelli già inseriti e i visualizzare i prodotti ordinati sono alcune delle attività possibili che arrivano fino alla consultazioni dei portali dei trasportatori che sono stati integrati in modo da offirre la possibilità di controllare anche l’iter logistico delle merci. Un lavoro complesso che ha incontrato una resistenza che Milioni definisce “normale” da parte dei dipendenti costretti a un cambio di mentalità.

“La transizione è durata un anno con i primi 3-4 mesi abbastanza difficili”. Poi i leader hanno trascinato il gruppo e alla fine i tempi tra ordine e consegna sono stati accorciati (prima bisognava ribattere i fax con gli ordini), gli errori sono diminuiti e notevolmente in calo (con quello ci si ripaga il sistema) è quel costo occulto rappresentato dalla merce non ritirata. Digerito Sap però altri passaggi aspettano Feudi San Gregorio. La società vuole un rapporto diretto con i consumatori che non significa per forza e-commerce, bisogna rispettare il canale di vendita dice Milioni, ma un sito pieno di informazioni utili ma dialoghi direttamente anche con chi vuole utilizzare il cellulare.
Anche feudi.mobi (il dominio che indica i siti visibili con i telefonini) è in arrivo.

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