E se il Web 2 fosse il mondo dei giochi online?

Quale modello pubblicitario per la nuova Internet?

I nuovi media assorbono la
pubblicità dei vecchi, mettendoli in difficoltà.

Molte sono le
previsioni a favore del Web 2.0, ma a me sembra che invece si brancoli nel
buio.

Il modello pubblicitario che dovrebbe sostentare i blog
“impegnativi” ha generato alcuni nuovi strumenti che non sembrano bastare.

Nuovi modelli pubblicitari appaiono all’orizzonte: Second Life, game ad
publishing e advideo.

Chi sono?
Chi vincerà?
Ne resterà solo
uno?

Second Life è sostanzialmente nato con la pubblicità incorporata:
ma a parte la possibilità di costruzione dell’ego e l’annullamento delle
distanze, null’altro vuol essere che una ricostruzione (al momento infedele)
della realtà, quindi in sé la tecnologia non modifica i rapporti sociali e
allora Second Life non è uno dei nuovi mondi.

Mondi virtuali veri e
propri sono da sempre i videogiochi. Il recentissimo Quake Enemy Territory
ospita pubblicità all’interno del gioco, e non è la prima volta che ciò accade
(per esempio Battlefield 2142, per non parlare di WoW – World of Warcraft
).

Il Game Ad Publishing (termine testé inventato) è un business che mi
sembra molto più attraente di tanti altri.

I Mmorpg (Massive/ly
Multiplayer Online Role-Playing Game) forniscono un universo ideale di milioni
di utenti fortemente focalizzati orizzontalmente e verticalmente: è chiaro che
questo cinema surreale e domestico troverà facilmente soldi dalla pubblicità.


E’ anche chiaro che la gestione sarà affidata a motori di pubblicazione
ben specifici, assolutamente chiusi e dalle logiche quasi subliminali.

Pensateci!
Nel videogioco si sa tutto di tutti, e prima di vedere una
legge sulla privacy applicata al livello 6 di Formula 1 ne passerà, di tempo.


Un terzo esempio di nuova pubblicità sono gli AdVideo, provo a chiamarli
così.

Si era detto che YouTube era diventato famoso a suon di dollari al
passivo. Per renderlo profittevole era necessario inventare un nuovo modello di
business.

Google proverà a sagomargli addosso il suo modello: gli
AdVideo, che emulano l’idea degli AdWord.

La finestra dei video di
YouTube viene arricchita, tra le altre cose, di una serie di “Related Video”,
che appaiono in una barra sottostante il video ricercato. Le immagini iniziali,
come dice il nome, sono correlate al video effettivamente in esecuzione.


Cliccando su queste si innesca il meccanismo del nanopublishing anche in
video. La possibilità d’influenzare il clic con l’immagine anziché con la parola
a me sembra tutta da dimostrare.

Se oggi dovessi scommettere su uno di
questi modelli di business, un euro sul Game Ad Publishing ce lo metterei.

Leo Sorge – PiùBlog

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