Sovranità digitale europea: il cloud aperto è la chiave per l’AI da 1,2 trilioni

sovranità digitale europea

Alla conferenza Google Cloud Digital Sovereignty Summit, Google Cloud ha presentato i risultati del report Digital Innovation with Control: Clearing the Cloud, realizzato con Implement Consulting Group. Un documento che smonta la narrativa che contrappone innovazione e controllo: la sovranità digitale europea non nasce da un ripiegamento su sé stessi, ma dalla capacità di combinare apertura, sicurezza, investimenti e accesso alle tecnologie globali più avanzate. È un messaggio che arriva in un momento in cui il cloud europeo si trova di fronte alla necessità di triplicare la capacità in soli cinque-sette anni, con implicazioni dirette sulla competitività e sulla capacità dell’UE di sviluppare e adottare l’intelligenza artificiale.

Il report mostra come un cloud europeo aperto e competitivo sia un prerequisito per sostenere l’innovazione, garantire controllo sui dati e costruire un’economia più resiliente. Una prospettiva che trova riscontro anche nelle analisi della Commissione Europea e nel recente percorso verso l’AI Continent e l’EU Cloud and AI Development Act, pensato per accelerare gli investimenti nei data center e creare un mercato unico digitale finalmente armonizzato.

Il potenziale economico dell’AI in Europa richiede un cloud capace di scalare

Secondo il report, la piena adozione dell’intelligenza artificiale generativa potrebbe portare un incremento del PIL europeo fino a 1,2 trilioni di euro. La sola catena del valore dell’AI potrebbe contribuire per 200 miliardi di euro all’anno entro il 2034, con il 75% del potenziale concentrato nel livello applicativo: ciò significa che i maggiori benefici arriveranno non dall’infrastruttura di base, ma dall’uso verticale dell’AI in settori come sanità, pubblica amministrazione, industria, retail e servizi finanziari.

Ma c’è un problema: senza un’infrastruttura cloud all’altezza, questo valore rimarrà teorico. Per abilitare l’AI, l’Europa dovrà triplicare la capacità dei data center, raggiungendo fino a 30 GW entro la metà del prossimo decennio. Il costo di questa crescita è stimato in 400 miliardi di euro solo per la parte infrastrutturale. È un salto che richiede un ambiente aperto agli investimenti, regole chiare e l’accesso alle tecnologie di punta degli hyperscaler.

Il documento mette in evidenza una criticità: la mancanza di accesso alle soluzioni AI più avanzate potrebbe costare all’Europa un potenziale di 800 miliardi di euro. Un rischio reale in un contesto in cui Stati Uniti e Cina corrono a ritmi più sostenuti, sostenuti da investimenti privati superiori e infrastrutture già pronte a supportare modelli di ultima generazione.

Sicurezza e controllo: dal cloud aperto al modello europeo di “smart stack”

L’equazione proposta dal report è chiara: sicurezza e innovazione non sono alternative, ma elementi complementari. La sovranità digitale europea passa da tre dimensioni di controllo: dati, operatività e software. Più il carico è sensibile, più queste esigenze diventano stringenti. Tuttavia, costruire un’infrastruttura totalmente “EU-only” significherebbe rallentare l’innovazione e aumentare la dipendenza tecnologica.

Il report propone un modello di smart stack, una combinazione di capacità europee e migliori tecnologie globali, in grado di garantire sia controllo sia performance. In questa prospettiva si inserisce anche la nuova struttura inaugurata da Google Cloud a Monaco: il primo Sovereign Cloud Hub europeo. Uno spazio pensato per consentire a clienti e partner di sperimentare soluzioni di Google Sovereign Cloud e definire modelli operativi più sicuri, trasparenti e conformi ai requisiti comunitari.

Controllo non significa isolamento: è l’idea alla base anche delle esperienze più avanzate, come i cloud dedicati per enti governativi o i modelli air-gapped che Google sta sviluppando con le forze armate tedesche, integrando capacità di AI e resilienza operativa.

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Perché la sovranità digitale richiede efficienza, apertura e rapidità

Il documento spiega come il cloud europeo sia già oggi un’infrastruttura essenziale per le attività quotidiane di cittadini e imprese, ma anche per funzioni critiche come sanità, difesa, pubblica amministrazione e servizi finanziari. Tuttavia, la crescita della domanda spinge a investimenti massicci e rapidi.

L’IEA stima che i data center europei consumino circa 52 TWh l’anno, destinati a salire con l’aumento del traffico e con l’espansione delle applicazioni AI. In questo scenario, gli hyperscaler giocano un ruolo chiave non solo per efficienza energetica – con un PUE medio del 1,1 contro 1,9 dei data center enterprise – ma anche per la capacità di investire in energia rinnovabile e ottenere risultati significativi. Google, ad esempio, ha ridotto del 12% le emissioni dei propri data center nel 2024 pur registrando un aumento del 27% dei consumi elettrici, grazie a modelli di approvvigionamento 24/7 carbon-free.

L’efficienza, conclude il report, non è un dettaglio tecnico ma un elemento strutturale della sovranità digitale: senza hyperscaler, il consumo elettrico europeo legato ai data center aumenterebbe dell’8% già nel 2030.

Regole chiare, mercato unico e scelte strategiche: la via europea alla crescita

Triplicare la capacità dei data center, accelerare gli investimenti e attrarre infrastrutture avanzate richiede un quadro regolatorio armonizzato. Il report indica come essenziali una politica basata su scelta, velocità, semplicità e apertura. Evitare un mosaico di regolamenti nazionali è fondamentale per attrarre investitori e consentire alle imprese europee di competere in un mercato globale.

Il messaggio finale è diretto: la sovranità digitale europea si costruisce attraverso l’innovazione, non attraverso l’isolamento. Un percorso che richiede investimenti immediati, interoperabilità, fiducia nei partner e un mercato unico digitale finalmente libero dalle frammentazioni che negli ultimi anni hanno rallentato l’Europa.

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